Per “stato” s’intende una forma di organizzazione politica che raggruppa una popolazione all'interno di un determinato territorio. Esso è dunque guidato da un governo centrale e dispone di una sovranità e di una legalità propria. La nazione, invece, è un concetto culturale e storico: rappresenta il sentimento di appartenenza condiviso da un gruppo di individui, legato da una comune lingua, cultura, religione e storia. La nazione non necessita di uno stato, ma può esistere anche all'interno di uno stato multinazionale.
Il Risorgimento italiano è stato un periodo pieno di passione, energia e attivismo che ha portato all'unificazione dell'Italia, sia come stato che come nazione. Questo momento storico è stato guidato da una schiera di patrioti coraggiosi e visionari, conosciuti come "i padri del Risorgimento italiano", che vedevano l'unificazione dello Stato italiano non solo come una sfida politica ma anche come una sfida culturale ed economica.
Tra i patrioti più noti del Risorgimento italiano ci furono Giuseppe Garibaldi, che non ha certo bisogno di presentazioni, ma anche Giuseppe Mazzini, giornalista e politico che ha promosso un'idea di "Italia una, libera e indipendente", Vittorio Emanuele II, il primo re d'Italia e Camillo Benso di Cavour, un politico astuto e influente che ha lavorato instancabilmente per unire le diverse regioni dell'Italia.
Anche l’Appennino vanta due patrioti che si sono distinti nelle vicende risorgimentali del nostro Paese: Cirillo Emiliano Monzani e Pietro Manini, la cui storia sarà raccontata in un articolo successivo. Monzani nacque nel settembre 1823 a Castelnovo ne’ Monti, in un’agiata famiglia di mercanti con già ideali di unità nazionale: lo zio Battista fu addirittura prigioniero nelle carceri di Rubiera per non aver voluto suonare in onore di Francesco IV.
Nel 1841, dopo gli studi al ginnasio del seminario di Marola, si trasferì prima a Pisa e poi a Palermo, per studiare giurisprudenza. Dopo la laurea iniziò ad esercitare come avvocato, entrando in contatto con i mazziniani siciliani, in particolare con Francesco Crispi. Monzani era un uomo d’azione: poco più che ventenne fu incarcerato a Napoli, per le attività rivoluzionarie legate allo sbarco in Calabria dei fratelli Bandiera.
Parallelamente, tra il 1853 e il 1859 si dedico all’attività storica ed editoriale. Lavorò per l’Archivio storico italiano pubblicando alcuni studi e per la casa editrice Le Monnier curò le edizioni delle opere degli storici cinquecenteschi Camillo Porzio e Paolo Paruta, nonché del patriota Vincenzo Gioberti, del quale fu anche amico personale.
Non solo avvocato e brillante storico, ma anche uomo politico: prima candidato nel collegio di Castelnovo ne’ Monti per le elezioni politiche del marzo 1860, poi nel gennaio 1861, a soli trentotto anni, fu eletto deputato della sinistra costituzionale. Il suo passato di “attivista risorgimentale” fece sì che il suo elettorato gli fosse fedele fino alla sua morte, garantendogli un posto in Parlamento. Forse oggi non avrebbe riscosso un grande successo: il suo appellativo a Montecitorio era “il grande taciturno”, poiché non era solito intervenire pubblicamente, ma operò in modo intenso, soprattutto per la costruzione di una ferrovia che attraversasse l’Appennino tosco – romagnolo.
Il punto più alto della sua carriera politica fu raggiunto dal Monzani il 15 aprile 1867, quando fu nominato segretario di Stato del Ministero degli Interni durante il secondo governo Rattazzi. In questa veste fu proprio Cirillo Monzani a leggere il proclama che avrebbe consentito all’esercito italiano di entrare a Roma. Il politico reggiano era credente, ma concepiva già uno stato laico e liberale e si batté politicamente per una progressiva laicizzazione delle istituzioni.
Dopo la morte di Rattazzi nel 1873, il silenzioso Monzani divenne custode della sua eredità politica e portò avanti un’idea di democrazia sia durante la stagione di “trasformismo” dei governi di Agostino Depretis sia durante i governi di Francesco Crispi, fino alla morte avvenuta a Roma nell’aprile 1889. Fu seppellito, come da lui indicato, nel cimitero di San Miniato a Firenze.
Mi ha fatto piacere leggere di questo personaggio, tanti abitano in via Monzani
e non sanno chi sia stato. Mia madre me lo raccontava, ma molto meno documentato,
lui era fratello del dott. Feliciano che aveva sposato la Florinda Capanni sorella di mia nonna Teresa.
Complimenti per la ricerca e grazie. Elda Zannini
Elda Zannini