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Intervista al primo equipaggio della Croce Alto Appennino in Romagna

“Esserci quando è il momento, non quando si ha un momento”

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Nicola Rosselli, Riccardo Cocconi, Martina Giannuzzo

L'emergenza alluvione che ha colpito la Romagna ha richiesto un pronto intervento da parte dei volontari della Croce Verde. Mercoledì alle 13:00, il primo equipaggio della Croce Verde Alto Appennino composto da Nicola Rosselli, 53 anni, Riccardo Cocconi, 23 anni, e Martina Giannuzzo, 20 anni, è partito dalla sede di Busana. Dopo ore di impegno incessante, sono rientrati giovedì alle 20:00. Li abbiamo intervistati, grazie all'aiuto di Roberta Fiorini, catturando le loro esperienze ed emozioni in questa missione di soccorso.

Qual è stata la vostra reazione quando avete ricevuto la chiamata per partire e aiutare la popolazione colpita dall'alluvione in Romagna?

Nicola: Un po' di ansia è normale ma si passa immediatamente in "modalità operativa"e ci si concentra sul controllo materiale e attrezzatura personale.

Riccardo: Sapevo che era presente l’allerta rossa, ma non avrei mai pensato di dover partire. Poi, la chiamata improvvisa e sono corso a casa  a preparare il borsone di fretta e siamo partiti. La tensione era molta, non sapendo a cosa andavo incontro e nemmeno quando saremmo tornati.

Martina: Qualche ora prima c'era stata richiesta la disponibilità per partire quindi al momento della chiamata eravamo già preparati ad affrontare questo servizio,  la passione e la solidarietà è la stessa di tutti i giorni, ovviamente con la consapevolezza che la situazione era quella che ormai tutti conosciamo.

Come vi siete preparati per l'intervento? Avete affrontato situazioni simili in passato?

Nicola: La preparazione è frutto di anni di formazione ed esperienze passate, non ci si prepara, è necessario essere pronti.

Riccardo: Personalmente non mi sono mai trovato a gestire un evento simile nei miei 9 anni di servizio, mi sono confrontato con altri volontari che avevano già partecipato a situazioni simili, cercando di capire come gestire la situazione nel migliore dei modi. Con tutto l’equipaggio ci siamo fatti forza uno con l’altro per superare questi duri momenti, anche perché sotto la divisa ci sono uomini e donne, la cosa che ci dava gioia e ci faceva proseguire erano i ringraziamenti e gli abbracci delle persone che soccorrevamo.

Martina: Ci siamo preparati oltre che psicologicamente, anche materialmente, con vestiario e attrezzature adatte come gli stivali; in passato non ho mai affrontato cose simili.

Quali erano le principali sfide che vi aspettavate di affrontare durante il vostro intervento in una zona colpita dall'alluvione?

Nicola: Quando si è chiamati ad intervenire in determinati scenari non si ha idea di cosa ci aspetterà, si naviga a vista.

Riccardo: Appena partiti abbiamo preso contatto con il Coordinamento Anpas per cercare ci capire cosa dovessimo fare una volta arrivati in Romagna, la nostra funziona era quella di supportare il 118 romagnolo. Appena arrivati nel ravennate, ci siamo subito messi a disposizione della centrale 118 Romagna, eravamo una macchina a 360 gradi, nella notte infatti abbiamo effettuato dei ricoveri di persone anziane fragili da un centro di sfollamento di Classe (Ra) all’ospedale di Ravenna per ricoverarli al caldo, abbiamo trasportato elettromedicali ad un ospedale, rimasto senza corrente in quanto alluvionato. Siamo inoltre intervenuti su un emergenza territoriale per un signore colto da un malore. Intorno alle 5:00 della mattina successiva siamo stati chiamati a spostare pazienti allettati ospiti di una casa di riposo di Lugo dal primo piano al secondo, anch’esso in quanto alluvionato con altre diverse ambulanze e la Polizia di Stato. Per quasi tutta la giornata successiva abbiamo aiutato Esercito Italiano, Vigili del Fuoco, Soccorso Alpino e Protezione Civile a evacuare alcuni paesi del Ravennate.

Martina: Il disagio per la viabilità  è stato uno dei pensieri, assieme al supporto fisico e psicologico alle persone che hanno vissuto  in prima persona questa brutta situazione.

Come avete organizzato il vostro lavoro sul campo? Quali erano i vostri compiti specifici all'interno dell'equipaggio?

Nicola: Il lavoro è organizzato dalla centrale operativa, si va dove ti mandano. Il mio ruolo è stato quello di autista soccorritore.

Riccardo: Per gestire al meglio il nostro lavoro svolto, ognuno nel nostro equipaggio aveva delle mansioni precise, Nicola, la sua mansione era quella di autista, il suo compito era quello di portarci su tutti gli interventi sempre in condizioni di sicurezza, io caposquadra, il mio compito era quello di verificare sempre che il nostro equipaggio non fosse in pericolo e mantenere i contatti con la centrale 118, Martina, soccorritrice, il suo compito era quello di assistere pazienti eventualmente se con problematiche sanitarie provvedere a medicarli o anche solo tranquillizzarli.

Martina: L'organizzazione di questi eventi così importanti e imprevedibili, è gestita a livello nazionale, noi siamo in un certo senso la manovalanza, facciamo riferimento a una centrale operativa.

Qual è stata la situazione più difficile che avete affrontato durante l'intervento? Come avete fatto a superarla?

Nicola: La notte tra mercoledì e giovedì per consegnare materiale sanitario all'ospedale di Cotignola ci siamo trovati soli in una zona deserta completamente invasa dall'acqua ma anche se con qualche rischio siamo riusciti a passare.

Riccardo: La situazione più difficile, personalmente, l’ho trovata quando l’elicottero dei vigili del fuoco ha sbarcato una ragazza e un ragazzo più o meno della mia età con un piccolissimo bimbo di 2 anni, subito nei loro occhi ho visto il terrore che stavano provando da alcuni giorni ma nel frattempo ho visto anche la gioia in quell'abbraccio che si sono dati appena toccata la terra. Ci hanno riferito che erano già due giorni che si trovavano bloccati nella loro abitazione senza la possibilità di uscire. Con tutto l’equipaggio ci siamo fatti forza uno con l’altro per superare questi duri momenti, anche perché sotto la divisa ci sono uomini e donne, la cosa che ci dava gioia e ci faceva proseguire erano i ringraziamenti e gli abbracci delle persone che soccorrevamo.

Martina: La situazione per me più difficile è stata quella di riuscire a trasferire circa 15 anziani allettati dal piano terra fino a fargli raggiungere il primo piano, in collaborazione con 3 squadre del  118 e circa 10 poliziotti siamo riusciti con l'utilizzo del materiale dotazione a trasferirli il più rapidamente possibile perché la struttura si stava allagando.

Avete avuto l'opportunità di interagire direttamente con la popolazione colpita dall'alluvione? Quali erano le principali esigenze e richieste che avete riscontrato?

Nicola: Purtroppo la mole di lavoro non ci ha consentito di interagire molto, ma nell'immediato le necessità erano quelle più basiche, acqua, cibo, poter ricaricare i telefoni e informazioni

Riccardo: Si, come spiegavo in precedenza, i diversi corpi come Esercito Italiano, Vigili del Fuoco, Soccorso Alpino e Protezione Civile, accompagnavano da noi al campo base le persone evacuate, il nostro compito era cercare di  individuare quali esigenze avessero, se  problematiche sanitarie o di tipo emotivo, la maggior parte di loro, per fortuna,  non presentava problemi medici,  erano molto spaventate e agitate per l’accaduto, necessitavano di  parlare e di scaldarsi.

Martina: Si noi come operatori di soccorso sanitario siamo a contatto diretto con chi ha bisogno, noi siamo addestrati a questo, anche se in queste situazioni, l'addestramento migliore viene dal cuore e dalla volontà di aiutare chi ha bisogno anche con un semplice abbraccio.

Come avete affrontato lo stress e le emozioni durante l'intervento? Cosa avete fatto per prendervi cura di voi stessi e degli altri membri dell'equipaggio?

Nicola: Lo stress si supera facendo squadra, si deve condividere con il proprio equipaggio, in quei momenti è la tua famiglia, la tua forza, ci si sopporta e supporta il resto viene di conseguenza.

Riccardo: Come equipaggio abbiamo sempre cercato di supportarci uno con l’altro, quanto appreso durante i  corsi di formazione è stato molto utile: parlare prima e dopo gli interventi anche per capire e per spronarci. La vera forza c’è stata data dalle persone che andavamo a soccorrere come già spiegavo in precedenza. Un ringraziamento speciale vogliamo farlo a tutto il personale del 118 Romagna che ci ha accolto come veri e propri amici, mettendoci a disposizione qualsiasi strumento  ci servisse e mettendoci nelle migliori condizioni per lavorare.

Martina: Lo stress e la stanchezza, aggiungerei, sono emozioni che provi in queste situazioni ma possono in secondo piano, quando guardi negli occhi persone che hanno perso tutto.

Qual è il vostro messaggio per la popolazione colpita dall'alluvione in Romagna? Come li incoraggereste a rimanere forti e ottimisti durante il processo di ricostruzione?

Nicola: Siamo emiliano-romagnoli siamo forti e ottimisti per costituzione, ognuno di noi è sempre pronto a tendere una mano e  sarà tesa fino a quando ce ne sarà bisogno.

Riccardo: Abbiamo sempre cercato di incoraggiarli, per quanto possibile, di non farli pensare a quello che stava succedendo, inoltre abbiamo sottolineato il fatto che non erano soli e moltissimi volontari erano in arrivo  da tutta Italia per aiutarli nell'immediato e nei giorni a seguire per riparare a tutto il danno causato.

Martina: Non faccio promesse che non possiamo mantenere, ma una cosa è certa: nel nostro piccolo la solidarietà è tanta, e non gli lasceremo soli.

Cosa pensate che sia la lezione più importante che avete imparato da questa esperienza di soccorso dopo l'alluvione in Romagna? Tornerete a prestare aiuto?

Nicola: La lezione è ahimè è sempre la stessa, siamo fragili in un ambiente che a volte scatena forze incredibili, ma se siamo uniti si può puntare al pareggio.Sul prestare aiuto non posso che citare uno slogan di Anpas che sento particolarmente mio "Esserci quando è il momento, non quando si ha un momento"

Riccardo: È stata un’esperienza importante che mi rimarrà per sempre nel cuore, un esperienza che mi ha fatto capire che unitamente insieme si possono superare eventi e difficoltà che appaiono  molto più grosse di noi. Se ci fosse bisogno di noi, saremmo nuovamente pronti a partire.

Martina: Che in eventi sfortunati come questo, fino a quando ci sarà qualcuno che condividerà e aiuterà in queste situazioni, non ci sarà evento troppo forte, che non si riesca a superare, e ovviamente tornerei anche subito ad aiutare chi ha bisogno.