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  1. Ho letto con molto interesse questo articolo, ricco di spunti di riflessione, trovandovene alcuni meritevoli a mio avviso di una qualche ulteriore considerazione, traducibile altresì in domanda rivolta a chi conosce bene la materia, e cominciando dalla pulizia dell’alveo dei corsi d’acqua, che qui mi pare essere sconsigliata quale causa di una innaturale canalizzazione, con le connesse e plurime conseguenze, ma in assenza di tale pulizia c’è da supporre che il letto del corso d’acqua vada progressivamente ad alzarsi, rendendosi semmai ancora più pensile, e tanto da dover poi aumentare proporzionalmente l’altezza degli argini, onde evitarne il sormonto da parte dell’acqua cresciuta di livello (ma la loro tenuta può risultare poi al di sotto delle aspettative a fronte delle ragioni elencate nell’articolo).

    Verrebbe così da pensare che una pulizia misurata dal sedimento possa risultare piuttosto utile, specie laddove il greto si è fatto stretto, e le sezioni dell’alveo si sono conseguentemente ridotte “all’osso”, mentre laddove il greto si presenta largo è intuitivamente possibile agire in maniera diversa, posto che l’acqua ha lo spazio per allargarsi, e dunque non tracimare anche durante uno stato di piena – almeno nella maggioranza dei casi – e qui gli eventuali interventi di escavazione per ricavarne materiali inerti possono verosimilmente eseguirsi a lato del letto di scorrimento, in cave di ghiaia e sabbia includibili poi in vasche o aree di espansione, delle quali possono accrescere significativamente la capacità di accogliere acqua e trattenerla in attesa di venir utilizzata per uso irriguo e altri possibile impieghi.

    Non è nel contempo da escludere che l’acqua così trattenuta possa alimentare, ossia ricaricare, le falde sotterranee, qui opportunamente menzionate giacché, a detta di molti, costituiscono una importantissima riserva d’acqua, cui poter ricorrere in caso di crisi idrica, e giusto a questo riguardo mi sono chiesto perché mai non siano qui citate le AFI (Aree Forestali di Infiltrazione), che mi risultano funzionare in altra regione del Nord Italia, ovvero terreni particolarmente permeabili dove indirizzare l’acqua che poi si infiltra nel sottosuolo, giustappunto allo scopo di rimpinguare la falda, strumento da vedere anche come forma di compensazione rispetto a quella cementificazione che ha reso impermeabili tantissime nostre superfici, ma circa la quale è realisticamente difficile poter tornare indietro (a cose fatte come si usa dire).

    P.B. 05.06.2023

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