Quattro interventi in un solo pomeriggio. Se non è un record, poco ci manca. Stiamo parlando di quanto avvenuto domenica scorsa, sui monti della provincia reggiana.
Ora, con l'avvicinarsi di un altro fine settimana estivo, con una probabilità molto alta di un aumento delle presenze sul nostro Appennino ecco che tutto ciò, si accompagna a un innalzato rischio di ulteriori incidenti.
Insomma, un altro, l'ennesimo, 'stress test' per il SAER reggiano.
“Anche se abbiamo avuto giorni con anche cinque chiamate – aggiunge Luca Pezzi, il responsabile del SAER della nostra provincia -. E’ chiaro che con la bella stagione, con l’estate, la frequentazione da parte di turisti e visitatori delle nostre montagne aumenta. E con quello, anche il rischio di incidenti”.
Per il momento, fortunatamente non gravi…
“Fortunatamente…”.
La sensazione, signor Pezzi, è che con l’aumento dell’offerta turistica del nostro Appennino, elemento estremamente positivo per tutto l’indotto locale, si accompagni un innalzamento del rischio che sulle montagne reggiane si presentino persone inesperte di montagna. E’ così?
“Dal nostro osservatorio, il problema è duplice. Ed è ciò su cui noi, come Soccorso Alpino, battiamo fortemente nei nostri corsi di formazione”
Ci dica…
“Innanzitutto, in particolare nei confronti delle fasce più giovani della popolazione, c’è un accresciuto desiderio di ‘sport estremi’. E quale luogo migliore della montagna per poter accostarsi a questo tipo di pratica? Ve ne sono tante che sono catalogate. Ma a questo, si accompagna un approccio a volte troppo leggero. Si tratta di ragazzi senza l’adeguata preparazione tecnica e fisica, oppure privi di una conoscenza approfondita né dei luoghi né del tipo di sport, che lo approcciano in modo un filo superficiale. Quindi il rischio di incidenti aumenta”.
E il secondo problema?
“I social. Che danno della montagna un’immagine di un luogo idilliaco, a volte fiabesco, oltre ad evidenziare l’aspetto ludico di compiere certe pratiche sportive. Coprendone completamente i rischi, che ci sono e vanno sempre tenuti in considerazione”.
Per voi, come Soccorso Alpino, cambia la preparazione, l’approccio al vostro lavoro, nei mesi estivi rispetto agli altri mesi dell’anno?
“In realtà no. Noi siamo un corpo nazionale dello Stato, su base volontaria. Stiamo parlando di persone che gratuitamente, sono costantemente in stato di ‘reperibilità’ per 365 giorni all’anno, 24 ore su 24. Lavorare per il Soccorso Alpino è una vocazione, e questi 53 ragazzi che formano il SAER reggiano meritano tanta considerazione e rispetto perché è gente che, ovunque si trovi, abbandona tutto per andare a salvare delle vite. E’ una vocazione vera e propria. Per altro con una preparazione specifica di altissimo livello. Perché si, siamo volontari, ma con una conoscenza della montagna, e delle svariate tecniche di alpinistiche – senza entrare troppo in dettaglio – che non tutti hanno. Quindi no, non c’è un diverso approccio in questo senso”.
Abbiamo avuto la scorsa settimana, anche il caso delle ricerche scattate sul monte Cavalbianco, poi rivelatasi un falso allarme. Sono frequenti anche casi di questo genere?
“Fortunatamente no. A livello nazionale può succedere, ma le percentuali sono molto basse”.
E’ stato un bug nel sistema di allarme?
“Diciamo che dagli elementi che abbiamo raccolto, mi sono fatto l’idea che vi fosse qualcuno sul Cavalbianco che stesse facendo delle prove radio. E che durante queste prove, magari, abbia pronunciato la parola ‘aiuto’. Che, dopo le opportune verifiche, è stata interpretata come una effettiva richiesta di assistenza. Radio Montana è un ottimo strumento perché può essere di grande aiuto se una persona va in difficoltà in una zona dove non c’è campo per il cellulare, ma bisogna sempre stare molto attenti a come si usa”.
Infine, chiudiamo con i classici consigli per tutti i ‘non esperti’ che vogliano trascorrere una giornata, un week end, o un periodo più esteso sulle nostre montagne…
“I consigli sono sempre quelli, ma vale sempre la pena ricordarli. Il primo e più importante è “usare la testa” e il buon senso. Poi occorre pianificare bene le escursioni, in base alle proprie capacità personali e dei propri compagni, il che vuol dire aver la capacità di ‘tarare’ bene anche la comitiva con cui si compie l’escursione. Controllare bene il meteo. Esiste ogni sorta di app in grado di fornire in tempo reale e con ottima approssimazione le condizioni meteo in Appennino. Se queste non lo permettono, si rinuncia all’escursione. Che è, come detto, segno di buon senso. Poi, per concludere, portarsi da bere, da mangiare, e soprattutto da coprirsi. Sembrano banalità, ma succede che vi siano escursionisti che vanno in difficoltà e non hanno gli elementi minimi per poter attendere i soccorsi in condizioni di sicurezza”.
L’intervento di Luca Pezzi, sempre puntuale e competente, merita una attenta riflessione da parte di chi si avvicina per la prima volta alla montagna. Nel contempo desidero sottolineare anche il buon rapporto che Pezzi ha costruito con le altre forze del soccorso e di polizia, che si traduce in un servizio più veloce ed efficiente verso chi si trova in difficoltà. Un ringraziamento particolare a Luca Pezzi, dunque, ed a tutti i componenti del SAER reggiano, per l’insostituibile lavoro di soccorso.
Sost.Comm. Roberto Rocchi
Dist.to Polizia Stradale
Castelnovo ne’ Monti
Buon giorno molto interessante il commento del dott Rocchi la competenza e il buon senso di Pezzi Luca sono conosciuti ed apprezzati da moltissimi, ma a mio avviso c è un problema , stiamo esagerando con i servizi gratuiti, tutta questa struttura costa e le risorse non sono illimitate. Serve maggior “severita” chi sbaglia dovrebbe pagare personalmente , solo così ( toccando il portafoglio) le cose possono cambiare. Ricordo che anni fa in Francia dove mi trovavo in vacanza a sciare, di fianco alla biglietteria dello sky-pass c era il listino prezzi per il soccorso ( che veniva assicurato, se serviva anche con ausilio elicottero ) ma i costi erano veramente alti. Buone vacanze a tutti.
gianni bertucci
La proposta potrebbe essere interessante però le chiedo, come ci si comporta con chi fa incidenti stradali ed ha bisogno di soccorso?
Magari perchè era senza cintura, guidava non rispettando i limiti o ubriaco?
Facciamo pagare i soccorsi anche a lui? Sono d’accordo sul disincentivo ma come viene multato chi gira ubriaco o senza cintura di sicurezza in auto, andrebbe multato chi in montagna si avventura da sprovveduto.
Lasciando però il soccorso gratuito-
AG
Voglio dire una cosa che farà arrabbiare molte persone.
Chiedere cosa porta di utile a noi abitanti della montagna, questo genere di turismo?
A meno di avere qualche attività o locale, credo nulla se non traffico, sporcizia e maleducazione.
Non c’è weekend in cui non ci siano incidenti più o meno gravi con conseguente disagio e necessità di soccorso, causati soprattutto da persone incaute o sprovvedute.
Stagione di sci, di funghi o estiva spesso segnalazioni di vandalismo o deturpazione.
Credo che sia ora di pensare ad un modello diverso di accoglienza senza volere essere inospitali ma con le giuste regole e misure
Luca
Centinaia di migliaia di euro nelle tasche dei comuni per i tesserini dei funghi per esempio.
Lavoro per tutti coloro impiegati nel turismo che pagano poi le tasse nei comuni montani, per esempio.
Acuqisti nelle attività commerciali legati a prodotti tipici, sempre per esempio.
Le basta come risposta?
Poi si parla di turisti che non vengono in appennino perchè preferiscono altre zone. Certo che con questo atteggiamento viene proprio voglia di scappare.
AG
Concordo pienamente con Bertucci….troppo facile così….
Stefano
Bertucci, anche in Veneto fanno pagare i soccorsi non sanitari…
Gli stanchi, i ritardatari, i poco vestiti, pagano sia il costo di volo degli elicotteri che quelli delle Squadre di Soccorso…
https://corrierealpi.gelocal.it/regione/2023/08/05/news/dolomiti_soccorsi_illesi_conto_400mila_euro-12983096/?ref=CALPI-M6-S1-T1
Luca Fioroni
Non mi sembra campato in aria il ragionamento di Gianni Bertucci circa i servizi gratuiti, ma non è nel contempo fuori luogo il parallelo di A.G. con gli incidenti stradali – pur se l’analogia è solo parziale – a dimostrare la indubbia complessità della materia, che merita nondimeno una riflessione.
E qui può aiutarci il leggere quanto indicato da Luca Fioroni riguardo all’area dolomitica, con dati abbastanza eloquenti in ordine ai casi e agli oneri messi a carico dell’utente, sul totale degli interventi, perché su questo esempio sarebbe intanto interessante conoscere gli analoghi dati per il nostro territorio.
Sulla base di tale informazione, che credo possa essere fornita dagli Enti preposti, si può innanzitutto capire quanto hanno inciso i soccorsi di natura non sanitaria, e se ed in quale misura gli interessati da tali soccorsi sono stati chiamati a partecipare ai relativi costi, dopo di che si può riprendere il discorso.
Quanto al turismo, è argomento a più facce e risvolti, già ripetutamente trattato anche su Redacon, e in merito al quale le opinioni sono non di rado divergenti, ma mi pare comunque condivisibile quanto apparso oggi sulla stampa locale, ossia l’idea di far gradualmente cambiare l’usanza del “mordi e fuggi”.
P.B. 06.08.2023
P.B.