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Peste suina, aumenta la preoccupazione

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Si sta estendendo la peste suina, malattia virale che colpisce suini e cinghiali; altamente contagiosa e spesso letale per gli animali e non  trasmissibile agli esseri umani: serve urgentemente una strategia nazionale condivisa, concreta e adeguatamente finanziata che contempli il prelievo dei cinghiali, la posa delle reti per isolare i capi nelle zone di Parma e Piacenza vicine alla zona rossa, il potenziamento della biosicurezza negli allevamenti, la tutela dell’export per i salumi Dop e Igp.

Giorgio Micagni, dirigente dei servizi veterinari dell’Asl Reggio Emilia precisa che "nella nostra provincia, e in tutta la Regione, non ci sono casi".

"Occorre blindare gli allevamenti" - sostiene e aggiunge - "la situazione è preoccupante perchè la malattia è entrata negli allevamenti, in particolare, della provincia di Pavia: sono arrivati suini infetti in un macello regionale quindi è stato necessario mettere in atto una serie di provvedimenti ed iniziative per scongiurare altri contagi. Al momento l’unico rimedio è appunto blindare gli allevamenti; si sta provando a creare un vaccino ma è molto difficile visto che si tratta di un virus mutevole”.

L’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi ha scritto più volte ai Governi insediati dal primo ritrovamento, nel gennaio 2022, mettendo l’attenzione su tutti questi aspetti. La Psa si sconfigge solo con una strategia nazionale, non conosce confini amministrativi come dimostra la sua rapida espansione; la Regione nel frattempo è corsa ai ripari, mettendo a disposizione 3,5 milioni di euro per la prevenzione dei danni da fauna selvatica, 8 milioni di euro per il rafforzamento della biosicurezza nelle aziende suinicole attraverso fondi regionali e Programma di Sviluppo Rurale. Inoltre ha affidato 2 milioni di euro nei mesi scorsi al Commissario per la prevenzione della peste suina e la posa di reti di protezione nelle zone di confine tra Piacenza e Parma, per proteggere gli allevamenti: risorse che la struttura commissariale non ha ancora speso.

La Regione nel frattempo è corsa ai ripari, mettendo a disposizione 3,5 milioni di euro per la prevenzione dei danni da fauna selvatica, 8 milioni di euro per il rafforzamento della biosicurezza nelle aziende suinicole attraverso fondi regionali e Programma di Sviluppo Rurale. Inoltre ha affidato 2 milioni di euro nei mesi scorsi al Commissario per la prevenzione della peste suina e la posa di reti di protezione nelle zone di confine tra Piacenza e Parma

I numeri della filiera e l’ultimo bando

La filiera suinicola in Emilia-Romagna conta circa 1.200 allevamenti, 1,2 milioni di capi e una produzione lorda vendibile stimata in 307 milioni di euro. Nell’ area territoriale veterinaria di Castelnovo ne’ Monti che ricomprende la maggioranza dei Comuni ad alta intensità di presenza del cinghiale ci sono circa 14 allevamenti di ingrasso; circa 8 allevamenti da riproduzione.

I prodotti a base di carne Dop e Igp hanno un valore alla produzione pari a 1,93 miliardi di euro e un valore al consumo pari a 4,98 miliardi di euro. L’export vale 601 milioni di euro. Il 53% del fatturato nazionale relativo ai prodotti a base carne Dop e Igp derivante dalla filiera è attribuibile all’Emilia-Romagna.

Ora, a causa della chiusura di alcuni mercati si calcolano perdite per 20 milioni al mese su economia nazionale per le mancate esportazioni.