La comunità di Casina si è riunita in massa nei primi due giorni di recita del Santo Rosario per rendere omaggio a don Eusebio Bertolini, il parroco amato e rispettato che ha dedicato gran parte della sua vita alla chiesa di Giandeto. Nonostante la splendida chiesa fosse spaziosa, non è stata sufficiente ad accogliere tutte le persone che sono accorse per l'ultimo saluto al don, compresi amici, parrocchiani e parenti.
Don Eusebio era estremamente orgoglioso della chiesa di Giandeto dedicata a San Paolo, che aveva impreziosito nel corso degli anni. Era un luogo caro a lui e, in quel posto speciale, molti sono giunti per stringersi attorno alla sua salma, riposta in una bara semplice, di colore chiaro, posta in terra davanti all'altare maggiore. Nonostante il viso del don ancora trasudasse la sofferenza della malattia, moltissime persone hanno voluto manifestargli il loro affetto.
"Don Giuseppe", come era affettuosamente chiamato, ha affrontato gli ultimi giorni con grandissima dignità e coraggio, supportato amorevolmente dal suo assistente Paolo Marioni. Ha rifiutato il proseguimento delle cure che ormai non lasciavano alcuna possibilità, mostrando così una forte determinazione fino alla fine. Solo poche settimane prima, pur essendo costretto su una sedia a rotelle, aveva concelebrato un funerale, dimostrando la sua volontà di servire la sua comunità fino all'ultimo istante.
Durante la recita del Rosario, le preghiere sono state guidate da don Carlo Castellini, parroco di Casina, don Giovanni Rivi, parroco di San Giovanni di Querciola, e don Giancarlo Bertolini, parroco di Toano. Alla fine del Rosario, sono state lette due testimonianze di Susanna Nasi e Daniela Cilloni, che hanno reso omaggio alla figura di don Eusebio Bertolini. Le loro parole hanno catturato la straordinaria dedizione e il carattere di don Eusebio, e le riportiamo integralmente di seguito.
Oggi, alle ore 15, presso la chiesa parrocchiale di Casina, si svolgeranno i funerali celebrati dal vescovo Giacomo Morandi. Sarà un momento di commozione e riflessione per tutta la comunità, che ricorderà con gratitudine l'immenso contributo di don Eusebio alla vita spirituale di Casina e dei suoi abitanti.
La lettera di Daniela Cilloni
Ciao Don, è triste non vederti dietro all'altare, come è triste non sentire la tua voce per la celebrazione della Santa Messa.
Te ne sei andato nella sofferenza, dopo aver vissuto il tuo calvario, ma hai voluto portare la croce fino alla fine del viaggio, orgoglioso del messaggio di fratellanza e pace che hai sempre
propagato tra i fedeli. Scrivo a nome di quella generazione che,
quando tu sei arrivato in questa Parrocchia, era costituita da bambini, da ragazzi e da coloro che hai battezzato tu personalmente nei primi anni della tua presenza a Giandeto.
Tu avevi la capacità di unire le persone. La Chiesa e il sagrato antistante era un punto di ritrovo per tutti noi.
Per te Don la fede non si trovava solo con la preghiera, ma nello stare insieme con gioia e allegria. Ed è così che trascorrevano i pomeriggi per noi ragazzi: in un ambiente sano e genuino e
senza pericoli. La nostra generazione non aveva smartphone o
social per comunicare ma ci si metteva d'accordo di volta in volta e non mancava mai nessuno. Andare a messa era l'occasione per partecipare alla preghiera tutti insieme. Preparavamo i canti
per la liturgia che ci indicavi, spesso ci trovavamo in anticipo per provarli, poi si cantava e si allietava la funzione per tutti i partecipanti. Dopo la Messa, era abitudine fissa fermarsi
davanti alla Chiesa per parlare, scherzare e stare in compagnia ancora una mezz'oretta prima del pranzo domenicale. Finito di spogliarti delle vesti liturgiche, stavi lì, sulla porta della Chiesa a
sorridere e a guardare tutti i presenti, la tua comunità che era presente nella tua casa, nella casa del Signore.
Poi veniva il mese di Maggio ... ogni sera si recitava il Santo Rosario con la tua mamma Teresina, ci spronava fin da piccoli a recitarlo offrendoci il gelato. Per Natale e Pasqua le prove dei canti iniziavano molto prima. Ci si trovava la sera, la prima tappa
era in Canonica, nel tuo soggiorno davanti al camino acceso, in attesa che arrivassero tutti. Poi si andava in Chiesa e si provavano i canti. Dovevamo essere bravi per la funzione che stavamo preparando, ognuno di noi ci teneva tanto. La nostra generazione ha frequentato le elementari vicino la Chiesa e non c'era giorno
che non fossimo qui davanti a giocare.
Le maestre, in occasione della Messa dei Defunti nel cimitero, ci portavano alla funzione perché anche quello era insegnamento.
Organizzavi i pellegrinaggi... per noi partire da Giandeto con un pullman era un emozione senza precedenti. Erano presenti tutte le età, da noi ragazzi fino ad arrivare agli anziani del paese.
Anche lì c'era gioia e allegria, perché c'era una bella "fetta" di quella comunità che era sempre unita e presente. La nostra generazione era quella delle recite sul palco di quello che noi abbiamo sempre chiamato "asilo parrocchiale". E immancabilmente, al centro della sala tra gli spettatori c'eri tu Don con la telecamera che riprendevi ciò che era bello conservare, perché era la tua gente che si ritrovava per un momento di svago.
La tua presenza è sempre stata costante, hai gioito con noi nei matrimoni e nei battesimi, hai sofferto con noi per le perdite dei nostri cari. I ragazzi della nostra generazione ora sono
diventati uomini, donne, padri, madri. Tanti si sono trasferiti altrove per ragioni di famiglia o di lavoro ma nessuno di noi ha staccato le radici da questa terra, nessuno di noi in cuor suo ha
veramente abbandonato questa casa, questa grande famiglia che è la nostra comunità di cui tu Don hai fatto parte per oltre 55 anni. E se queste radici sono ancora ancorate al terreno
nonostante le distanze è anche merito tuo. Ho visto una bellissima immagine di una ragazza di Giandeto sullo stato di Whatsapp. Tale immagine rappresentava Don Giuseppe proprio nell'istante del Battesimo della ragazza stessa e un commento recitava: da oggi la comunità di Giandeto sarà più povera (e vicino un cuore spezzato). È vero, la nostra comunità da oggi è più povera. Siamo cresciuti con tanta ricchezza, non materiale ma spirituale ed oggi con la tua partenza, siamo realmente più poveri. Sicuramente, i valori che abbiamo imparato e sostenuto cerchiamo e cercheremo di trasmetterli ai nostri figli, speriamo di renderti orgoglioso per questo. Questa sera caro Don, vogliamo rivolgerti l'ultimo umile saluto qui, tra la tua gente, tra la
tua comunità, nella tua casa, nella tua Chiesa. Domani sarai degnamente salutato dai reverendi parroci, dal Vescovo e da tutte le persone presenti. Noi però saremo sempre qui, con le nostre radici ben piantate nel terreno e con la consapevolezza che la tua presenza in questa Chiesa, non morirà mai. Buon viaggio Don Giuseppe!
La lettera di Susanna Nasi
Caro don Giuseppe, questi sono giorni carichi di emozioni e di ricordi. Hai cominciato a occuparti di noi prendendoci per mano e nel cuore. Nel giorno del battesimo ci hai guidato verso la santa comunione e la cresima. A tanti di noi hai celebrato il matrimonio e hai battezzato i nostri figli. Già alle elementari una volta o due a settimana alla sera facevi “il giro” a prendere noi bambini e ci portavi qui in Chiesa alle prove di canto con i “grandi” e quando si tornava a casa si continuava a cantare a tutta voce anche in macchina. Quante volte durante l’intervallo la Teresina, tua mamma, preparava il caffè per le maestre e a noi non mancava mai di dare anche un semplice biscotto o una caramella, per noi era festa. Crescendo era una tappa irrinunciabile (pure per noi femmine) venire a servire messa, la paga era 1000 lire e qualche particola. Grazie ai tuoi pellegrinaggi hai portato il nostro piccolo coro a cantare in diversi santuari, durante il viaggio si facevano le prove per la messa ma poi ci scatenavamo in canti non sempre in tema con la giornata, ma ci lasciavi fare e ti divertivi. Il tuo cuore era in parte qui e in parte anche in Africa, in Madagascar. Per tanti anni grazie a te li abbiamo aiutati con le offerte che riuscivi a raccogliere, ricordo che quando arrivava la lettera di don Ganapini con il resoconto di quello che aveva
costruito. Puntualmente a fine messa la leggevi, la leggevi con orgoglio perché anche noi nel nostro piccolo li avevamo aiutati. Non è sempre stato “rose e fiori” tra noi e lei, oltre ai tanti bei momenti ci sono stati anche momenti di tensione. Lei aveva le sue idee e noi le nostre, e per arrivare allo stesso obiettivo a volte ha ceduto lei a volte noi, l’importante però era incontrarsi. Con le sue iniziative e con il nostro aiuto, ha saputo tenere per tanti anni vivo e unito un piccolo paese di poche anime. Ma ora è il momento di lasciarla andare nel suo viaggio verso la casa di Dio, dove potrà riabbracciare i suoi genitori e noi consapevoli che il vuoto che lascia sarà incolmabile. Solo un’ultima cosa. Quando sarà lassù saluti tutti i nostri cari che abbiamo perso e che ci mancano. Grazie don, grazie di cuore per aver fatto parte della nostra vita.