Un successo. Tra ottimo cibo, buona musica, eventi e soprattutto cultura. Anche quest’anno la Festa dell’Agricoltura di Corneto ha attirato tantissimi visitatori nella sua due giorni (il 12 e 13 di agosto).
Estremamente apprezzate sono state le mostre organizzate all’interno delle varie stanze presenti alla base del campanile della chiesa di San Martino: “L’obiettivo era quello di dare ospitalità e soprattutto visibilità a tutte le espressioni culturali presenti sul nostro Appennino – spiega Silvia Razzoli, una delle organizzatrici della kermesse agostana di Corneto– Quest’anno, in particolare, le varie mostre hanno avuto al centro l’espressione scultorea nelle sue diverse forme: in legno, in marmo o a pietra. Come detto è un modo per rendere visibili i tanti talenti che abbiamo qui attorno”.
E tra questi, spicca il nome di Dario Tazzioli. Scultore di fama internazionale, originario di Frassinoro in provincia di Modena, cui è stata dedicata un’intera stanza tra le varie esposizioni presenti: “Ho voluto portare alcune immagini delle opere monumentali che ho realizzato a Frassinoro, ma non solo. Anche all’Abbazia di Nonantola e pure all’estero, in particolare negli Stati Uniti”.
La sua particolarità? Che Tazzioli utilizza, per dare vita alle sue sculture, strumenti che ha forgiato da solo: “Ho iniziato a lavorare la pietra quando avevo 15 anni, imparando da uno degli scalpellini più anziani della mia zona – spiega il diretto interessato -. Perché? In passato, sia gli edifici piccoli che quelli più grandi e prestigiosi, in montagna erano fatti a pietra. Per questo motivo era necessario saperla lavorare per darle forma. In pratica ho imparato l’alfabeto dello scalpellino. Ed è una cosa, credo, normalissima, visto che anche i migliori poeti, prima di arrivare a comporre in versi hanno dovuto impararlo”.
“Successivamente ho proseguito gli studi all’Accademia delle Belle Arti di Carrara. Che è la patria del marmo, con le sue cave, con scultori che arrivano lì da tutto il mondo, per poter lavorare il marmo pregiatissimo della zona – continua Tazzioli -. Da lì ho portato avanti quelle che sono state le mie inclinazioni per la tecnica, attingendo dal passato, ma dando sempre un tocco di contemporaneità, visto che, al di là di tutto, mi ritengo uno scultore contemporaneo, che esprime la sua arte utilizzando tecniche del passato”.
Tazzioli spiega come prende vita una sua opera: “Ovviamente non inizio cimentandomi con la ‘materia prima’ diciamo. Soprattutto se è commissionata, si parte dal progetto grafico sul tipo di scultura che viene richiesta, per poi passare a dei bozzetti in argilla. Perché l’argilla? Perché questa, a differenza del marmo, permette accorgimenti e ripensamenti. Una volta che vi è l’approvazione del committente allora passo al marmo”.
Opere che, a seconda dell’imponenza, possono richiedere tempi che vanno da qualche mese di lavoro a un anno: “Come la statua di Sant’Anselmo nella chiesa di Nonantola”, aggiunge Tazzioli.
“Quando vado a lavorare la materia, che sia pietra o marmo, da parte mia ne deriva un forte senso di responsabilità e di grandissimo rispetto verso di essa e ciò che andrò a fare – chiosa lo scultore -. Perché quello che ne verrà fuori è destinato a durare molto più della nostra vita, quindi per me la deferenza verso l’opera e la materia sono alla base di tutto. Per altro, senza voler togliere nulla ad altri scultori moderni, io non delego. Oggi come oggi, molti scultori moderni delegano parte dell’opera per poi aggiungere, da parte loro, il tocco finale che può fare la differenza. Ma io, come detto, lavoro con la tecnica antica, e per me è determinante instaurare un dialogo con ciò che cerco di modellare, perché ho quasi paura di sciuparlo”.
GRANDE SCULTORE e GRANDE PERSONA