E’ tutto pronto per la 57esima Fiera del Parmigiano Reggiano di Casina.
Questa mattina, nella sede del Consorzio del Parmigiano Reggiano a Reggio Emilia, si è tenuta la presentazione in grande stile di quella che è una vera e propria kermesse del prodotto DOP di massima eccellenza del nostro territorio.
A tenere a battesimo l’evento sono stati il presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli, il vice presidente Guglielmo Garagnani e il sindaco di Casina Stefano Costi.
I numeri di un successo
Secondo i dati forniti dal Consorzio nel 2022 la produzione in montagna della Dop più amata e più premiata al mondo è stata pari a 846.000 forme, con un aumento del +10,5% rispetto al 2016. Crescita a doppia cifra (+14%) anche per la produzione di latte, sempre nello stesso lasso di tempo, con oltre 404.000 tonnellate. Inoltre, il Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”, progetto lanciato dal Consorzio stesso nel 2016 per dare maggiore sostenibilità allo sviluppo di quest’area della zona di produzione e offrire ai consumatori garanzie aggiuntive legate all’origine e alla qualità del formaggio, ha superato nel 2021 le 225.000 forme certificate, con un aumento del +26,6% sul 2016.
Nel 2022, dunque, più del 21% della produzione totale si è concentrata negli 81 caseifici di montagna sparsi tra le province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna a sinistra del fiume Reno, che impiegano oltre 900 allevatori per una produzione annuale di 4,03 milioni di quintali di latte.
Ciò ha reso possibile il mantenimento di un’agricoltura in zone altrimenti abbandonate e ha contribuito allo sviluppo di una società modernamente agricola e di un paesaggio riconoscibile e apprezzato sia dai suoi abitanti, sia dal circuito del turismo di qualità.
Altro segnale positivo è rappresentato dai cambiamenti generazionali all’interno dei caseifici: l’età media dei produttori si è abbassata dai 57 anni di media prima del 2016 ai 30-40 di oggi.
“Sostenibilità ambientale, ma anche economica e, soprattutto, sociale”
“Credo sia sotto gli occhi di tutti l’assoluta concretezza di ciò che la produzione di Parmigiano Reggiano porta nei territori in cui essa è attiva e assolutamente protagonista – sottolinea il Presidente Nicola Bertinelli -. Per sua stessa definizione un prodotto è DOP, perché la sua produzione non può essere oggetto di delocalizzazione. Pertanto, il fatturato prodotto da un caseificio di Parmigiano Reggiano in montagna, diventa automaticamente reddito per chi abita su quel territorio".
"Quindi, sostenibilità economica. Senza questa, che il Parmigiano Reggiano, in quanto DOP, porta, non vi sarebbero le comunità, e con esse tutto ciò che serve a quest'ultima per crescere e svilupparsi in modo sano, penso alle scuole per esempio. Quindi sostenibilità sociale. E i numeri sono lì a testimoniarlo: il Parmigiano Reggiano è il prodotto DOP più importante ottenuto in montagna, con più del 21% della produzione totale, oltre 846.000 forme, concentrata in ben 81 caseifici. Stiamo parlando, di oltre 50 mila dipendenti, senza metterci qua a considerare l’indotto”.
Poi, last but not least, vi è la sostenibilità ambientale. A chi ritiene che in un periodo di crisi idrico-ambientale, la produzione di Parmigiano Reggiano è aumentata esponenzialmente, con la conseguenza di dover essere considerata una produzione industriale vera e propria (quindi passibile di limitazioni), seppur di pregio, il presidente Bertinelli risponde: “Se mi si chiede se la produzione di Parmigiano Reggiano, emette del gas serra, la risposta è assolutamente sì. Come accade del resto in quasi tutti gli aspetti della vita delle persone. Ma una stalla che produce latte per il Parmigiano Reggiano, non è fine a se stessa. Una mucca che produce latte per il Parmigiano Reggiano deve mangiare il 50% del foraggio prodotto da almeno il 75% dei territori del Parmigiano Reggiano, con almeno la metà prodotto dall’azienda stessa”.
“Abbiamo intrapreso uno studio – prosegue il Presidente del Consorzio – per valutare se le deiezioni della produzione di latte nelle stalle del Parmigiano Reggiano, vengano gestiti in modo adeguato. Ebbene, da quanto emerge, nel bilancio di quanto emesso da una stalla, la parte foraggiera pare capti molta più anidride carbonica che la parte legata all’allevamento. Ne conseguirebbe che un allevamento destinato alla produzione di Parmigiano Reggiano può anche dare una mano a decarbonizzare l’atmosfera”.
“Io credo che chi sostiene che la produzione del Parmigiano Reggiano è da considerarsi un prodotto industriale – conclude Bertinelli – abbia una visione parziale ‘dell’universo’. Ecco, non vorrei mai vedere quell’altra metà. Perché non posso pensare ad un mondo senza Parmigiano Reggiano. Perché noi siamo un grande valore aggiunto a livello territoriale e culturale”.
“La vera sfida? Valorizzare il Parmigiano Reggiano ‘Prodotto di Montagna’”
“La sfida? Quella di riuscire a rafforzare il valore commerciale del Parmigiano Reggiano 'Prodotto di Montagna' e promuoverne il valore aggiunto, per avere un posizionamento nel mercato che riesca a rendere sostenibile tale produzione nel tempo – aggiunge il vicepresidente del Consorzio Garagnani -. Le aree di montagna da un lato soffrono di condizioni svantaggiate e maggiori costi di produzione, ma dall’altro la permanenza di una solida produzione agricola-zootecnica rappresenta un pilastro economico e sociale di interesse per tutta la comunità locale. Ecco perché è fondamentale che il Consorzio abbia messo in campo interventi che mirano alla diffusione e valorizzazione del Parmigiano Reggiano 'Prodotto di Montagna', e che continui a farlo anche nei prossimi anni a venire. Consapevoli che il consumatore è disponibile a pagare un ‘premium’, visto il periodo difficile dal punto di vista economico che stiamo vivendo, solo ed esclusivamente se quel prodotto ha una qualità esponenzialmente superiore a tutte le altre. L’obiettivo è continuare a mantenere nel corso del tempo questo tipo di ‘standard’»
“Un’occasione irrinunciabile per far conoscere il nostro territorio”
“Per noi è un’opportunità irrinunciabile per far conoscere il nostro territorio e ciò che di bello l’Appennino Reggiano ha da offrire e, contestualmente, creare sinergie virtuose con realtà, anche imprenditoriali, che provengono da fuori zona”.
Il sindaco di Casina, Stefano Costi, nel chiudere la conferenza stampa di questa mattina, e nel ‘lanciare’ la Fiera che scatterà venerdì, non manca di sottolineare l’impatto e l’importanza che questa ha sull’intero Appennino: “È una grande soddisfazione essere arrivati alla 57a edizione di questa fiera unica nel suo genere – aggiunge -. La quattro giorni di quest’anno si conferma un punto di riferimento per il settore, con ben 40 caseifici partecipanti, ovvero la metà del comprensorio di montagna. Per noi questa è un’occasione irrinunciabile per far conoscere sia il nostro territorio, sia il Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”. I visitatori potranno apprezzare anche le bontà culinarie che i ristoratori della zona vorranno offrire, tutto rigorosamente a base di Parmigiano Reggiano. Dai primi piatti tradizionali, sino a una torta fatta col Parmigiano. Ma l’occasione, come detto, è quella far conoscere ai nostri cittadini anche prodotti che vengono da fuori, come i produttori vinicoli della Valpolicella che abbineranno i loro vini ai piatti del Parmigiano e anche quelli dei vini Spergola”
“Come amministrazione, per noi la Dop non ha solo un immenso valore finanziario, essendo la colonna portante dell’economia di montagna e una delle principali attrazioni per il turismo – conclude il Primo cittadino di Casina - Ma anche e soprattutto ha un valore profondamente sociale, dato che dà un contributo fondamentale al mantenimento di una comunità in zone altrimenti a rischio abbandono».