E' stata la prima volta che, Vetto, negli ultimi 40 anni si è fermata per ricordare Pasquale Marconi, a 125 anni dalla nascita. Merito della iniziativa voluta unitariamente dalle associazioni partigiane Anpc, Alpi, Anpi che ha visto la sala polivalente gremita come raramente capita di vedere. Erano presenti esponenti delle amministrazioni comunali, oltre che vettesi, di Montecchio, Gualtieri, diverse associazioni, il mondo della scuola. Come ha ricordato il giornalista Gabriele Arlotti, "oggi ricordiamo di un bambino che studiò alle elementari a Casella di Cola, da ragazzo si ritrovò nella ferocia della Prima Guerra Mondiale, uomo fu partigiano combattente senz'armi e padre costituente. Nel mentre aveva fondato l'ospedale Sant'Anna e fu sindaco a Castelnovo e Vetto". Per l’occasione la sala è stata allestita con impeccabile gusto con le immagini delle tante opere fatte quando lui fu amministratore del comune in riva all’Enza.
Molto coinvolgenti le testimonianze dei protagonisti della giornata che abbiamo intervistato, precedute dal saluto del sindaco vettese Fabio Ruffini che ha ricordato come sia stata per Vetto e non solo "una persona di una levatura senza eguali.
Medico, politico, partigiano: una figura che ancora oggi, a 125 anni dalla nascita, continua ad aleggiare in montagna. Ma soprattutto una persona dotata di una umanità straordinaria: sempre proteso verso gli altri.
Teresa Muratore, docente di filosofia e storia al liceo Dall’ Aglio di Castelnovo, è autrice del libro "Il medico scalzo. Pasquale Marconi nella storia del 900 italiano”, (2012 Aliberti editore): racconta la storia di Pasquale Marconi, che ha attraversato i principali avvenimenti del ‘900 italiano; tra i fatti meno noti sono stati evidenziati alcuni episodi legati al San Lazzaro di Reggio Emilia, allora uno dei più grandi ospedali psichiatrici italiani, di cui Marconi nel 1951 venne nominato Commissario Prefettizio e poi Presidente della Commissione amministrativa fino al 1961.
“E’ una figura che è emersa con forza – sottolinea Muratore - me ne hanno parlato i colleghi e mi sentivo parlare anche fuori dal contesto scolastico. E quindi sorta in me la curiosità di approfondire la vita, la biografia di questo medico che tutti chiamavano già il medico scalzo. Quindi ho lavorato nell’archivio della famiglia Marconi per un periodo abbastanza lungo di tempo e poi ho scritto questo libro. Aveva scelto di curare tutti nel suo ospedale: di qualsiasi provenienza politica perchè per lui, innanzitutto, c’era il malato da curare. Ha vissuto da protagonista i momenti cruciali del ‘900: Marconi ha fatto parte del partito popolare, che ha avuto una vita molto breve, perché poi c’è stato l’avvento del fascismo; ha partecipato alle due guerre; è stato in assemblea costituente come padre costituente, poi deputato per la democrazia cristiana”.
“E’ stato – aggiunge - anche presidente del consorzio della bonifica Tresinaro Secchia: ha fatto cose importantissime per la montagna, perché ha fatto arrivare l’acqua a Castelnovo ne’ Monti e si è preoccupato di rendere attiva la manutenzione delle strade. Pasquale Marconi aveva cura delle persone e del territorio”.
Il ricordo del nipote, Gianluca Marconi
“Lo scorso dicembre – racconta il dottor Marconi - in occasione del cinquantesimo anniversario della scomparsa di mio nonno, è andato in scena uno spettacolo, dove i ragazzi delle scuole di Castelnovo ne hanno ripercorso la vita, i valori e la vicenda profondamente umana. E’ bello veder che sia ricordato anche dai ragazzi, le loro riflessioni, hanno proprio colto, direi, la forza, il coraggio, la fede, ma soprattutto la grandezza e la contemporaneità di questo uomo straordinario”. “Tutti lo ricordano perché è stato un uomo di pace -aggiunge - sempre al servizio della persona umana, in qualsiasi momento della sua storia, in qualsiasi momento della sua vita. Non solo il medico che ha fondato l’ ospedale della montagna, ma è stato anche un partigiano che ha combattuto senza armi per la libertà: curava tutti, anche i fascisti. Ha lavorato per tutta la sua vita, per il bene della nostra terra”. E conclude: “Ha sempre messo ‘ l’uomo ‘ al centro della sua vita: fondando appunto, l’ospedale nel 1931 e la prima cosa che ha voluto all’interno dell’ospedale è stato il Cottolengo, dove portava tutti gli ammalati, i cosiddetti ultimi della montagna, girava tutto i giorni con la sua macchina per trovare chi aveva bisogno li portava lì. E’ stato l’antesignano delle Case di carità.
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Il Marconi padre costituente sarebbe stato a favore di un ammodernamento della costituzione a 75 anni dalla sua promulgazione?
Ma dipende dai contenuti. Lui ha condiviso fino in fondo, il testo della nostra Carta costituzionale. È difficile attribuire alle persone quando sono morte dei pensieri e non è neanche corretto, sicuramente era favore della centralità del Parlamento, a una Costituzione che fa la scelta della democrazia parlamentare. La nostra democrazia non è presidenziale, non è maggioritaria, è una democrazia che mette al centro il ruolo del Parlamento. Mi pare che sotto questo profilo Marconi avrebbe avuto delle perplessità nel cambiare la forma dello Stato, cioè la seconda parte. Non stiamo parlando dei principi fondamentali sui quali sarebbe di questo, sono sicuro, rigorosamente difensore. Però ripeto, vorrei che si sottolineasse ogni attribuzione di un pensiero a una persona che non c'è più arbitraria e di questo credo che si debba tenere conto.
A suo avviso Marconi come valuterebbe il malcontento diffuso tra i Montanari sulla carenza di infrastrutture, alcuni servizi soprattutto nei comuni più alti, così come lo spopolamento e la voglia dei giovani di andare in città?
Marconi aveva un forte legame con la sua gente e il suo territorio. Era una figura politica gigantesca, un patriarca della montagna, amato anche da coloro che non lo votavano. Garantiva sicurezza ai montanari, assicurando che la montagna non sarebbe stata dimenticata. In questo senso, può essere paragonato al senatore Micheli di Parma, che aveva un forte legame con la sua terra. Marconi si distingueva per la sua dedizione nell'infrastrutturazione: costruì un ospedale, una scuola materna a Castelnuovo e si occupò della bonifica e dell'acquedotto della Gabellina. Era un politico idealista, ma anche pragmatico. I suoi segretari, come l'ingegnere Franchi e il dottor Magnani, erano scelti per la loro capacità operativa. Marconi era consapevole del problema dello spopolamento delle aree montane e avrebbe promosso campagne per valorizzare la vita di montagna. Avrebbe sicuramente sostenuto la sensibilità ambientale e l'ecologia integrale, come espresso nella Laudato sì di Papa Francesco, riconoscendo che l'ecologia non riguarda solo il territorio e gli elementi naturali, ma anche l'integrazione tra l'uomo e la natura. La creazione di condizioni che favoriscano l'insediamento e l'amore per la montagna è essenziale, ma esiste una differenza fondamentale tra il montanaro che ritorna nella sua terra e il cittadino che sale in montagna per godere dei benefici che non trova nella pianura. Il montanaro che ha abbandonato la sua terra e decide di tornarvi ha un legame vitale con essa, è un legame profondo e significativo. Non si tratta solo di essere un turista intelligente, ma di cercare un legame autentico con la propria madre terra. Questa è una differenza sostanziale, una diversità profonda che va oltre il semplice turismo.
Complice la narrazione rossa della Resistenza e si ha l’impressione che la figura di Marconi costituente non sia adeguatamente ricordata è così?
C'è stato sicuramente un tentativo di appropriazione del modo di resistenza dei cattolici durante il dopoguerra. Giorgio Bocca, un giornalista di sinistra, ha riconosciuto l'originalità del ruolo dei cattolici nella resistenza, affermando che senza di loro la resistenza non sarebbe stata possibile. Anche uno storico universitario di Parma ha recentemente dedicato un libro alla resistenza dei cattolici in Europa alla fine della Seconda guerra mondiale. Marconi, insieme a Dossetti, è stato uno dei pochissimi partigiani cattolici che hanno partecipato attivamente alla lotta armata. Tuttavia, la partecipazione dei cattolici alla resistenza è stata sempre problematica, poiché dovevano considerare il rischio di rappresaglie sulla popolazione civile. La modalità di vivere la resistenza da parte dei cattolici era diversa, ma non meno motivata rispetto ai partigiani comunisti. L'antifascismo dei cattolici era caratterizzato da un'opposizione morale al regime fascista. Don Giovanni Minzoni è stato un esempio dell'originalità dell'antifascismo cattolico, poiché ha compreso che il fascismo era in conflitto con il Vangelo. La partecipazione dei cattolici alla resistenza ha dato legittimità politica e credibilità agli alleati. Senza di loro, la resistenza avrebbe perso parte della sua completezza. È importante riconoscere il ruolo sia dei partigiani comunisti che dei cattolici nella lotta contro il fascismo. Insieme, hanno dato un senso di ribellione nazionale durante l'occupazione.
Ci tenevo molto ad essere presente a questo incontro in ricordo di un vero uomo che ha lottato tutta la sua vita per il bene dei paesi montani, ma un imprevisto me lo ha impedito.
Chi ha la mia età non può non ricordare con affetto, stima e ammirazione il Medico scalzo di Castelnovo ne Monti che tanto bene ha fatto a questi territori.
Indirettamente, ma da fonte certa, da mio padre, partigiano comunista delle camice rosse di un grande distaccamento, posso dire di aver conosciuto anche il Pasquale Marconi “Partigiano”; parlando di Lui mi diceva sempre queste parole, che mi sono rimaste impresse nella mente, a differenza di noi Marconi correva sempre, giorno e notte, per salvare delle vite, per colpe non sempre motivate o accertate; parole che dette da mio Padre, che lottava per altri colori di bandiera, hanno un grande valore.
Tutti noi montanari, a partire dalle Amministrazioni, dalla Chiesa Cristiana e da tutti i cittadini, dobbiamo impegnarci per tenere alto il nome di persone come il Prof. Pasquale Marconi, che ha vissuto nel rispetto dei veri Valori dell’uomo; l’impegno, la serietà, l’onestà, l’altruismo, la generosità, ecc., valori che oggi faccio molta fatica a riconoscere in tante persone, specie negli amministratori o nei politici.
Grazie Pasquale Marconi, grazie per il Tuo esempio di vita, spero mi sia concesso di rivederTi un giorno.
Franzini Lino
Gli aspetti salienti della figura di Pasquale Marconi sono stati ben evidenziati nei vari interventi del convegno, io voglio soltanto aggiungere una considerazione derivante dai “dati” da osservatore di demografia e sviluppo del nostro territorio.
Rispetto al censimento del 1951 i comuni del nostro alto appennino hanno subito un crollo demografico che va dal 38% di Toano al 52% di Villa Minozzo, al 53% di Vetto ed al 64% di Ventasso. L’unico Comune che nello stesso periodo (1951 / 2020) segna una crescita (+7%) è Castelnovo ne’ Monti. E’ doveroso domandarsi il perché di questo dato in controtendenza dal momento che la crescita non è dovuta ad un diverso andamento del “saldo naturale” (nascite meno decessi), che risulta costantemente negativo, ma solo alla capacità di attrarre (magari dai comuni confinanti!) nuova popolazione. Capacità che deriva essenzialmente dal volano ospedale creato dal “gigante visionario” Pasquale Marconi.
Giuseppe Bonacini
Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente l’Onorevole Marconi e andare con lui, sulla sua Appia. Lo accompagnavamo anche perchè la Sig.a Irma non aveva piacere andasse solo. ( erano altri tempi ).Non sempre ho condiviso le sue decisioni ( e,piangendo, nel suo ufficio, nella villetta ) gli ho anche detto il motivo.E’ stato comunque una grande persona ,sempre decisa e forte nella FEDE. Ricordo che un medico dell’ Ospedale un giorno mi disse: ” IL PROFESSORE HA DATO ORDINE CHE APPENA ARRIVA UNA DONNA IN STATO INTERESSANTE VENGA SUBITO ASSISTITA ” dopo, con le famiglie sbrigherete le pratiche; altri tempi. Un giorno, a Roma, avendo detto che ero nato a Castelnovo Monti, un sacerdote, molto noto, mi diede una foto nella quale vi era lui, da giovane, i suoi genitori e l’On. Marconi, ( si era fatto carico delle spese per il suo mantenimento). Quanti ricordi ! Io sono stato battezzato da Don Prandi il giorno della mia nascita all’Ospedale. Era il periodo che Don Prandi, spesso ammalato,trascorreva li e, ne sono certo, li, con il Prof. Marconi, sono nate le Case della Carità. Grazie Professore, mi saluti i suoi carissimi primi collaboratori che con lei hanno sempre dato amore ,( anche se in modo burbero) correndo spesso pericolo di vita. Con tanta, tanta riconoscenza e affetto ( più di prima )
Luigi Magnani