La consigliera comunale di minoranza di Castelnovo ne' Cuori, Nadia Vassallo, torna sul caso del bambino morto alla 37 settimana di gestazione e approfondisce quello che definisce “un aspetto che non è ancora stato affrontato adeguatamente in questi giorni di clamore”.
Sulla questione, nei giorni scorsi, hanno preso posizione anche il consigliere comunale a Castelnovo e medico pediatra, Carlo Boni, appoggiato dal sindaco Enrico Bini e dagli esponenti della maggioranza. Nel dibattito è intervenuto anche Thomas Predieri, referente dell’ Appennino reggiano di Sinistra italiana.
Così Nadia Vassallo: "I casi di emergenza che necessitano l’intervento urgente per scongiurare danni letali al nascituro e alla madre ci risulta non possano essere trattati nell’ospedale di Castelnovo ne’ Monti non perché privo di strutture, sale operatorie, ginecologi, chirurghi o reparto di rianimazione, ma perché esiste apposito divieto della direzione sanitaria".
“Ci risulta infatti -spiega - che al personale interno sia stato diffuso un documento nel lontano 4 dicembre 2017, poco dopo la delibera di chiusura del punto nascita, che rispecchia quanto avvenuto per il caso del bimbo morto”.
La consigliera cita testualmente la pagina 6 di questo documento: “L’autopresentazione di una gravida all’Ospedale di Castelnovo ne’ Monti è sempre da considerare come errore. Le pazienti gravide, con patologia gravidanza correlata certa o non escludibile, sopra le 22 settimane di EG, saranno inviate presso il centro Hub.”
Poi aggiunge che a questo "si collega la dichiarazione rilasciata alla Gazzetta di Reggio, all'epoca dei fatti, dal direttore generale dell’Ausl Fausto Nicolini che aveva affermato che la guardia ginecologica era stata sospesa contestualmente alla chiusura del Punto Nascita, in accordo con il personale ostetrico-ginecologico, in quanto inutile, non essendoci più la necessità di fare parti cesarei in urgenza”.
“Quindi – specifica la consigliera - oltre alla chiusura su delibera regionale della possibilità di parti naturali su Castelnovo ne’ Monti vi fu questo provvedimento dell’Ausl di Reggio Emilia che vietava anche quelli in emergenza-urgenza, attraverso disposizioni interne ed anche con la soppressione della guardia ginecologica h24 ed il differimento dei casi all’hub reggiano, distante circa un’ora di tempo in condizioni favorevoli di meteo, traffico e disponibilità dei mezzi”.
E aggiunge: “Tutto questo, nonostante le nostre proteste di Cicogne e nonostante il caso accaduto a una madre di Pavullo di Modena già il 29 ottobre 2017, quando un altro distacco di placenta invece di essere curato nello stesso ospedale di Pavullo è stato inviato a Modena, dove il bambino è morto alla 37 settimana di gestazione. Una cosa è certa, le emergenze-urgenze ci saranno sempre perché fanno parte della natura. Ma non è la natura a vietare che in montagna si possa partorire, così come non è la natura a vietare interventi immediati salvavita in caso di emergenza, possibilità oggi esclusive delle donne di pianura".
“Sarebbe il momento di ricordare – conclude - che i cosiddetti casi di patologia gravidanza correlata non sono insignificanze statistiche di feti, ma vita umana da preservare”.
Una vergogna ma la situazione Emilia Romagna si è vista con le piogge non meravigliamoci ….
Luchino
Poiché io vengo dalla sinistra, mi rivolgo a questa parte: non è evidente che si è compiuta una ingiustizia che raccoglie i peggiori aggettivi usati per stigmatizzare gli avversari?
Razzismo e discriminazione contro le minoranze della popolazione colpevoli di vivere in montagna, a favore dei diritti della maggioranza di pianura.
Maschilismo esercitato dai “grandi uomini” che dispongono per le donne il parto in trasferta, con un sistema che assomiglia ad una ditta di corrieri. E anche le emergenze devono uniformarsi a questa organizzazione.
Non vedere queste cose non può passare per ingenuità.
Gianni Marconi
La direzione sanitaria ha trovato terreno fertile nella politica locale, che non ha saputo (ragionevole attendersi che non ha potuto?) tutelare il diritto a nascere in montagna. Dopodiché nessuno nega che non è facile opporsi al potere forte (e rosso) a maggior ragione se si rappresenta un piccolo territorio (depresso) di montagna.
MA
Sulla questione Punto Nascita dell’Ospedale montano ognuno ha ovviamente il proprio e legittimo punto di vista, anche diverso e lontano da quello della consigliera Vassallo, ma si farebbe molta fatica a non riconoscerle di essersi spesa fin da subito per la riapertura, mantenendo questa posizione fino ad oggi con risoluta coerenza, e perseverante continuità, mentre altri sono “entrati in campo” più tardi, se non molto più tardi, dopo un iniziale silenzio, e semmai dopo una prima fase di incertezza e titubanza, o poca convinzione, pur cercando nondimeno di accreditarsi adesso quali assidui ed instancabili paladini della riapertura (ma ho l’impressione che il ritardo o la tiepidezza con cui si sono mossi incrini un poco, o parecchio, la loro credibilità, quantomeno rispetto alla consigliera Vassallo).
P.B. 28.05.2023
P.B.
Non si allontana probabilmente dal vero MA, quando afferma che non è facile opporsi ai cosiddetti “poteri forti”, il che vale un po’ per tutti i tempi, ma nelle moderne democrazie gli organismi elettivi, decisori politici in testa, hanno poi cercato di agire da argine e contrappeso, anche facendo casomai ricorso a ragionevoli mediazioni, e stupisce abbastanza il vedere una sinistra, dalle cui parti, peraltro, si è non di rado imputato alla destra di essere espressione dei poteri forti, che non sappia o non voglia esercitare tale ruolo di contrappeso, dando l’impressione di avvitarsi sempre più su se stessa, incapace di assumere decisioni, o dar risposte convincenti ai problemi, o avanzare quantomeno proposte realistiche (salvo l’esser pronta a criticare quelle degli altri).
P.B. 30.05.2023
P.B.
Come mai le donne arrivate a rivestire ruoli di potere si comportano in modo così abominevole restando comunque e dovunque soggette al volere del “maschio” di turno? Perché dopo tanti anni di sfide per raggiungere ruoli dirigenziali da parte del “gentil sesso” si assiste alla svendita totale e a basso prezzo dei diritti delle altre donne? I giochi di potere rendono le donne al comando prive delle eccellenti qualità che rendono la parte femminile del mondo unica e insostituibile, vestendosi della sicumera e della arroganza che davvero i maschi non hanno.
MCB