È iniziato ieri 27 giugno il processo con rito abbreviato, scelto da Silvia Pedrazzini e dal marito Riccardo Guida, imputato con lei e la vedova Marta Ghilardini, per la morte di Giuseppe, il 77enne trovato morto nel pozzo dietro casa l’11 maggio 2021, a Cerrè Marabino (come riportato dell'edizione odierna della Gazzetta di Reggio e de Il resto del Carlino-Reggio Emilia).
Per i familiari di Pedrazzini, caduta l’accusa di omicidio restano l e accuse di maltrattamenti aggravati, sequestro di persona, omissione di soccorso e truffa ai danni dello Stato per aver continuato a prelevare la sua pensione.
Nell’interrogatorio di ieri Silvia Pedrazzini ha dichiarato che la madre litigava spesso con il padre per problemi economici e che proprio da lei le avrebbe riferito dell’allontanamento volontario di Giuseppe. La donna ha poi riferito di essersi sentita in passato così disperata da pensare al suicidio, spiegando i dettagli di una lettera che il marito le aveva spedito quando erano in carcere
Intanto continua la battaglia sulle misure cautelari. Per i coniugi la Procura ha presentato ricorso contro i domiciliari sia in Cassazione che al Riesame. Secondo il riesame la coppia dovrebbe tornare in carcere per il rischio di inquinamento probatorio quindi la difesa si è rivolta alla Cassazione. La Procura ha chiesto il sequestro conservativo dei beni intestati alla vedova.
La vedova invece è libera: era sottoposta all’obbligo di firma e di dimora, decaduti dal 19 giugno.