L’usuraio Shylock è uno dei protagonisti di The Merchant of Venice, Il Mercante di Venezia, di William Shakespeare, che fu rappresentato per la prima volta alla corte di re Giacomo I nel 1605. Il mercante del titolo è invece Antonio, che si indebita con Shylock per aiutare un amico. Non corre buon sangue tra Antonio e Shylock: il primo è Cristiano, mentre il secondo è Ebreo, e sono spesso in contrasto per motivi di affari. Al tempo di Shakespeare non c’erano usurai dichiaratamente Ebrei in Gran Bretagna, in quanto tutte le persone di religione ebraica erano state espulse nel 1290 e le poche rimaste praticavano la loro fede in segreto. Ma il pregiudizio verso i figli di Israele persisteva: cronache dell’epoca li ritraggono regolarmente come castratori di Cristiani e seduttori di Cristiane, avvelenatori, assassini, rapitori di bambini Cristiani, e usurai. Gli Ebrei finivano spesso col darsi all’usura perché non erano molti i mestieri che gli era concesso praticare, e poiché questa era vista come un’attività particolarmente esecrabile per i Cristiani, mentre prestare denaro a interesse era in genere consentito agli ebrei se il prestito era fatto a membri di fedi diverse e non c’erano altri mezzi di sussistenza. Naturalmente questo non faceva che rafforzare l’idea che gli Israeliti fossero particolarmente interessati al denaro, quindi maggiormente spregevoli.
La verità della poesia, però, riesce ad andare più in profondità dei pregiudizi, che sono un modo superficiale di valutare. Così Shakespeare fa fare a Shylock domande che, nella semplicità dell’ovvia risposta, denunciano la stupidità umana che non riesce a comprendere la verità più intuitiva. L’accordo tra l'usuraio e il mercante prevede che, nel caso il prestito non sia restituito entro tre mesi, Shylock possa pretendere una libbra della carne del corpo di Antonio. La richiesta pare quasi uno scherzo, tanto che uno dei personaggi, Salarino, dirà a Shylock che certo non vorrà la carne di Antonio, in fondo cosa se ne farebbe?
La risposta dell’Ebreo è fulminante:
To bait fish withal. If it will feed nothing else, it will feed my revenge. He hath disgraced me,
Per fare da esca ai pesci. Se non nutrirà nient’altro, nutrirà la mia vendetta. Mi ha insultato,
and hindered me half a million; laughed at my losses, mocked at my gains, scorned my
e mi è costato una fortuna; ha riso delle mie perdite, deriso i miei guadagni, disprezzato la
nation, thwarted my bargains, cooled my friends, heated mine enemies, and what’s his
mia gente, screditato i miei affari, messo i miei amici contro di me, infiammato i miei nemici,
reason? I am a Jew. Hath not a Jew eyes? Hath not a Jew hands, organs, dimensions,
e per quale motivo? Sono Ebreo. Forse che un Ebreo non ha occhi? Non ha mani, organi,
senses, affections, passions? Fed with the same food, hurt with the same weapons, subject
un corpo, sensi, affetti, passioni? Non è nutrito con lo stesso cibo, ferito dalle stesse armi,
to the same diseases, healed by the same means, warmed and cooled by the same winter
soggetto alle stesse malattie, curato con gli stessi mezzi, riscaldato e raffreddato dagli
and summer, as a Christian is? If you prick us, do we not bleed? If you tickle us, do we not
stessi inverni ed estati, come un Cristiano? Se ci pungi non sanguiniamo? Se ci fai il
laugh? If you poison us, do we not die? And if you wrong us, shall we not revenge? If we are
solletico, non ridiamo? Se ci avveleni, non moriamo? E se ci fai torto, non dovremmo
like you in the rest, we will resemble you in that. If a Jew wrong a Christian, what is his
vendicarci? Se siamo come voi in tutto il resto, vi assomiglieremo anche in quello. Se un
humility? Revenge. If a Christian wrong a Jew, what should his sufferance be by Christian
Ebreo fa torto a un Cristiano, qual è il suo ‘buon’ sentimento? Vendetta. Se un Cristiano fa
example? Why, revenge. The villainy you teach me, I will execute, and it shall go hard but I
torto ad un Ebreo, cosa dovrebbe insegnargli l’esempio Cristiano? Beh, vendetta. La perfidia
will better the instruction.
che mi insegnate, la metterò in pratica, e sarà dura ma lo farò ancora meglio di voi.
Shylock rivendica la sua umanità: non è forse il suo corpo come quello di un Cristiano? In modo semplice ed efficace, Shakespeare riporta il conflitto tra le due religioni agli elementi base dell’essere umano: siamo fatti allo stesso modo, abbiamo gli stessi organi, eppure i pregiudizi, le divisioni culturali ci rendono ciechi davanti a questa verità intuitiva. Ma un Ebreo ha anche gli stessi sentimenti di un Cristiano, siamo uguali non solo a livello fisico, ma anche negli stati d’animo, quindi Shylock rivendica il diritto alla vendetta, a cercare di far provare al proprio tormentatore quello che ha provato lui.
In un’età lontana dal tempo di Shakespeare, ma dove le ingiustizie e i preconcetti sono ancora gli stessi, un altro poeta rivendicherà la propria umanità, la propria forza, il proprio diritto a vendicarsi. Claude McKay (1889-1948), poeta Giamaicano-Americano, intitola i suoi versi To the White Fiends, Ai Demoni Bianchi, tingendo così, indirettamente, la razza dominante del colore tradizionale del diavolo:
To the White Fiends, 1917
Ai Demoni Bianchi
Think you I am not fiend and savage too?
Pensate che io non sia diabolico e selvaggio?
Think you I could not arm me with a gun
Pensate che non mi possa armare di fucile
And shoot down ten of you for every one
E sparare a dieci di voi per ognuno
Of my black brothers murdered, burnt by you?
Dei miei fratelli neri assassinati, bruciati da voi?
Be not deceived, for every deed you do
Non illudetevi, per ogni vostra azione
I could match – out-match: am I not Africa's son,
Io posso fare lo stesso – anzi di più: non sono forse il figlio dell’Africa,
Black of that black land where black deeds are done?
Nero di quella terra nera dove si compiono atti neri?
But the Almighty from the darkness drew
Ma l’Onnipotente ha ricavato dall’oscurità
My soul and said: Even thou shalt be a light
La mia anima e ha detto: Anche tu sarai una luce
Awhile to burn on the benighted earth,
Che brucerà per un po’ sulla terra oscura,
Thy dusky face I set among the white
Ho posto il tuo viso scuro tra i bianchi
For thee to prove thyself of highest worth;
Così che ti possa mostrare di alto valore;
Before the world is swallowed up in night,
Prima che il mondo sia ingoiato nella notte,
To show thy little lamp: go forth, go forth!
Così che tu possa mostrare la tua piccola lampada: vai, vai!
McKay utilizza la forma del sonetto Petrarchesco per chiedere, come Shylock, agli oppressori bianchi se non si rendono conto della forza dei neri, che certo non è inferiore alla loro. Non sanno i bianchi da dove vengono i neri? Da quella terra che loro stessi definiscono oscura e selvaggia, da quell’Africa chiamata ‘nera’ come fosse la culla di ogni nefandezza, ma che invece i bianchi hanno sfruttato e sottomesso.
Tuttavia, i versi di McKay prendono un’altra direzione, rispetto a quelli shakespeariani: la religione non è motivo di divisione, bensì lo spirito di fede fa dire al poeta nero che Dio stesso lo ha creato, che lui è figlio di Dio come i bianchi perché è stato tolto all’oscurità per diventare una luce che illumina la terra “benighted”, in un’oscurità tanto fisica quanto culturale, e il dolore dell’oppresso può diventare luce di consapevolezza per l’oppressore.
Questa inversione dei canoni tradizionali di ciò che il nero e il bianco rappresentano diventa la rivendicazione che la diversità è un dono, che l’oscurità della pelle di una persona nera diventa una luce di riscatto. Ma non solo, è anche una luce per i bianchi che si ostinano a non vedere che certe differenze sono solo superficiali costruzioni culturali. Vedere l’uguaglianza oltre i colori della pelle, l’aspetto del corpo, il genere, le differenze sociali e religiose è la sfida più grande da affrontare, perché vuol dire dubitare di tutto ciò che ci è stato dato come certezza, vuol dire abbattere i muri costruiti per tener fuori, come nei ghetti ebrei ma non solo, chi è diverso. Ma è anche la sfida che può darci maggiore soddisfazione, perché così saremo tutti come la piccola lampada di McKay che illumina il nostro e l’altrui percorso, in una notte che potrebbe davvero non essere più di violenza e di vendetta.