Sul tema sentitissimo in montagna della cronica carenza di punti nascite e di strutture adeguate a ricevere madri partorienti, tornato prepotentemente alla ribalta dopo il parto prematuro di sabato scorso, da parte di una neomamma di Villa Minozzo, costretta a chiamare il 118 ed essere elitrasportata a Reggio, per dare alla luce il suo bimbo, dopo 33 settimane di gravidanza, ha suscitato anche la competente e misurata reazione del dottor Carlo Boni, rinomato pediatra di Castelnovo ne’ Monti, il quale nella sua analisi, arriva a fornire una visione ampia di quelli che sono i problemi che attanagliano, oggi, la sanità. Non solo in Appennino, ma volgendo lo sguardo anche oltre lo stretto elemento della territorialità
“Un parto a 33 settimane non può avvenire in un ospedale non dotato di una neonatologia se non appunto per un errore o per l’impossibilità al trasferimento – sottolinea il dottor Boni -. Questo lo si sa, direi, da sempre. A Punto Nascite aperto a Castelnovo ne’ Monti si sarebbe fatta esattamente la stesa cosa: trasferire la donna il più rapidamente possibile”.
“Le citate linee guida della AUSL di Reggio cercano semplicemente di rendere il percorso di nascita il meno insicuro possibile alle condizioni date: ossia col reparto di ginecologia chiuso, senza h24 – prosegue il medico -. Intendo dire che la responsabilità è politica: ministeriale e regionale”.
Nel dettaglio: “Prima con la decisione assai miope di equiparare tutti i punti nascita in termini di sicurezza utilizzando il solo parametro del numero dei parti, senza considerare altro e poi con la pedissequa accettazione da parte della Regione di una scelta che solo successivamente ha contrastato, in una situazione peraltro mutata per la carenza di personale”.
“Una situazione che va in parallelo a quella dei medici di base. Carenti su tutto il territorio nazionale a causa di una mancata programmazione. Un’altra responsabilità tutta politica. Rendere disponibili alloggi per i medici è un’idea già messa in campo ed entro certi limiti applicabile, ma di sicuro non risolutiva. Gli incentivi economici sono limitati da un contratto nazionale che in pratica non li rende appetibili. Mi pare che le proposte devono passare da una visione politica che ponga la sanità come priorità del nostro vivere civile e che consideri terminata la stagione dei tagli ,del suo utilizzo come bancomat per il ripiano del debito”, l’affondo del dottor Boni.
“Il tanto famigerato MES è una delle possibilità, una scelta da considerare – propone il professionista -. Tuttavia non è solo questione di risorse economiche. Il personale specialistico che non abbiamo è un problema che non si risolve dall’oggi al domani. La preoccupazione infatti è anche per gli OSCO e le CASE DI COMUNITA’, future, che rischiano di essere costruite, ma non essere poi operative – conclude il dottor Carlo Boni -. A fronte di un quadro tanto complesso non v’è altra possibilità che sperare che la politica scelga e percorra la strada della razionale riorganizzazione del Ssn senza pregiudizi ideologici"
"Il distretto montano a maggior ragione dovrà continuare ad essere costantemente presidiato come fatto in questi ultimi anni , va da sé che in queste condizioni, i rischi maggiori sono per le aree interne come la nostra. Qualunque amministrazione verrà dovrà continuare a lottare , a non mollare mai , a tenere sotto stretta osservazione i decisori politici e amministrativi”
Non serve dirlo a redacon, va detto in Asl e in regione. Altrimenti sono chiacchiere su cui tutti siamo aggiornati. Ormai la frittata è fatta.
Azio Morelli
Vai Carlo; ora la “giusta battaglia” va fatta nelle sedi istituzionali opportune per portare a casa un risultato importante che la ns montagna merita. Grazie
Enrico 1960
In tema di risorse c’è qualcosa che non mi torna – di fronte alla insistente richiesta di maggiori investimenti – perché sembrano non mancare quelle per realizzare gli “OSCO e le Case di Comunità”, che poi rischiano semmai di rimanere strutture non operative per mancanza di personale, come pare dirci sensatamente il dr. Boni, nel senso che non basta costruire se non si definiscono, in parallelo e in contemporanea, gli aspetti della gestione.
Un discorso abbastanza analogo potrebbe forse valere anche per il MES sanitario, trattandosi di un prestito, almeno per quel che ne so, ossia di somme a debito da restituire, ancorché con tasso d’interesse favorevole, senza contare che un loro impiego non ottimale potrebbe generare a sua volta ulteriore spesa ed esposizione economica, ragionando anche in prospettiva, con conseguente maggior indebitamento per il Belpaese.
Poiché qui si parla di “razionale riorganizzazione del Ssn senza pregiudizi ideologici”, io riterrei possibile, se non auspicabile, il partire da un raffronto col passato, quando i problemi di cui si sta oggi discutendo erano poco o niente presenti, come strada per aiutarci a capire quali siano state, o siano, le ragioni che hanno portato alla situazione odierna (capisco che sia una comparazione per nulla facile, ma mi parrebbe molto utile).
Quanto al porre “la sanità come priorità del nostro vivere civile e che consideri terminata la stagione dei tagli”, non v’è dubbio alcuno che la salute stia spesso al centro dei nostri pensieri, e occupi i primi posti nella scala dei valori, tra i quali figurano anche l’istruzione, le varie forme di protezione sociale, e non è altresì secondario l’insieme di altri servizi, ma non va tuttavia dimenticato che se l’economia soffre ne risente l’intera rete dei servizi.
Per tale ragione io penso che le “priorità” su cui concentrarsi siano più d’una, e tra queste non può mancare l’economia, nelle sue varie componenti, produttive, commerciali, ecc …, perché ciò significa reddito ed occupazione, sostentamento della famiglia, ecc …., nonché disponibilità di risorse da destinare a sanità, scuola, protezione sociale, ecc …, e la politica ha l’importante ed insostituibile compito di armonizzare al meglio tutta questa “pluralità”.
P.B. 07.09.2023
P.B.
“A Punto Nascite aperto a Castelnovo ne’ Monti si sarebbe fatta esattamente la stesa cosa: trasferire la donna il più rapidamente possibile”.
Beh, questo caso é ben diverso, qui Han fatto diagnosi precoce per telefono!
Un tempo avrebbero valutato 1 se era un parto precoce 2 se poteva arrivare a reggio o se era necessario 3 intervenire.
Inoltre ricordo che la decisione di togliere h24 di ginecologia non l’ha presa la Regione ma L’Ausl.
Gianni Marconi
“A Punto Nascite aperto a Castelnovo ne’ Monti si sarebbe fatta esattamente la stesa cosa: trasferire la donna il più rapidamente possibile”.
Beh, questo caso é ben diverso, qui han fatto diagnosi di parto precoce per telefono!
Un tempo avrebbero valutato 1 se era un parto precoce 2 se poteva arrivare a reggio o se era necessario 3 intervenire.
Inoltre ricordo che la decisione di togliere h24 di ginecologia non l’ha presa la Regione ma l’Ausl.
Gianni Marconi