La chiusura della Casa della carità di Busana rappresenta una grave perdita per la comunità locale e per le persone più fragili e bisognose di aiuto. Paolo Ruffini, coordinatore del Partito Democratico Montagna, ha espresso il suo dispiacere ma ha anche sottolineato la necessità di guardare avanti e di lavorare per creare nuove forme di auto-organizzazione e collaborazione tra le persone e le istituzioni locali.
La notizia della chiusura della Casa della Carità Padre Pio di Busana ha suscitato molte preoccupazioni nella comunità locale. Qual è il suo commento a riguardo?
Da un lato c'è il dispiacere per la chiusura delle attività, un dispiacere personale perché i parroci li ho conosciuti personalmente portando su delle persone e mi sono accorto che loro davvero si occupavano degli ultimi, ma proprio gli ultimi degli ultimi, quelli che neanche ormai i servizi o comunque la rete di cura era in grado di occuparsi. La cosa che mi ha sempre colpito quando arrivavo lì, e io sono arrivato lì con delle persone proprio malmesse, è l'accoglienza che loro facevano. Era come se fossero lì ad aspettarti, come se per la persona che arrivava quello era il suo posto, ti davano subito questa sensazione e immediatamente scattava questo meccanismo di forte empatia e vicinanza con le persone. Ho visto gente ricominciare a tessere un po’ di tela della propria vita, riprendere contatti col mondo esterno e ritornare a essere delle persone con una loro dignità.
Cosa si potrebbe fare per evitare che situazioni come queste si ripetano in futuro?
C'è una crisi generale, le case di carità sono in crisi un po’ ovunque, c'è un ritiro sociale generale e le nostre comunità ne patiscono perché vengono a mancare delle risorse. Non penso che si possa pensare sempre e solo ai servizi sociosanitari, bisogna pensare anche a queste forme di auto organizzazione che vengono dal basso. Un nodo particolare della rete perché queste forme sono semplici ma hanno la capacità straordinaria di accogliere. Penso sia importante sensibilizzare le istituzioni e la società civile sulla necessità di sostenere questa rete, spesso queste realtà sono in grado di offrire servizi di grande valore per la comunità, ma vengono trascurate e lasciate sole. Credo che sia importante impegnarsi per valorizzare queste realtà e creare le condizioni perché possano operare in modo sostenibile e duraturo.
Quali azioni pensa che il Partito Democratico possa prendere per contrastare questa situazione?
Con il Partito Democratico vorremmo cominciare a incontrarci, stiamo pensando di organizzare degli incontri con le persone per ascoltare le loro esigenze e le loro proposte. Ricominciare a cucire una rete che ha bisogno di attenzione e anche forse di qualche idea nuova. La sconfitta rappresentata dalla chiusura della Casa della Carità può diventare quindi un'opportunità per riflettere e per ricominciare a costruire una rete di sostegno e di vicinanza per le persone più fragili e sole.
Vista la portata dell’argomento, non può che far piacere il sentir dire dal coordinatore del Partito Democratico Montagna che il suo partito vorrebbe cominciare ad incontrarsi “con le persone per ascoltare le loro esigenze e le loro proposte”, ma da un esponente politico col suo ruolo mi sarei aspettato di ascoltare qualcosa in più, riguardo alle azioni da potersi materialmente assumere per contrastare la situazione – mutuando il senso dell’ultima domanda – mentre c’è soltanto una generica dichiarazione d’intenti volta a conoscere esigenze e proposte (perlomeno da come io l’ho interpretata).
Mi sarei aspettato qualcosa in più perché la crisi delle Case di Carità è in atto già da tempo, e c’era dunque maniera di aver già in mente “qualche idea nuova”, che il coordinatore PD Montagna sembra invece rimandare ancora, forse per il motivo che è tuttora da concepire ed elaborare, così come nulla di concreto viene detto circa il “costruire una rete di sostegno e di vicinanza per le persone più fragili e sole”, altro problema abbastanza datato visto che da non pochi anni a questa parte leggiamo od udiamo spesso di invecchiamento della popolazione montana.
Da quanto posso capirne, e naturalmente senza alcuna pretesa di essere nel giusto, mi sembra che la crisi delle Case di Carità, in particolare nelle aree più decentrate e periferiche, sia ascrivibile alla minore disponibilità di figure operanti in veste di volontari (il che potrebbe dipendere dal mancato ricambio generazionale, specie in zone che soffrono di spopolamento e della maggiore vetustà dei propri abitanti), casomai ovviabile col ricorso ad unità di personale dipendente, quale rafforzo rispetto al lavoro del volontariato, ma qui si porrebbe la questione costi, ossia economica.
Questione costi alla cui soluzione potrebbero concorrere le Istituzioni, in base alla rispettiva capacità di spesa, in modo da sorreggere e salvaguardare queste preziose “forme di auto organizzazione che vengono dal basso”, ma pensando ad un sistema “integrato”, dove viene messo in campo più d’uno strumento, considererei pure l’utilizzo dei voucher, che paiono reintrodotti, e li vedrei impiegabili anche nell’ambito della “rete di sostegno e di vicinanza per le persone più fragili e sole”, coinvolgendo in primo luogo i cosiddetti vicini di casa che fossero propensi ad assumersi tale impegno.
P.B. 06.05.2023
P.B.
Non mi capita spesso ( anzi è piuttosto raro ) che mi trovi d’ accordo con PB quando leggo un suo commento.
Stavolta sono abbastanza d’ accordo.
Riassumo per brevità quello che ho capito del commento :
le solite chiacchiere dei politici che poi non si traducono mai in qualcosa di concreto.
Che la casa della carità di Busana avrebbe chiuso se ne parla da alcuni anni e quindi si dovevano fare azioni prima che fosse troppo tardi.
Anche stavolta Ruffini parla e si limita a fare quello, quando i famosi buoi sono già usciti dalla stalla ed oggi non si può più tentare di chiudere la porta, troppo tardi appunto.
La casa della carità chiude perché purtroppo non ci sono più le suore che custodivano giorno e notte gli anziani presenti.
I parroci hanno fatto altrettanto per un lungo periodo, ma devono fare i parroci e non possono più garantire la custodia 24 ore al giorno.
Le regole, fatte di tanta anzi troppa burocrazia, sono piuttosto rigide, chi come Ruffini fa parte della politica doveva, finché c’ era il tempo, coinvolgere i decisori politici per coinvolgerli e metterli di fronte alle loro responsabilità.
Se si vuole si trova sempre e dico sempre una soluzione a quasi tutto, ma ci vuole perseveranza e si deve dedicare tempo senza arrendersi al primo ostacolo.
Più semplice e comodo dispiacersi oggi perché la casa della carità chiude.
Ruffini mi perdoni la schiettezza, non ce l’ ho con lei personalmente, ma quello che dite oggi l’ ha detto anche mia mamma di 86 anni qualche giorno fa, è davvero e molto dispiaciuta per quanto accaduto.
Saluti
http://VittorioBigoi
Forse è per questo che le case della carità ed altre chiudono. Invece di aiutare a condividere per risolvere i problemi si inizia m CRITICANDO e intanto la povera gente non riesce più a vivere. E’ molto bello quello che scrive ( dice, mi sembrava che i sacerdoti fossero li ad aspettare ” UN FRATELLO CHE AVEVA BISOGNO ). Credo che tutti, ma proprio tutti si debbano fare l’esame di coscienza e chiedervi se può fare qualche cosa. Credo che i montanari abbiano la forza, la caparbietà e la capacità di tenere a’erta quella casa o un’ altra. Pensateci. Ricordo che nel dopo guerra diverse persone non avevano da mangiare ( tra cui molti frati). Credo un pezzo di pane o un piatto di polenta o di castagnaccio non sia mai stato negato a nessuno. In molte famiglie quando la nonna o la mamma mettevano i piatti in tavola dicevano :” ricordatevi di lasciarne un poco per……. Le persone di buona volontà diano l’esempio e forza. Grazie
http://LuigiMagnani
Come sempre Ruffini,esprime una sensibilità umana rara ,strettattamente correlata al coraggio di esporsi e proiettata all analisi di problematiche sociali complesse,che affliggono l’Appennino e non solo,con l ‘apertura intellettuale di trovare sponde eterogenee con cui dialogare,questo è un punto focale in una modalità costruttiva di affrontare sul territorio situazioni come la Casa di Carita,una sfida ardua ma che quantomeno Ruffini affronta e si mobilita.
Per concludere rimango basito ( sempre nel rispetto del diritto democratico di opinione),nel leggere l ‘ennesimo esercizio di retorica sterile,del lettore P.B,che nulla aggiunge in termini fattivi nel merito della questione,ma si limita a stigmatizzare con dei virgolettati e nulla di più,un tema profondamente doloroso.
Cordialmente ,Seregni Gianluca.
http://Seregni Gianluca Giuseppe
Il Sig. PB esprime semplicemente la realtà delle cose, non solo per la casa della carità di Busana ma per qualsiasi altra attività. A chiudere non è solo questa struttura, sui paesi del nostro Appennino sta chiudendo qualsiasi attività, non solo il Punto nascita. Non ho nulla nei confronti di Paolo Ruffini che considero persona onesta, ma sia chiaro che le colpe di come sono ridotti i nostri paesi montani sono da imputarsi prevalentemente al suo partito, che non ha mai preteso, o lottato, per realizzare le infrastrutture sui nostri territori che avrebbero garantito la permanenza dell’uomo su queste Valli; al mantenimento dell’Uomo su queste terre si è preferito il ripopolamento di lupi, cinghiali e ungulati vari.
Sabato 6 maggio u.s. sono andato a Ghiare di Berceto in Val Taro, poi a Varano per un incontro con gli Alpini; autostrada, ferrovia, fondovalle; lungo la strada tantissime industrie o attività artigianali; i politici di queste Valli, a partire da Marcora, hanno preteso che venissero fatte determinate opere, da noi mi sembra che si sia lottato per impedire che venissero fatte, e ora ne paghiamo le conseguenze, a partire dalla mancata realizzazione della fondovalle Val Secchia e fondovalle Val d’Enza, ma voglio essere più credibile per evitare polemiche, andate da Ramiseto a Vetto, nel 2023, passerete su due “guadi” regolarmente segnalati; come forse avviene ancora in alcuni paesi del terzo mondo, ma Vi sembra normale?. Ora proporre di fare incontri per ascoltare le esigenze dei montanari, come propone Paolo Ruffini, che senso ha?, prima si abbia almeno la serietà di ammettere le proprie colpe, eventuali incontri dovrebbero servire proprio a questo, a fare un “mea culpa”, da questo potrebbe ripartire la credibilità del PD in montagna.
Lino Franzini
Il dimostrare sensibilità verso l’uno o altro problema è sicuramente apprezzabile, ma per un rappresentante politico (specie se di primo piano com’è un Coordinatore di Zona, e quale portavoce di un partito che è stato lungamente egemone nel territorio montano) tale sentimento, fermo restando il suo indubbio valore sul piano umano e personale, dovrebbe essere la premessa per il passo ulteriore, ossia l’inquadrare il problema, mettendone a fuoco i vari aspetti, così da prefigurare una possibile soluzione (in particolare quando il problema è conosciuto da tempo, o lo sono i segnali premonitori).
Visto che il Coordinatore del PD Montagna ha avuto modo di conoscere i Parroci che si occupavano della struttura, c’è da supporre che possa esser stato messo al corrente (o possa averle intuite) riguardo alle difficoltà e criticità che hanno portato alla chiusura della Casa di Carità di Busana, e sulla scorta di questo dato portarsi a costruire o abbozzare una ipotesi sul come riuscire a superarle, o quantomeno provarvi, e su tale proposta cercare di coinvolgere quanti più “soggetti” possibile (il che risulterà verosimilmente più facile se la proposta viene avvertita come realistica e praticabile, ancorché perfettibile).
Non me ne voglia Gianluca Giuseppe, che mi attribuisce l’ennesimo esercizio di retorica sterile, e neppure Luigi qualora mi avesse collocato fra i CRITICONI, ma se la memoria non mi tradisce la politica di una volta – o quantomeno quella che puntava a dar risposte concrete ai problemi – non andava ad incontrare le persone per riceverne idee e ispirazioni, bensì per sottoporre loro quelle proprie, sulle quali confrontarsi allo scopo di migliorarle, e casomai correggerle o modificarle, ma partendo comunque da una proposta, cioè da una “base” (il che mi parrebbe essere cosa affatto secondaria).
P.B. 08.05.2023
P.B.
Personalmente elogio Ruffini che si espone con coraggio,anche con prudenza se vogliamo,consapevole delle intrinseche difficoltà che la gestione di una Casa di Carita comporta,dal punto di vista delle risorse,responsabilità sanitarie,conformita delle strutture e tutto il resto che ne consegue.
Mi sembra che contrariariamente alla gestione governativa nazionale,che quotidianamente ci propina soluzioni, inaugurazioni, progetti elefantiaci tutti da da verificare,constatare che esiste un Ruffini umano e prudente…….sia un ottimo segnale.
Cordialmente Seregni Gianluca
Seregni Gianluca Giuseppe
Io non riesco a trovare molto nesso tra la questione di cui stiamo qui parlando ed il Governo attualmente in carica, ma d’altronde gli avversari dello stesso, fra i quali mi sembrerebbe di poter includere Gianluca Giuseppe, colgono ogni occasione e pretesto per disapprovarlo o biasimarlo, il che ci sta sul piano politico, salvo il fatto di mettersi tra loro d’accordo, visto che, giustappunto fra loro, c’è chi sottolinea abbastanza spesso, e con toni sostanzialmente critici, la prudenza con cui il Primo Ministro si starebbe muovendo ai vari livelli, una sottolineatura volta ad enfatizzare la contraddizione rispetto alle posizioni espresse dall’attuale Premier ai tempi in cui si trovava all’opposizione.
Anziché allargare il campo, io mi concentrerei piuttosto sulla Casa di Carità, perché la prudenza ed umanità che Gianluca Giuseppe elogia nel Coordinatore del PD montano – apprezzamento rispettabilissimo – non impediva a quest’ultimo di aver compreso la natura del problema che ha portato alla chiusura, se cioè la gestione di tale struttura comportava un eccessivo ed insostenibile carico di responsabilità, o se occorrevano significative risorse per adeguamenti strutturali o altro, ecc .. (se invece l’intento del Coordinatore era solo ed essenzialmente quello di sensibilizzare le Istituzioni, civili ed ecclesiastiche, non si compisce perché intenda organizzare incontri con le persone).
P.B. 10.05.2023
P.B.
Elogiare…..,sostenere….,condividere…..,approvare….,incoraggiare……!!!.,deve necessariamenti denotare una connotazione o ideologia politica???…….focalizzare una tendenza nazionale sotto gli occhi del mondo ….equivale a cassare o abbracciare un ideologia politica ???
Indubbiamente.no.. !!!….per certi versi è piu semplice addossare ad un singolo (coraggioso e profondamente umano ) tutti i mali del mondo…….!!!…..quale migliore occasione per rimembrare temi fuori contesto!!!!.????…….auguro a Ruffini di mantenere la rotta dell’umana prudenza ,sicuramente darà frutti sani,scevri dall’integralismo dilagante.
Cordialmente Seregni Gianluca Giuseppe
Seregni Gianluca Giuseppe