“Una situazione paradossale che a Reggio Emilia penalizza circa 15.000 trattamenti pensionistici”. A denunciarlo è Adelmo Lasagni, segretario generale Fnp Cisl Emilia Centrale che interviene sul mancato aumento degli assegni pensionistici più bassi da parte del governo.
Da tempo è, infatti, entrata in vigore la legge che aumenta gli assegni con gli importi più bassi “ma, per il momento ancora non si vedono effetti nelle tasche degli interessati: il mese di maggio è il quinto consecutivo in cui non viene applicata, nonostante decorra da gennaio e nonostante ci troviamo innanzi a una inflazione quasi a doppia cifra” afferma il segretario dei pensionati della Cisl.
Aggiunge Lasagni: “era di fine 2022 l’idea che aveva portato ad aumentare le pensioni minime nella Legge di Bilancio e che avevamo accolto con prudenza: infatti, l’ipotesi originale era quella di arrivare alla cifra tonda di 600 euro, un obiettivo simbolico-politico che doveva essere una sorta di soglia di passaggio verso quella ben più ambiziosa dei mille euro, più volte citata dagli stessi rappresentati di governo tra cui lo stesso Berlusconi”.
La Fnp Cisl sul territorio di Reggio e Modena aveva in tal senso fatto oltre 40 incontri informativi ricevendo dai pensionati domande proprio sui tempi di elargizione dell’aumento. Dal ministero del Lavoro fanno sapere che ci sono stati problemi a identificare la platea potenziale dei beneficiari che percepiscono il trattamento minimo e che dovrebbero essere due milioni di pensionati, tra cui, secondo l’Ufficio studi Cisl, circa 15mila trattamenti Inps reggiani. “Un fatto questo alquanto strano – commenta Lasagni– perché sono numeri documentati al centesimo, piuttosto potrebbe essere un problema di risorse?”. La speranza è che ora il contributo possa arrivare dalla rata di luglio, assieme agli arretrati dovuti da gennaio.
“Assistiamo a promesse mancate anche su ‘Opzione donna’ – aggiunge la segretaria della Cisl Emilia Centrale, Rosamaria Papaleo – dato che in legge di bilancio ha subito una stretta, nonostante la maggioranza avesse annunciato di voler allargare le maglie, per consentire il pensionamento anticipato alle lavoratrici che accettano di lasciare l’impiego con il metodo puramente contributivo”. Nella manovra di dicembre, inoltre, il governo ha introdotto la possibilità per uno dei genitori di fruire di un mese di congedo, fino al sesto anno di vita del bambino, elevando l’indennità dal 30% all’80% della retribuzione. La circolare numero 4 del 16 gennaio dell’Inps annuncia una circolare specifica per illustrare nel dettaglio la novità, “ma al di là delle tante parole spese sulla natalità la misura non è ancora entrata in vigore. Tutte queste inadempienze vanno a rafforzare le ragioni della mobilitazione unitaria iniziata lo scorso il 6 maggio a Bologna” conclude Papaleo.
La denuncia del segretario generale Adelmo Lasagn