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L'incontro pubblico di ieri sera

Il sindaco Corti: “Venerdì sera riapriamo la Poggio del Bue-Levizzano”

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“Venerdì sera, intorno alle 20, 20.30 riapriremo la strada (La comunale che porta a Levizzano), segnatamente al Provinciale 486R”.

E’ questa la notizia, probabilmente più rilevante, emersa dall’incontro pubblico tenutosi ieri sera presso il circolo ‘La Piola’ proprio a Levizzano, organizzata con la finalità di fare il punto della situazione sulla frana di Ca’ Lita (“La più grande, in attività, d’Europa ”, come ha affermato il geologo Giovanni Bertolini, referente per Reggio Emilia dell’ufficio territoriale della Regione e della Protezione Civile).

Il sindaco Corti durante l'incontro pubblico di ieri sera

Il sindaco Corti fa il punto

E ad annunciare questa novità è proprio il sindaco di Baiso che, davanti a una sala gremitissima -  con addirittura alcuni ‘spettatori’ che hanno preferito ascoltare il primo cittadino dalle finestre, godendosi il fresco della sera che calava sull’Appennino reggiano -, ha introdotto la serata, sottolineando come: “A oggi la frana è praticamente ferma. Se all’inizio parlavamo di metri, oggi possiamo, fortunatamente parlare di millimetri – spiega -. Quello su cui puntiamo è una completa sagomatura della parte terminale della frana, in modo da prepararci al meglio possibile per l’inverno”.

“Consapevoli, per altro, che la gran parte dei lavori di progettazione, per quanto riguarda la messa in sicurezza dell’intera zona sono previsti per la primavera del 2024 – prosegue il sindaco -. Noi venerdì intorno alle 20.30 riapriamo la provinciale. E il nostro obiettivo è quella di non richiuderla più. Eventualmente, lavorando anche con la parte modenese per mettere in sicurezza nei prossimi 3, 4 giorni un argine che hanno in pericolo, per consentire uno sfogo maggiore qualora ve ne sia la necessità, in presenza di una nuova criticità in relazione alla frana”.

“Ma ripeto, quella strada per quanto ci riguarda non la chiudiamo più – prosegue Corti -. Potremmo considerare l’idea di tenerla chiusa nelle ore di minor passaggio (ora di pranzo e di cena, ndr) e, se proprio vi fossero ulteriori criticità, chiuderla qualche giorno. Ma è un qualcosa che al momento non prendiamo in considerazione”.

“La copertura? Abbiamo lavorato in stato di somma urgenza nel primo periodo di crisi, nei giorni successivi alla frana. Per ora il portafoglio è vuoto, anche se la parola di un Generale nel garantire che tutte le coperture verranno onorate dal Governo ci fa stare tranquilli che questo verrà riempito come promesso – conclude il sindaco Corti -. Ma è ovvio che di soldi e di finanziamenti ne serviranno tanti di più. Perché l’opera di monitoraggio costante della frana, la messa in sicurezza e il preservare tutti i punti d’interesse che sorgono attorno a Ca’ Lita oltre alle altre progettualità necessiteranno, a prescindere, di garanzie e finanziamenti ingenti”.

L’intervento di Giovanni Bertolini 

Giovanni Bertolini spiega uno degli studi compiuti sulla frana di Ca' Lita

“Se si potesse fare una classifica delle frane più ‘cattive’ in giro per l’Europa, quella di Ca’ Lita sarebbe là, in cima. Sicuramente sul podio – stempera la tensione il dottor Bertolini -. Nel 2004, quando la frana si è riattivata, il fronte era 400 metri più in alto, ciò vuol dire che nel tempo si è abbassata molto, andando a minacciare punti nevralgici attorno a questa”.

“Non solo, il generatore della frana, la ‘piana’ da cui poi partono le lingue di terra che scendono verso valle, si è spostata, in 16 anni di 31 metri – snocciola i dati emersi da tutti gli studi portati avanti dallo stesso Bertolini, e dai suoi collaboratori -. Ma l'elemento più interessante è che è una frana che si muove anche in presenza di poca pioggia. Cosa vuol dire? Che il fronte franoso ha un’umidità interna, provocata dalla risalita delle acque dal sottosuolo. Un fenomeno simile a quello dei vulcanetti”.

“Per monitorare costantemente il fronte franoso abbiamo installato da anni 4 gps che segnano ogni millimetro di movimento della stessa, oltre all’utilizzo dei droni – prosegue Bertolini – Abbiamo mappato tutti i punti d’interesse attorno alla frana. Contestualmente abbiamo un confronto continuo con Unimore, l’università di Firenze e di Trento e con l’Ispra a Roma per cercare di trovare soluzioni il più possibile adatte a una situazione di questo tipo”.

“Personalmente sono 40 anni che mi occupo di frane. Nessuno vi garantirà mai di poter fermare una frana di questo tipo e di queste dimensioni, ma con collaborazione, attenzione, monitoraggio costante e capacità che non ci mancano, si può essere fiduciosi di poterla tenere sotto controllo, salvaguardando un bene preziosissimo, anche da un punto di vista economico, come la strada che passa a Ca’ Lita”.

La prova? Ce la darà l’autunno e l’inverno – conclude il referente reggiano della Protezione Civile -. Perché è vero che la frana sente poco la pioggia, ma comunque, sarà ugualmente un bel test sulla bontà del lavoro svolto. Per altro, oggi come oggi, stiamo lavorando all’interno della ‘piana’, creando fossi, drenando laghetti, che possano attutire eventuali ‘risvegli cruenti’ della stessa. Lavoriamo con costanza, ma per stralci, cercando di adattarci al meglio e cambiando velocemente se qualcosa non dà i risultati sperati”.