"Sono andato a vedere 3 case in Appennino Reggiano. In tutti e 3 i casi zero copertura Windtre e Vodafone (Tim non testata). Con il lavoro che faccio e per altri business che ho extra lavorativi per me è fondamentale poter avere copertura, possono fare il bando montagna o altre iniziative ma nel 2023 i giovani (e non solo) hanno bisogno di un servizio ormai essenziale. Se invece vogliamo lasciare l'Appennino per il relax domenicale (ben venga l'assenza di segnale) possiamo anche lasciare tutto così, ci mancherebbe, io non sono per la 'tecnologia' ovunque ma non venitemi a dire che c'è bisogno di 'ripopolare' il nostro Appennino perché, almeno nel mio caso, ho dovuto lasciare perdere."
Non è raro imbattersi in post del genere sui social, il richiamo dell'Appennino è innegabile: paesaggi incontaminati, tranquillità e un ritmo di vita più sereno. Ma quando l'assenza di connettività minaccia di ostacolare la routine quotidiana, il romanticismo può svanire rapidamente.
Ci siamo abituati a navigare online, comunicare attraverso le app e dipendere dai nostri dispositivi per lavoro e svago ma per coloro che cercano di trasferirsi in luoghi più rurali la connettività non è affatto scontata. Il passaggio da un ambiente urbano ricco di segnale a un'area dove il segnale è scarso o inesistente può rivelarsi un'esperienza demotivante, come dimostrato dalla testimonianza di chi sperava in un rifugio naturale senza però voler rinunciare alla connessione.
L'argomento che potrebbe emergere, in risposta a questa sfida, è che la mancanza di connettività sia un piccolo prezzo da pagare per la bellezza e la serenità dell'Appennino ma questa visione semplifica il dibattito. Nel XXI secolo, la connettività non è più un semplice lusso, ma una necessità imprescindibile. Le reti digitali sostengono non solo le comunicazioni personali, ma anche il lavoro, la ricerca, l'accesso all'informazione e persino le emergenze mediche.
La mancanza di connettività nell'Appennino reggiano non è solo un inconveniente personale, ma ha implicazioni significative per la capacità del territorio di ripopolarsi e svilupparsi. Con l'avanzare dell'era digitale, internet sta diventando una parte essenziale della nostra vita soprattutto per le giovani generazioni che sono cresciute con la tecnologia digitale e che fanno affidamento su di essa per il loro lavoro e la loro vita sociale. Se non possono accedere a collegamenti affidabili negli Appennini, è improbabile che prendano in considerazione l'idea di trasferirvisi. Ciò significa che la regione sta perdendo una potenziale fonte di crescita economica, oltre ai benefici sociali e culturali derivanti dalla presenza di una popolazione diversificata.
Ci si potrebbe chiedere perché i fornitori di telefonia non abbiano investito di più per migliorare la connettività negli Appennini. Dopotutto, sembrerebbe essere nel loro interesse fornire copertura al maggior numero di persone possibile. La realtà è che spesso non è redditizio per i gestori telefonici investire nelle aree rurali o remote, i costi di costruzione e manutenzione delle infrastrutture in queste aree sono spesso superiori alle entrate che potrebbero generare dai clienti.
È qui che entrano in gioco i finanziamenti pubblici. In Italia, il governo ha stanziato fondi specifici per sostenere la riduzione del divario digitale nelle aree montane e svantaggiate nell'ambito del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Questi finanziamenti sono destinati a sostenere lo sviluppo di infrastrutture digitali in queste aree e a garantire che non rimangano indietro nell'era digitale.
Sebbene questo finanziamento sia uno sviluppo positivo, resta da vedere se sarà sufficiente a colmare il divario digitale negli Appennini. La realtà è che il miglioramento della connettività nelle aree rurali e remote è un processo complesso e continuo che richiede investimenti costanti e lo sviluppo di infrastrutture. Senza questi investimenti, l'Appennino continuerà a essere svantaggiato quando si tratterà di attrarre nuovi residenti e imprese.
Vero e sacrosanto.
Io però ho risolto con Eolo.
Davvero un’ ottima soluzione anche per il lavoro.
Saluti Vittorio
Vittorio Bigoi
Io ho messo Starlink
Bertini Patricia
In Appennino mediamente si viaggia a 30 Mp/s in download e 3 Mp/s in upload sia con connessione FTTC che via antenna. Questa velocità è adeguata sia per le videoconferenze, che mi capita di fare, sia per lavoro su DB remoti, per interrogazioni o per aggiornamenti. Certo non è il massimo, potrebbe essere molto più veloce; se sei un ingegnere o un geologo ad es. che lavora con dati di cartografia molto pesanti non bastano, ma mi chiedo quanto serve per le normali connessioni da remoto e per quali applicazioni?
Vulzio Abramo Prati
Romita di Civago: cavidotti per fibra posati sulla strada provinciale, ma nessun operatore telefonico offre la connessione con la fibra. A cio’ si aggiunga che da diversi mesi neppure Vodafone (unico operatore mobile) funziona tanto bene con difficolta’ anche per il semplice segnale telefonico. Tutto questo impedisce di svolgere qualsiasi attività di lavoro che abbia necessita’ di una connessione sicura con il mondo. Appare superfluo ogni commento sulla marginalizzazione delle aree interne… e soprattutto appare fuori tempo ogni discorso sul potenziamento delle reti stradali… Come purtroppo spesso accade gli amministratori ai vari livelli istituzionali appaiono decisamente in ritardo rispetto ai bisogni reali, da “vecchi dentro”…Che fare? Grazie e saluti
Luigi M.
Fa sorridere pensare a campagne elettorali che da oltre dieci promettono la banda larga e invece il segnale è sempre lo stesso e in alcuni casi peggiorato. Così come si proclama da sempre la valorizzazione dell’Appennino e poi si chiudono uffici postali, sportelli bancari e punto nascite. C’è da prendere atto di come ci hanno spesso definiti a riguardo di altre problematiche, siamo statisticamente irrilevanti e quindi contiamo poco o niente. I politici lo sanno bene e si curano di territori più popolati e noi intanto possiamo prendercela con i gestori telefonici che non investono qui ma non so quanto sia giusto.
Antonio D. Manini