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Intervista a Fabrizio Rinaldi

La bellezza dei funghi: il mondo di Frà Ranaldo

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"Che siano pochi o molti, poco importa. Li sistemo con cura, mettendoli in posizione, cercando di far vedere il più bello e organizzandoli con attenzione. Questo è uno dei momenti più gratificanti legati alla ricerca dei funghi. Secondo me, abbiamo bisogno di ristabilire un legame più profondo con la natura, e questa è un'occasione unica. Il porcino, ad esempio, è un prodotto anarchico della natura, nasce quando vuole e non si presta a previsioni basate sulla luna o altre credenze. È imprevedibile, ma è proprio questa sua imprevedibilità che lo rende affascinante. Ogni anno ci sorprende e ci inganna, ma è parte del fascino di questa passione. Inoltre, il contesto dell'Appennino offre un'esperienza unica, con la quiete dei faggi, il canto degli uccelli e la sensazione di ritrovare un vero rapporto umano con la natura. È questo mix di imprevedibilità, bellezza e contatto con la natura che rende la ricerca dei funghi così appassionante."

Lui è Fabrizio Rinaldi, noto come "Frà Ranaldo", un uomo che incarna la passione per i funghi e che è la mente dietro a due eventi straordinari: il "Fungo Trek" e il "Mondiale del Fungo". Entrambi gli eventi si svolgeranno a breve, e Fabrizio ci ha svelato in un'intervista di Gabriele Arlotti alcuni dettagli e cambiamenti sorprendenti che stanno per accadere.

Architetto di professione e apicoltore per passione, è noto soprattutto per aver ideato il "Mondiale del Fungo" alcuni anni fa. Ma chi è veramente Fabrizio Rinaldi e come è nata la sua passione per i funghi?

"Vengo da Collecchio di Parma, ma ho trascorso la mia infanzia nell'Appennino, ad Albareto. Successivamente, mi sono trasferito a Cerreto Laghi grazie agli amici di classe che esercitavano la professione lì. Durante una cena molto informale, ci siamo chiesti: ‘Se esiste un Mondiale dei mangiatori di anguria perché non potrebbe esistere un Mondiale del fungo?’ Da lì è partito tutto, inizialmente in modo piuttosto goliardico.

Ma il "Mondiale del Fungo" è molto più di una competizione sulla raccolta di funghi. Prima della pandemia, l'evento ha attratto fino a 800 partecipanti, ma la sua vera essenza è sempre stata incentrata sull'ambiente. "Non ci siamo fermati alla raccolta di funghi in senso agonistico. Abbiamo coinvolto centinaia di bambini delle scuole elementari della zona in escursioni nei boschi con guide ambientali per insegnare loro come comportarsi e cosa osservare in termini di flora e fauna. In sintesi, abbiamo cercato di investire nell'educazione ambientale", ha spiegato Fabrizio.

Dopo gli eventi che hanno coinvolto l'ambiente e la natura, l'organizzazione ha deciso di ridisegnare completamente il Mondiale. "Da quest'anno, non ci sarà più una competizione basata sulla raccolta di funghi. Durante le quattro ore della manifestazione, ogni partecipante dovrà dedicare un terzo del tempo a ciascuno dei tre temi: la bellezza della natura, il rispetto ambientale e i funghi stessi", ha annunciato Fabrizio. "Il vincitore sarà determinato dal punteggio totale assegnato da una giuria a ciascun tema. Quest'anno, più che mai, il nostro focus sarà sul rispetto ambientale anziché sulla caccia ai funghi".

Ma cosa ne pensano gli appassionati? "Ci sono stati dubbi e polemiche", ha ammesso Fabrizio. "Alcuni si sono chiesti se fosse giusto dedicare così tanto tempo alla pulizia dei boschi degli altri, ma penso che sia importante imparare a non sporcare, e dobbiamo ricordarci che il bosco è di tutti. Dobbiamo essere più rispettosi della natura e meno cacciatori di funghi".

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  1. Mi compiaccio con questa “conversione”, il cui obiettivo sembra giustappunto essere il diventare “meno cacciatori di funghi”, posto che il Mondiale, nelle sue precedenti edizioni, premiava, mi par di capire, l’entità della loro raccolta, secondo dunque un criterio quantitativo, che fa supporre un intenso “via e vai” di cercatori nelle zone adibite alla competizione in discorso (anche pensando all’alto numero di partecipanti che viene qui menzionato).

    Con tutto il doveroso rispetto che va riservato agli appassionati della materia, e al piacere che può darci l’andar per boschi, mi sono fatto l’idea – forse sbagliata, ma credo nondimeno legittima – che la tutela della nostra flora e fauna selvatica, e più in generale della natura, di cui spesso parliamo, e alla quale vogliamo giustamente sensibilizzare i nostri giovani, passi anche attraverso il non “disturbare” troppo la quiete di certi nostri ambienti e luoghi.

    In questa settimana, camminando dalle mie parti su una strada carrabile, a traffico piuttosto basso, in mezzo ad un areale poco frequentato sul piano escursionistico, mi sono imbattuto in un piccolo stormo di Tordele, in volo tra prospicienti boschetti, dopo che giorni prima le avevo viste alzarsi da un adiacente campo, e dove lo scorso anno avevo ripetutamente notato la presenza di uno o due esemplari di questa avifauna silvana della famiglia dei tordi.

    Trattandosi di specie che da tempo non mi capitava di incontrare in queste zone, ho immaginato di potervi ravvisare un gruppo parentale, ossia una coppia ora insieme con la prole di annata, che si è fermata ed insediata in questo angolo di campagna avendolo trovato tranquillo e adatto a stabilirvisi, il che avvalorerebbe un po’ la mia predetta ipotesi circa il tutelare il nostro patrimonio faunistico (ma resta comunque, e soltanto, una mia opinione o suggestione).

    P.B. 17.09.2023

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