Il 1° giugno, nel corso di una conferenza stampa a Bologna, Davide Ferraresi e Paola Fagioli, rispettivamente Presidente regionale e Direttrice di Legambiente, hanno annunciato l’uscita dell’associazione dal Patto per il Lavoro e per il Clima: il progetto lanciato nel 2020 da viale Aldo Moro con cui la Regione Emilia-Romagna consultava e concordava con le parti sociali le politiche in materia economica ed ambientale. La decisione è maturata perché in due anni e mezzo le politiche regionali in tema ambientale vengono reputate incoerenti, a partire da azioni non in linea con gli obiettivi fissati, in particolare quelli per la transizione ecologica e l’abbandono delle fonti fossili, che sono emblematicamente rappresentate dal rigassificatore di Ravenna.
Ma è anche la «mancanza di coesione tra i firmatari», registratasi in particolare con le titubanze e le reticenze nei confronti degli impianti di fonti rinnovabili, come ad esempio i parchi eolici in Romagna e in Appennino. E poi ancora i temi della mobilità, del consumo di suolo, della logistica e dei rifiuti.
Legambiente e l’altra associazione ecologista Rete Emergenza Climatica e Ambientale (Reca) dell’Emilia Romagna, hanno lavorato insieme all’elaborazione di 4 proposte di legge di iniziativa popolare su temi ambientali, per le quali avevano raccolto le firme, come previsto dai regolamenti regionali. La settimana scorsa, però, i proponenti hanno lamentato che, nonostante quanto scritto nella legge regionale sulla partecipazione, a sei mesi dal deposito dei testi e delle firme l’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna non aveva ancora incardinato nelle commissioni le proposte e, di conseguenza, non le aveva né esaminate né discusse.
La replica della Regione, per bocca del Sottosegretario alla Presidenza della Giunta Davide Baruffi: “Quella di Legambiente è una decisione che lascia stupiti e perplessi. Nel merito e per il fatto di averla appresa da una conferenza stampa, senza che sia stata comunicata al tavolo del Patto, che si è riunito ancora la scorsa settimana. Un tavolo che, ricordo, riunisce tutte le componenti del sistema regionale: sindacati e imprese, enti locali e università, mondo della scuola e delle professioni, Terzo settore e banche. Sessanta firmatari che, al pari di noi, oggi vengono a conoscenza di questa scelta dalle agenzie di stampa. Tante le cose importanti realizzate, dagli investimenti inediti sul trasporto pubblico locale alle comunità energetiche rinnovabili, fino all’Università dell’Onu sui cambiamenti climatici. L’impegno comune del sistema regionale per coniugare lavoro e clima prosegue”.
“Ogni scelta- conclude il Sottosegretario- è naturalmente legittima, ma riteniamo che tirarsi fuori dal lavoro comune che il sistema regionale sta facendo per coniugare lavoro e clima non renderà più forti né le ragioni di Legambiente, né il lavoro corale che in ogni caso proseguiremo. Siamo invece certi che, quando Legambiente riferisce di atteggiamenti sprezzanti da parte di non meglio precisati amministratori, non si riferisca alla Giunta regionale, da cui ha sempre avuto e avrà il rispetto che meritano tutti i soggetti associativi. Rispetto che, di rimando, ci saremmo attesi da parte di Legambiente attraverso un confronto preliminare e franco in sede di Patto”.