Mi sono recata al “Don Bosco” per poter ascoltare i “dotti” dell’arte e della storia che ci hanno parlato di tutto questo. Tutti bravissimi molto preparati che ci hanno trattenuto col loro sapere.
Ma il nostro piccolo caro e semplice oratorio dov’era? Ho seguito con attenzione per quel che me lo hanno permesso le mie tartassate orecchie, tutta la lezione catechistica del monsignore, molto dettagliata per spiegarci chi era Maria Maddalena, vi dirò che ha spolverato tutta la bibbia e i quattro vangeli, dopo un’ora tonda eravamo tutti ben eruditi, perciò bravissimo il monsignore, anche se questa non era un’aula universitaria.
Naturalmente anche la dottoressa ha detto la sua, anche lei preparatissima e molto sapiente e fi qui ci siamo, ma il nostro piccolo, semplice e amato Oratorio dove l’abbiamo lasciato?
Poi i filmati che si vedevano e non vedevano e anche lì tutti gli oratori della diocesi, ecc…
A un certo punto molto maleducatamente, mi sono alzata e me ne sono andata, erano tutte cose che non mi interessavano e mi sono accorta che guardavo senza vedere e ascoltavo senza sentire, presa dai miei pensieri che galoppavano senza sosta.
Come vi dicevo tutti bravi tutti sapienti, ma freddi e il nostro Oratorio ha bisogno di amore per poter essere restaurato e di… “soldi”.
Da bambina ho passato la mia infanzia vicina a Lui, dove mio padre lì di fianco, proprio nel palazzone lì sulla sua destra aveva affittato tuto il pianoterra e vi aveva piazzato il suo lavoro da marangone.
Tutte le mattine alle sette vi veniva celebrata la prima messa frequentata da tutte le “resdore” del paese così dopo potevano tornare ai loro vari impegni. Allora le donne facevano così come adesso invece, prima di recarsi al lavoro vanno al bar a prendere un caffè e fare due chiacchiere. Come vedete i tempi sono cambiati e cambieranno ancora, altri tempi, altre usanze.
La sera poi del mese di maggio e di settembre ci si recitava il santo rosario, la chiesa era zeppa.
E mio padre durante questa funzione spegneva tutti i macchinari elettrici rumorosi “la circolare, la piallatrice ecc.” per rispetto e non disturbare coloro che pregavano e io penso che quando sarà arrivato “lassù” qualcuno lo avrà ricordato a San Pietro.
Poi prima di lasciarvi vi voglio raccontare una storia, non scritta sui libri, ma tramandata a voce per generazioni, chiamatela pure fola come faccio io, o leggenda come dicono gli studiosi. A me la raccontò mia madre che a sua volta gliel’aveva raccontata la sua di madri che era una Capanni e aveva abitato in quella casa da giovane.
Mia madre era nata a fine ottocento perciò sua madre verso la metà di quel secolo, questo per farvi capire quanto questo racconto sia vecchio.
Nel palazzo che si ergeva e ancora c’è sul fianco destro dell’oratorio, abitava una famiglia facoltosa, ma anche lì nonostante la ricchezze, successe l’irreparabile, una ragazzina molto giovane rimase incinta, allora questa nascita non era considerata un dono di Dio, come lo sono tutti i bambini sia che nascano col padre o senza, anzi era una grossa vergogna.
Questa ragazzina non la fecero mai più uscire di casa né prima né dopo, però la messa doveva ascoltarla, non ascoltare la messa domenicale era un grave peccato.
Allora fecero aprire una porta, costruirono un breve corridoio che si fermava davanti alla finestra in alto sulla destra dell’oratorio e da lì da dietro i vetri la povera ragazza poteva vedere il prete che officiava sull’altare, ma non poteva scorgere nient’altro.
Non si sapeva e non si è mai saputo chi era il padre del nascituro, magari uno stesso famigliare, a quei tempi che le ragazze facevano vita così ritirata…a me vengono tanti dubbi.
Lei non vedeva i fedeli nella chiesetta, ma le brave comari sapevano che lei era lassù e guardavano se potevano scorgere qualcosa, chi con compassione e chi invece con piacere, intanto ascoltavano la messa e la lunga predica come si usava allora, continuando a sgranare i chicchi del rosario.
Non so dirvi poi se quella finestra venne murata o cosa, ma piacerebbe saperlo anche a me.
Elda Zannini
Gentilissima signora Elda,
Mi dispiace molto che non abbia apprezzato i contenuti del convegno di domenica scorsa sull’Antico Oratorio Santa Maria Maddalena, come invece molti presenti hanno fatto.
La preparazione dei relatori presenti non si può certo contestare, e colgo l’occasione per ringraziarli nuovamente per i loro preziosi contributi: quando qualcuno mette a disposizione gratuitamente il proprio tempo, compie un bel gesto, molto apprezzabile. Quando poi, oltre al proprio tempo, il relatore mette a disposizione la propria cultura, le proprie ricerche, il proprio materiale per allargare i nostri orizzonti, penso che come cittadini dobbiamo essere loro doppiamente grati, oltre che, prima ancora, rispettosi.
Come ho accennato all’inizio del convegno, si è trattato di una prima iniziativa di coinvolgimento della popolazione, di contestualizzazione religiosa, storica ed artistica dell’Antico Oratorio di Santa Maria Maddalena, a partire ovviamente dal culto nei confronti della Santa. A questa iniziativa seguiranno altre, tra le quali un momento di “ricordi” da parte di chi l’antico Oratorio l’ha vissuto nel secolo scorso: c’è bisogno del contributo di tutti, perché l’Oratorio è di tutti.
L’obiettivo, se non è stato chiaro, è proprio quello di riportare in vita l’Antico Oratorio, e l’impegno è quello di tenere informati i cittadini delle varie fasi che speriamo di riuscire ad intraprendere.
Grazie
Dott.sa Maria Luisa Muzzini