La vecchia balera estiva, suggestiva, tra le verdi frasche di castagno
richiamava con la musica il piacere conviviale per la festa del paese,
quel giorno magico del sei d'agosto che aveva la bellezza della giovinezza.
La pista in cemento, scrutata in cagnesco dagli gnomi del bosco,
aveva l'aspetto di una pista da circo, ma era la nostra astronave
con cui partire per una missione sulla luna, la luna dei sentimenti.
I giovani erano tanti e Mia aveva il nome della semplicità e della purezza;
il suo seno acerbo, sotto la camicetta a fiori, era il desiderio di quell'estate,
un desiderio che il tempo sovrano ed imperiale non ha cancellato del tutto.
Il sorriso della fisarmonica incantava i cuori con le note del valzer viennese
e le coppie piroettavano sotto il blu stellato come il prillare di una trottola,
con gli scoiattoli che danzavano sui rami degli alberi come in una favola.
E una favola era il mio mondo di allora sempre in cerca di una principessa
da portare su un cavallo bianco fino al castello dorato dei miei sogni, sogni irrequieti di un
ragazzo di paese che non sapeva ballare il valzer viennese.
E dentro qualcosa muore!
(Alberto Bottazzi)