Domenica 13 agosto, alle ore 21, il gruppo Landafurlà presenta il nuovo album al Teatro Mantellini di Villa Minozzo, ingresso libero.
“Cantar furlana” è un progetto musicale, ma più generalmente culturale, frutto di un lungo lavoro di recupero di danze, testi poetici, racconti tradizionali dell’Appennino tosco-emiliano rielaborati per dar vita ad un intero repertorio di canzoni d'autore che hanno come filo conduttore un ballo antico dell’Appennino reggiano: la furlana appunto.
Proveniente probabilmente dal Friuli, questa danza mette radici solide nel territorio appenninico ed è molto praticata e suonata fino agli anni Cinquanta del Novecento, per poi essere completamente dimenticata come è successo a molti altri balli antichi.
Il lavoro di riscoperta compiuto da etnomusicologi e musicisti negli ultimi anni ha fornito a Francesco Boni (ideatore del progetto, autore delle musiche e rielaboratore dei testi) un ricco materiale per unire in maniera creativa e non filologica la furlana alle suggestioni letterarie del territorio.
Il gruppo Landafurlà (nel cui nome si sottolinea la presenza della furlana sul territorio) è formato da musicisti con differenti esperienze nel campo della musica classica, popular e jazz, che da diversi anni conducono un’appassionata e profonda ricerca sulle tradizioni popolari letterarie e musicali dell’Appennino emiliano: Paolo Romei alla voce, Francesco Boni, chitarra classica e acustica, Dario Sabatini, chitarra basso, Davide Borghi, violino, Mirko Ferrarini, fisarmonica, Riccardo Bontempelli, percussioni.
I brani in rima e le leggende in prosa provenienti dal crinale reggiano, dalla Garfagnana e dalla Lunigiana sono utilizzati come testi per canzoni dal sapore popolare.
Sul ritmo di furlana viene cantata la storia delle “comari”, guaritrici improvvisate molto amate dalla gente e la vicenda del promesso sposo che non vuole lasciare la montagna e che in cambio deve regalare la “frulara”, il campo di fragole.
E ancora le furlane di Cervarolo di Reggio Emilia e di Frassinoro di Modena sono rielaborate nella canzone “Commiato”, struggente invocazione di chi deve lasciare le proprie terre, mentre con un ballo sfrenato si racconta l’amore in “E quando s’alza il sol”. La canzone “Canta il cucco” riprende gli antichi “rinfacci”, ossia rime cantate velocissime e scambiate tra gli interlocutori, che raccontano le schermaglie tra il “garfagnino” ed il “lombardo”, musicate su un ritmo veloce in cui si inserisce la conosciutissima “Polka di gara” tratta dal repertorio della famiglia Carpi di Santa Vittoria.
Le antiche melodie della furlana sono quindi alla base di un’invenzione musicale che reinterpreta la tradizione: l’originale formazione in trio (violino, chitarra e fisarmonica), con cui si eseguivano gran parte dei brani strumentali sull’Appennino reggiano, è ampliata con l’introduzione del basso e di un ricco set di percussioni che sottolineano gli aspetti più caratteristici del ballo e che rispecchiano l’eterogeneità della scena musicale attuale.
Un progetto, quello di Landafurlà, che intende testimoniare l’essenza profonda di ritmi, parole e suoni scaturiti dall’espressione popolare degli abitanti d’Appennino.