Ha vinto due edizioni del Rally dell’Appennino, “ma in realtà nel mio cuore e in quelli che hanno sempre tifato per me, le vittorie sono tre, solo che in una mi hanno squalificato per dei motivi molto discutibili”. Soprattutto, si dice che sia il vero e proprio deus ex machina della kermesse motoristica per eccellenza in territorio reggiano, che ritorna dopo due anni dalle note vicende di cronaca avvenute nell’ultima edizione.
Giuliano Maioli è la persona giusta per raccontare l’emozione, la soddisfazione e pure la fatica di far rivivere il Rally dell’Appennino che tornerà con un ‘baricentro’ molto più spostato sul territorio di Castelnovo ne’ Monti, rispetto a quello Matildico che aveva caratterizzato e ultime edizioni.
Maioli, quanta emozione c’è nel vedere tornare il Rally dalle sue parti?
“Tanta. Soprattutto c’è la soddisfazione di vedere ripartire un evento che è un simbolo per i motori e per l’intera provincia di Reggio, non solo per l’Appennino. Soddisfazione ancora maggiore perché sono di quelle terre oltre che membro del direttivo dell’Aci Reggio (che è titolare del diritto sportivo della manifestazione, ndr). Nonostante quello che, purtroppo, è successo due anni fa e dopo aver preso atto che gli organizzatori delle manifestazioni precedenti hanno deciso di non dare vita al Rally, abbiamo provato, non senza difficoltà, a rianimare una manifestazione motoristica che è parte integrate del tessuto sociale e sportivo della provincia. Esserci riusciti è qualcosa di incredibile”.
Ha parlato di difficoltà. Quali in particolare?
“Quella maggiore è stata trovare un organizzatore che sostituisse i precedenti. Siamo riusciti nell’intento con la Maremma Corse 2.0 che ha sede a Follonica, ossia a 350km da Reggio. Questa è la prima difficoltà, perché la conoscenza del territorio è determinante. Ovviamente, senza nulla togliere alla bravura ed esperienza nell’organizzare eventi motoristici di questa portata, che è del tutto innegabile”.
L’altra?
“Sicuramente il tema della sicurezza”.
Ecco, ‘togliamoci subito il dente’. Da questo punto di vista cosa ci può dire?
“Certamente c’è e c’è stata la pressione di dover affrontare al meglio questa tematica. Diciamo che abbiamo dovuto pensare a strade con un fondo qualitativamente bello, con tratti non esageratamente veloci, abbiamo considerato e approntato, nel dettaglio, tutte le protezioni attive e passive, soprattutto nei punti difficili, e tutte le segnalazioni possibili per il pubblico”.
Consapevoli che il ‘rischio zero’, negli sport motoristici non c’è. E’ così?
“Esatto. Ma il nostro compito è quello di assumere tutte le misure possibili per abbassare drasticamente la percentuale di rischio. E crediamo che questa parte sia stata assolta in toto. L’altra parte la dovranno fare gli spettatori con il loro comportamento ed i piloti con la loro guida”.
E’ immaginabile, anche, che l’interlocuzione con le istituzioni locali e provinciali sia stata serrata in queste settimane…
“Glielo confermo. Aggiungendo che tutto è avvenuto nello spirito di massima collaborazione. Parlo dei Comuni coinvolti, della Provincia, delle forze dell’ordine e della Prefettura. Abbiamo lavorato fianco a fianco, abbiamo presentato un progetto dettagliato, loro hanno presentato le loro richieste ed esigenze che abbiamo ascoltato, cercando di trovare la miglior soluzione possibile”.
Maioli, parliamo di sport, giustamente: che Rally dell'Appennino sarà?
“Molto compatto. Sono cambiate le regole, quindi avremo prove speciali più corte rispetto al passato, anche se abbiamo cercato di inserire in questi tutti gli aspetti che rendono un rally una competizione affascinante. Sono convinto che sarà una gara estremamente combattuta che verrà risolta sul filo dei decimi di secondo”.
C’è una prova speciale su cui ha puntato gli occhi con attenzione?
“Beh sicuramente quella di Villa Berza è tradizionalmente una prova speciale di gran livello. Con curve in contropendenza, saliscendi con gli spettatori che possono godersi uno spettacolo di altissimo livello e i piloti metterci anche un pizzico del loro”.
C’è qualche pilota reggiano che guarderà con particolare interesse?
“Non faccio nomi, perché non voglio fare torto a nessuno. Dico solo che quelli che prenderanno parte alla competizione sono tutti estremamente forti e competitivi”
Perché Reggio è una fucina di talenti rallistici di livello?
“Beh, innanzitutto penso che l’assenza di un circuito di riferimento come avviene a Modena e Parma, spinga quasi naturalmente gli appassionati di motori verso i rally. Poi credo sinceramente che la conformazione delle nostre strade in collina e montagna sia perfetta per affinare questo talento”.
Le iscrizioni come stanno andando?
“Direi che siamo in linea con le aspettative. Al momento sono una cinquantina quelli che hanno già assicurato la loro partecipazione. Molti si aggiungeranno all’ultimo momento”.
Maioli, come sono cambiati i rally dai suoi tempi?
“(sorride, ndr) Quando ci si volta indietro e si guarda al passato, un passato, per altro, di cui si è anche stati protagonisti, si pensa sempre che quei tempi siano stati migliori di quelli di oggi. Effettivamente molte cose sono cambiate, basti solo pensare che oggi i tempi ti arrivano sul telefonino, invece nella mia epoca, dovevi ascoltare la radio o attendere la fine delle prove speciali per poter avere il quadro dei tempi. Poi la televisione ha portato nelle case della gente anche eventi come questi, cambiando decisamente le prospettive. Nel passato, gare come l’Appennino andavano ben oltre il fatto sportivo. Questo aspetto si è un po’ perso nel tempo”.
Lei ha scritto un libro ‘Poveri…ma rally”. Che esperienza è stata mettere nero su bianco le storie che ha vissuto da protagonista?
“L’ho scritto per raccontare uno dei Rally dell'Appennino cui ho partecipato (quello dell'85, ndr). Ho voluto cercare di rendere partecipe il lettore del contesto, di come si vivevano quelle gare, le aspettative che ci accompagnavano, il desiderio di riscatto di un intero territorio che aspettava il Rally per trovare un po’ di riscatto. Diciamo che il titolo dice molto, se non tutto, di quel tempo: eravamo quelli un po’ ‘sfigati’ che si affannavano a raccogliere fondi da spendere in una gara motoristica in cui vedevano l’occasione di far vedere a tutti che non eravamo solo i ‘parenti poveri’ di altre zone della provincia, ma che c'eravamo anche noi”.
Una voglia che sicuramente avrà messo anche ‘nel piede’ quando c’era da pigiare sul pedale dell’acceleratore, è così?
“Diciamo che rappresentare un territorio e la sua gente per me è sempre stata fonte di grande motivazione e responsabilità. In ultimo mi si consenta di aggiungere una cosa…”
Prego…
“Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno creduto nel progetto di riportare in vita il Rally dell’Appennino dopo questi due anni di assenza: le istituzioni, gli sponsor, ma soprattutto i tanti appassionati, e sono tanti, che ci stanno spingendo a realizzare questo progetto. Li ringrazio davvero di cuore”.
CHI E’
Giuliano Maioli è nato a Carpineti nel 1953, docente di tecnologia, ha iniziato a cimentarsi con i motori negli anni ’70 passando dall’autocross, alla pista, fino al rally dove ha fatto decisamente la differenza. Ha guidato marchi e modelli che hanno fatto la storia dello sport motoristico (anche oltre lo ‘sterrato’), come: Porsche, Lancia Rally 037, Lancia Delta S4, Lancia Delta Integrale, Ford Sierra Cosworth, Ford Escort Cosworth. In Italia ha gareggiato per il Team Lupo, una cooperativa costituitasi appositamente per questo scopo. Maioli ha appeso il casco al chiodo nel 1988.
Grande Prof ! Sara’ uno spettacolo
Uno ex studente
Quando vedevo sfrecciare la Delta integrale guidata da Maioli era uno spettacolo unico ???
Giuliano
Una vita fa. Flashback. In piazza della Vittoria a Reggio, Maioli si gira verso Leoni (?) e gli dice : “guarda sull’orologio quanti sono cinque minuti. E’ il distacco che ti ho dato”! Se non sto facendo confusione, avevano fatto ricorso, e vinto, per una portiera del Porche di Enzo che aveva fatto Giorgio. Ricordo bene Maioli o mi sono definitivamente rincoglionito?
Giovanni Annigoni
Nel 2023 in pieno Climate Change autorizziamo una gara motoristica senza pensare che 50 utilitarie percorrendo i 234 Km della gara rilasciano in atmosfera 5 Tonnellate di CO2 , senza considerare i mezzi al seguito, le prove autorizzate e quelle non autorizzate (https://co2.myclimate.org/en/car_calculators/new).
Per quanto riguarda la sicurezza, cito testualmente: “Diciamo che abbiamo dovuto pensare a strade con un fondo qualitativamente bello”.
Nella prova speciale di Villaberza il fondo è talmente bello che hanno aggiunto una frana che riduce del 50% la larghezza della carreggiata :-O
Così per dire…
Gian Mario Margini