Il presidente del Parco Nazionale dell’Appennino, Fausto Giovanelli, risponde alla Lega.
Ieri, i consiglieri regionali del Carroccio, Gabriele Delmonte e Maura Catellani avevano sollecitato la Giunta, affinché si facesse portavoce nei confronti dell’Ente per provvedere alla pulizia del lago in modo da ripristinare la trasparenza del Calamone.
Oggi, a ‘stretto giro’, arriva la risposta del presidente Giovanelli che evidenzia come sia: “La naturalità, e la multiforme varietà con cui si presenta, sono i più grandi e apprezzati valori del lago Calamone”.
“Il Calamone è sempre diverso, sempre sorprendente sempre vivo e non fissato, come qualcuno ancora vorrebbe, in un'immagine da cartolina. Chi ancora non comprende questo, non comprende perché proprio questo lago ogni anno è più visitato più fotografato e più apprezzato che mai – prosegue Giovanelli - Missione del parco è quella di tutelare il più possibile questa naturalità, o meglio l’elevato grado di naturalità che ancora persiste”.
E qui arriva l’affondo: “Chi domanda continui e ulteriori interventi di artificializzazione e rimozione della flora acquatica che cresce spontaneamente vorrebbe un lago sempre uguale a se stesso, sempre dello stesso colore sempre della stesso aspetto? - si interroga il presidente del Parco Nazionale -. Vorrebbe un lago da giardini pubblici di città? La bellezza e il fascino del Calamone stanno nel fatto che è sempre diverso e si possono fare 100 foto e provare 100 sensazioni diverse”.
“Il Parco nazionale sulla base di studi scientifici e protocolli con le università di Parma e Pavia ha scelto di provvedere annualmente a regolare l’altezza delle acque (che influenza la temperatura delle stesse e la flora) e anche direttamente la presenza della flora acquatica che spontaneamente cresce – specifica Giovanelli -. Tuttavia questi interventi vengono fatti (su base di valutazione scientifica) di preferenza in autunno (l ultimo finanziato interamente dal Parco è stato eseguito da imprese locali nell’autunno 2022) perché nei mesi precedenti, ottimi per il turismo ma non per queste operazioni di ingegneria naturalistica, finiscono per aggravare il fenomeno della diffusione delle piante acquatiche".
In conclusione: “L’ente Parco è sempre disponibile a confrontarsi su approfondimenti tecnico scientifici ulteriori se ci sono. Naturalmente non può seguire, alla giornata, qualunque indicazione improvvisata”
Nel passato, che io ricordi se la memoria non mi tradisce, allorché lo si poteva raggiungere soltanto a piedi – e dunque vado indietro di qualche decennio – il lago Calamone non era soggetto a periodica rimozione della flora acquatica, tanto da essersi lungamente configurato quale pregevole ecosistema o biosistema, in una con la sottostante area umida e pascolativa identificata come Paduli, o nome similare, salvo amnesie visti gli anni trascorsi da allora, e non rammento che all’epoca si levassero rimostranze per tale mancata ripulitura.
Allargandosi di molto la platea dei visitatori, come via via successo col trascorrere del tempo, è abbastanza normale che in questa moltitudine ci sia chi la pensa diversamente – non soltanto in ordine alla gestione di questo luogo, ma anche riguardo alla conduzione di altre zone montane – fino a voler semmai dettare ai “montanari” l’agenda del da farsi in svariati ambiti, vedi ad esempio nella tenuta dei sentieri e carreggiate agricole, per non dire del taglio dei boschi cedui, o del modo di far pastorizia e pascolamento.
Se una tale “dettatura” si fosse già verificata, o stesse per esserlo, anche sotto forma di “indicazione improvvisata”, mutuando il finale di queste righe, ci si potrebbe o dovrebbe chiedere se ciò dipenda dalla perduta capacità di “autodeterminazione” dei montanari, o se, secondo l’opinione di taluni, dovremmo augurarci che la tradizionale identità della montagna venga sostituita da quella via via “immessa” da chi, non autoctono, potrà ripopolarla, oppure dal fatto che chi ci amministra da anni non è ancora riuscito a prefigurare un modello cui poter ispirare il futuro del nostro Appennino.
P.B. 08.07.2023
P.B.
Solo stamattina mi è capitato di leggere il commento di Fabio all’articolo apparso su Redacon tre giorni fa, con titolo “Spopolamento: il rischio di perdere l’identità delle comunità locali”, commento nella cui parte conclusiva si legge che “la politica guarda sempre al turismo e poco a investire sul lavoro artigianale e la piccola industria”, e pare anche a me che ci sia del vero in tali parole, quantomeno riguardo all’attenzione che è stata dedicata al turismo, la quale, a sua volta, può aver eventualmente affievolito quella da rivolgere ad altri settori delle attività svolte in montagna (ma qui .la materia si fa complessa e controversa, e meriterebbe semmai di essere trattata a parte).
Rimanendo dunque nell’ambito del turismo, ho avuto anch’io l’impressione che in questi anni vi si sia puntato molto, facendolo di fatto apparire come lo strumento in grado di risollevare la montagna, e da incoraggiare dunque quanto più possibile, il che può aver indotto qualcuno dei frequentatori abituali del nostri luoghi a sentirsi artefice e protagonista di tale “salvataggio”, tanto da ritenere, anche in totale buonafede, di poter fornire indicazioni per aumentare il flusso turistico, atteggiamento comprensibile se lo consideriamo verosimile figlio della “politica” a favore del turismo esercitata in questi anni, forse in modo un po’ troppo unidirezionale (come scrive Fabio).
P.B. 09.07.2023
P.B.
Il presidente a Vita del Parco ha un opinione del lago che lo portera’ presto a diventare uno stagno melmoso pieno di insetti e per nulla attraente per le persone …… Tanto ci stiamo spopolando chi vuoi che interessi
G.M.
“Il lago Calamone è bello perché è cosi: naturale”. L’affermazione del Presidente del Parco sul “Pozzangherone del Ventasso” è, a mio modesto parere, sconfortante. Dopo una pluri decennale gestione che ha fatto di questa affermazione la linea di direzione di questo pur importante ente si comprende meglio il perché dell’arretramento, spopolamento, dissesto del nostro territorio. Fare il meno possibile, autocelebrarsi senza impegnarsi troppo, tanto l’Appennino è bello cosi: naturale. Come il degrado: è naturale sopratutto se non si fa nulla. Si dica chiaramente che l’Appennino è posto da lupi, cinghiali, caprioli, equini, zecche, processionarie etc, ma non per gli abitanti del posto e turisti; che la funzione del Parco è quella di vigile guardiano dell’immobilismo. Cordialità
Conte da Palude
Leggo velocemente le parole di Giovanelli,e sono rimasto basito…
La gestione del parco è una contraddizione continua,la famigerata ciclabile della Pietra versa in condizioni imbarazzanti, con le precipitazioni abbondanti dei mesi scorsi molto materiale Si è sparso sull’asfalto e nei campi adiacenti… soldi buttati via, le carraie e i sentieri si stanno man mano chiudendo poiché molti contadini con trattori enormi non le riescono più a percorrere e nessuno si prende cura di esse. La naturalità di un parco va interpretata e seguita con una logica di intervento comune per qualsiasi ambito… come ho letto, naturalmente, si dovrebbe avere un cambio generazionale nella direzione del parco. Non sono propenso a fare commenti avrei altri argomenti di spreco di soldi pubblici fatti in questi anni dal parco,lascio perdere ….
Tempo sprecato…la natura farà il suo corso.
Luca Benassi