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Vite d’Appennino

Il biografo Donizone di Canossa

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Giulio Cesare, Napoleone, Churchill, ma anche attori, musicisti o politici contemporanei. Come sarebbe possibile conoscere la loro storia, se non ci fossero gli storici e, in alcuni casi particolari, i biografi?

Le biografie, dal greco βίος, vita e gráphein, scrivere, sono una fonte inestimabile di conoscenza sulla vita di una persona. Sono racconti che ci permettono di conoscere le esperienze, le sfide e le conquiste dei grandi uomini e donne, sia del passato e sia del presente. Possono essere scritte da studiosi, giornalisti, amici o familiari della persona in questione, se non dalla persona stessa, dando vita a un’autobiografia. L'importanza delle biografie risiede proprio nella loro capacità di stimolare l’immaginazione e la curiosità, offrendo l'opportunità di immergersi nella vita di una persona e di comprendere meglio il suo impatto sulla società.

Senza dubbio, uno dei personaggi più importanti dell’Appennino reggiano è Matilde di Canossa, la potente feudataria protagonista della cosiddetta umiliazione di Canossa, nel gennaio 1077, ai “danni” di Enrico IV. Un grande tassello di storia non solo locale, ma anche nazionale e oltre. Altrettanto importante, in questo senso, è però il personaggio di Donizone di Canossa, che fu monaco e biografo.

Di lui, poco si sa con certezza. Decisamente una beffa del destino! Il monaco nacque probabilmente a Canossa e visse tra l'XI e il XII secolo. Faceva parte dell’Ordine di San Benedetto, trascorse la sua vita monastica nel monastero di Sant'Apollonio di Canossa, dove entrò attorno al 1090, del quale divenne successivamente abate.

Tra le sue opere in latino, si ricordano l'Enarratio Genesis, un'opera religiosa e la Vita Mathildis, conosciuta anche come Acta Comitissae Mathildis, che consta in due parti e fu redatta intorno al 1115. Questa è a tutti gli effetti la biografia della Grancontessa Matilde di Canossa, della qual Donizone fu amico e confessore personale.

Di Matilde, nel secondo libro, scrisse:

«Matilde, splendente fiaccola che arde in cuore pio.
Aumentò in numero armi, volontà e vassalli,
Il proprio principesco tesoro profuse, causò e condusse battaglie.
Se dovessi citare ad una ad una le opere compiute da questa nobile signora,
i miei versi aumenterebbero a tal punto da divenire innumerevoli come le stelle»