A rischio povertà circa 400 lavoratori reggiani del settore di vigilanza privata e servizi fiduciari. A denunciarlo sono i segretari generali delle categorie del commercio di Cgil, Cisl e Uil. È infatti scaduto da ben 8 anni il contratto collettivo nazionale del settore. Il precedente venne firmato nel 2013 e si concluse nel 2015.
Da allora è intercorsa una lunga e infruttuosa trattativa nazionale “che viene utilizzata dalla controparte come strumento per il risparmio di costi a fronte di una crescente inflazione che intacca i salari dei lavoratori – denunciano Filcams Cgil, con Alessandro Gabbi, Fisascat Cisl, con Alessandro Martignetti, Uiltucs Uil, con Lorenzo Tollari -. In altri comparti dove non è stato possibile rinnovare quanto prima il contratto, come nel commercio, si sono almeno firmati protocolli d’intesa dove sono riconosciuti una tantum ai lavoratori. E se oggi non possiamo considerare l’erogazione economica sostitutiva del rinnovo contrattuale come elemento risolutivo, potremmo vedere questo passo come un segnale di volontà da parte delle imprese per riconoscere la perdita economica dei dipendenti ferma da troppo tempo”.
A tutela degli operatori del settore, i sindacati di categoria hanno inviato, lo scorso marzo, di richiesta d’impegno e confronto ai committenti (le aziende pubbliche e private si avvalgono di appalti di vigilanza e sicurezza) per porre alla loro attenzione quello che “definiamo un atto di violazione indiretta del principio costituzionale art. 36, dove viene riportato il principio della adeguata retribuzione per una esistenza libera e dignitosa. Purtroppo le aziende hanno espresso la loro estraneità contrattuale, pur continuando a utilizzare la vigilanza privata ai costi di parecchi anni fa”.
Risposta positiva, invece, è quella giunta dall’Ispettorato territoriale del lavoro che ha convocato i sindacati lunedì 15 maggio. “Qui andremo a spiegare questa inaccettabile situazione che va via via degenerando. Al termine dell’incontro, alle 16.30, vorremmo incontrare i media per denunciare quanto sta accadendo”.
Infine, i sindacati ricordano che “anche la Prefettura e la Questura sono coinvolte nel monitoraggio del settore, perché il servizio svolto da questi lavoratori è di sicurezza, essendo disciplinato dal decreto ministeriale 269/2010. Ci appelliamo, quindi, anche al nuovo Prefetto e a tutti i livelli istituzionali, provinciali e regionali, un coinvolgimento per sbloccare la situazione”.