L’Appennino si sta spopolando.
Un grido d’allarme che si sta levando da più parti e che Redacon, con un reportage ha raccolto ed analizzato in profondità e che oggi, sulle pagine del Carlino, viene ripreso con ulteriori approfondimenti.
“La montagna ha bisogno di aiuto, da sola non ce la può fare – sono le dichiarazioni del sindaco di Villa Minozzo, Elio Ivo Sassi, uno di quei comuni che maggiormente ha subito il calo demografico degli ultimi anni -. Che la gente cala lo vediamo tutti i giorni tra funerali e statistiche”.
Le ricette del primo cittadino di Villa Minozzo? Eccole: “La prima cosa è il lavoro a distanza, poi i servizi. Diversamente dalla vecchia amministrazione, abbiamo scelto di tenere aperte le scuole e adesso abbiamo un asilo nido, quattro classi di scuola materna e le elementari”.
“Ci vuole una diversa fiscalità, il bar di Civago o quello di Febbio non possono avere la stessa di quelli di Reggio – prosegue -. Poi la viabilità: il turismo di massa in certi punti non può proprio arrivare, e andrebbe migliorato anche lo scorrimento lungo le arterie del lavoro, penso ad esempio alla 63. La diversa fiscalità è tutto”
“Bisognerebbe anche cercare di sviluppare quel poco di agricoltura rimasta; a Villa ancora non c’è la fibra ottica, a Civago neanche la linea telefonica – chiosa Sassi –. A Castelnuovo ci sono 1.800 studenti e professori, che portano vita e cultura che sono il valore aggiunto, qua no. Il riscaldamento costa tantissimo e da noi va tenuto acceso un mese e mezzo in più. E poi i bar: tutti i giorni qui chiude qualcosa, quando poi chiudono i servizi…”
Il tutto all’interno di una strategia di larghe vedute che qualifichi la montagna come asset territoriale di primissimo livello e che meriti una destinazione delle risorse adeguate.
Direi che una delle prime necessità sono le strade, specialmente quelle che conducono ai piccoli paesi, dove l’ asfalto è in uno stato pietoso, il taglia siepi passa a settembre; in inverno, in caso di neve, siamo nelle mani di Dio, la riga bianca ai lati delle strade un miraggio, letame che con una stalla per paese viene, non si capisce perché, accumulato lungo i percorsi più paesaggistici, vedi via del volto Santo ed a fianco di tutti i piccoli ruscelli; cellulare che prende solo se hai una fortuna incredibile, telefono fisso che se si rompe resti senza 15 giorni, animali che ormai ti entrano direttamente in casa e persone anziane abbandonati nel nulla; giovani che con le strade che ci sono per andare a lavorare impiegano ore o in alternativa demoliscono la macchina in due anni e l’elenco potrebbe continuare…direi che i motivi sono sotto gli occhi di tutti.
MB
Mia figlia pur di rimanere in montagna si reca tutti I giorni ha lavorare a Sassuolo in ceramica, nessuno per questi ragazzi fa cose concrete, sconto sulla benzina, sulle gomme, sulla compera della macchina, nessuna riduzione fiscale;poi ci lamentiamo che la montagna si spopola, dico al governo e alla politica muovetevi perché se permane questa situazione la gente muore e quella che rimane se ne va via
Coloretti Giuseppe
Con tutto il rispetto che si deve a quanti espongono le proprie tesi ed opinioni, dando così modo di aprire un confronto, l’udir qui parole come “la montagna ha bisogno di aiuto, da sola non ce la può fare”, o che occorre cambiare strategie, e che ci vuole una diversa fiscalità, mi suonano abbastanza scontate, e piuttosto tardive, specie se pronunciate da un Amministratore che, se non vado errato, appartiene a quel versante politico che per molti anni ha retto le sorti della montagna, e al quale non è certo mancato il tempo e il modo per accorgersi di ciò che andava succedendo sul nostro territorio e cercare di porvi un qualche rimedio (o indurre quantomeno una certa qual inversione di marcia).
Montagna e pianura hanno da sempre praticato una sorta di reciproca compensazione e mutualità, o tentato di farlo, e in questa senso l’Ente Provincia (inteso qual’era prima che la menzionata parte politica ne cambiasse il volto, rendendolo organismo elettivo di secondo grado) svolgeva un ruolo decisamente importante, ancorché non risolutivo, poi le cose sono cambiate, senza che il “vuoto” creatosi con detta trasformazione della Provincia sia stato poi colmato, semmai anche parzialmente, almeno questa è l’impressione alla luce dei fatti, e ora ci troviamo a fare sempre più i conti con quegli “scompensi” cui non da oggi stiamo assistendo (come cittadini comuni o decisori politici).
Il senti dire che “a Castelnuovo ci sono 1.800 studenti e professori, che portano vita e cultura …… qua no”, mi fa tornare alla mente che più di una volta è corso il concetto che il futuro del Capoluogo montano va di pari passo con quello del circondario, e viceversa, ma gli eventi fanno pensare che detto “spirito” o proposito sia rimasto sulla carta, nonostante le affinità politiche ancora presenti tra più d’un Comune montano, così come il sentir far cenno ad una diversa fiscalità, che sarebbe la “salvezza” perché “tutti i giorni qui chiude qualcosa”, mi fa supporre che all’attuale Governo la sinistra potrebbe chiedere ora a gran voce celeri sgravi fiscali per la montagna (mentre non ricordo che lo abbia fatto prima).
P.B.
Complimenti a P.B. per la sua sintesi e grazie al Sindaco Sassi per aver preso atto, anche se in ritardo, della situazione, farlo oggi è come piangere sul latte versato. Da decenni gran parte degli Amministratori dei Comuni montani Reggiani, di una determinata linea partitica, si sono sempre aggregati ai NO a tutto, guai a fare qualcosa, tutti zitti e ubbidienti a determinati ordini di scuderia, si pensi che per arrivare a Ramiseto da Vetto si transita su due guadi, e siamo nel 2023, e abbiamo avuto Presidente della Provincia di RE proprio una cittadina nativa di Ramiseto, questo sta a dimostrare quali erano gli ordini di scuderia a cui tutti si inchinavano.
E ora che i paesi montani sono finiti si scopre l’acqua calda, la montagna sta morendo, dimenticando che è esattamente quello che qualcuno voleva e dimenticando che non si è voluto fare nulla, ma nessuno ha mai chiesto nulla, alla sinistra mancano tante cose ma non certo quella di mobilitare le persone se vuole ottenere qualcosa.
Forse se qualcuno avesse lottato per portare avanti almeno i progetti delle fondovalli forse ci troveremo in una situazione diversa, se la detassazione di chi vive su queste terre, come chiede il Sindaco Sassi fosse stata chiesta da tutti, con forza, forse qualcosa si sarebbe ottenuto.
Che senso ha pagare la TARI su case vuote, pagare il Consorzio di Bonifica su terreni che non rendono nulla e su boschi che per tagliarli serve un notaio; qualcuno ha mai pensato ai maggiori costi a cui va incontro un montanaro che va a lavorare nei Comuni a Valle?, chi ha una coscienza dovrà meditare.
Franzini Lino
Nel condividere le argomentazioni contenute nei commenti che mi hanno preceduto, vorrei rammentare che le annose problematiche, irrisolte, non sono apparse all’improvviso nel 2023. Come noto, chi ha governato da sempre la Regione, Provincia e l’Unione Montana dei Comuni, ha la responsabilità di avere trascurato gli interventi necessari e lungimiranti per rilanciare lo sviluppo della montagna, nei vari settori produttivi, agricoltura, turismo, viabilità, ecc. Peraltro va ricordato che al Governo nazionale, dal 2012 fino all’ottobre 2022, il Pd è sempre stato presente con anche tre Presidenti del Consiglio (Gentiloni, Letta e Renzi). Addirittura con un Ministro reggiano (Delrio)delle Infrastrutture e Trasporti, che se ben guardato di intervenire per risolvere l’annosa situazione critica della SS.63 e relative gallerie, e di fare partire i lavori per attuare la Diga di Vetto.
Ivaldo Casali
La montagna reggiana e l’alto crinale,in particolare,vanno attenzionata come zona depressa,anche più delle zone analoghe del meridione.
La politica sia nazionale,che regionale,non se ne rende conto.
Come dice il sindaco una attività aperta in montagna dovrebbe esser agevolata con minori tasse e anzi direi anche con sovvenzioni. Un bar in un piccolo paese è anche un punto di ritrovo sociale.
In quanto alla viabilità, la provincia di Reggio Emilia ha perso la partita tanti anni fa,quando si è scelta la Cisa come percorso autostradale con la Toscana e la Liguria.
Sono stato un appassionato sciatore e ho frequentato buona parte dell’ arco alpino. Negli anni ho visto bucare le montagne con super strade a sorrimento veloce,per far arrivare i turisti più agevolmente sui campi di sci.
Da noi solo negli ultimi decenni si è fatta qualche galleria,ma in modo insufficiente. Si ci è fermati a Castelnovo,dimenticando le altre tre direttrici del crinale e cioè: Villa-Civago,Ramiseto e la sua valle e Busana- Ligonchio-Collagna-Cerreto.
Mi chiedo perché sulle Alpi si è interventi e sul nostro APPENNINO no?
Non è mai troppo tardi, ma vefo il nostro crinale come una riserva indiana,dove rimarranno solo i nativi senza speranza di uno sviluppo positivo.
Canedoli Otello
Io mi guardo bene dal minimizzare la complessità dei problemi che insistono sulla nostra montagna, ma quando un Primo Cittadino auspica “una strategia di larghe vedute”, il che significa di fatto un cambio di rotta, e fors’anche di passo, non credo possa limitarsi a pronunciamenti generici, e in fondo abbastanza astratti, nel senso che dovrebbe entrare maggiormente nei dettagli, e nel merito degli argomenti, forte dell’esperienza maturata direttamente, o nata dal confronto coi propri Colleghi (istituzionali, e anche politici).
Visto che da parte sua sì è fatto cenno alla viabilità, compresa la Statale 63, io penso che dovrebbe dirci dove e come intervenire, esprimendosi anche sulle strade di fondovalle, tematica che sappiamo essere non poco controversa e riguardo alla quale ogni posizione è ovviamente legittima, anche quella di non dire niente e lasciar fare “al caso”, ma da chi solleva la questione, specie se riveste ruoli importanti, ci dovremmo a mio avviso aspettare indicazioni che rivelino quantomeno in quale direzione si vorrebbe andare
Lino Franzini ha opportunamente menzionato i “boschi che per tagliarli serve un notaio”, e riguardo ai quali non guasterebbe sapere da un Amministratore se opta per il taglio tradizionale o vede piuttosto con favore l’invecchiamento dei boschi, e andrebbe pure spiegato perché mai, finora, la detassazione per la montagna non è “stata chiesta da tutti, con forza”, mutuando le parole di Franzini, il quale ricorda anche la capacità di mobilitazione della sinistra (ma forse le riesce bene o meglio solo verso gli avversari politici).
P.B.
Ho letto l’intervista pubblicata sul Resto del Carlino rilasciata dal sindaco Sassi, che ha qualche passaggio diverso dall’articolo pubblicato da Redacon, a partire dal titolo.
Più che un grido d’allarme mi è sembrato uno sfogo per il calo demografico unito al fatto che chi se ne va non torna, condito da lodi per il proprio operato e commenti per i soggetti esterni al Comune, compresa Reggio Emilia.
Le soluzioni che il sindaco propone sono in linea con la conferenza ANCI del 2021: aiuti esterni (PNRR) perchè la montagna da sola non ce la può fare, il lavoro a distanza (ma come se non c’è collegamento internet? la fibra non c’è), i servizi (ma come senza viabilità che possa agevolare il pendolarismo al contrario? da Reggio alla montagna-mi riferisco agli operatori sanitari ad esempio), diversa fiscalità e viabilità. Problemi già noti, ma la soluzione?
ANCI risponde “Occorre chiamare in causa i territori e le loro comunità che devono essere capaci di cogliere la sfida e di fare sinergie”.
C’è il DDL 2022 per lo sviluppo delle zone montane con stanziamenti per il 2022 e 2023, sul sito dell’ Emilia Romagna-montagna vengono snocciolati i contributi e gli interventi. Anche su Redacon si riportano gli interventi della Bonifica Emilia Centrale.
Le soluzioni devono essere cercate e realizzate da chi conosce il territorio: gli altri comuni aderenti all’unione montana dell’Appennino reggiano hanno gli stessi problemi? i sindaci si sono confrontati su questi problemi, hanno dei progetti per il proprio comune che possano essere adottati anche dagli altri? le amministrazioni comunali uniscono le forze presentando alle amministrazioni provinciali, regionali, nazionali progetti mirati a risolvere i problemi identificati? O si limitano al problema del proprio comune e vanno avanti da soli? E le risposte delle istituzioni quali sono?
Si scelga un problema e lo si porti avanti: se anche l’Anci parla “di avere una fiscalità di equità e più vantaggiosa” si cominci con quella.
Lena