Batte un po’ anche il cuore di Redacon nel terzo tricolore della Napoli calcistica. La nostra caporedattrice Monica Errico, col marito… , è infatti campana. Lei originaria di Poggioreale, lui di San Gregorio Armeno, la via dei presepi. Il marito G. F. che a Reggio vive e lavora, in gioventù era a bordo campof quando giocava lui, Maradona, e dell’indimenticato campione conserva due maglie originali. “Una esperienza indimenticabile averlo visto giocare” dice con orgoglio pensando a quei tempi in cui non si perdeva una partita della squadra neocampione.
“Il legame con Maradona? – risponde Monica Errico -. Abbiamo vinto con lui il primo scudetto, è un mito immortale che ha dato tanto alla città, sapeva stare tra e con i tifosi; è vero che ha avuto, purtroppo, una vita caratterizzata da eccessi, ma i tifosi hanno sempre ammirato il campione”.
Nei giorni scorsi, per un poco di meritato riposo, Monica e il marito si trovavano proprio a Napoli e hanno deliziato la redazione con le immagini di San Gregorio Armeno, ma anche con i colori della squadra che avevano già invaso le strade.
“Una città tutta azzurra, non solo San Gregorio Armeno – spiega la nostra caporedattrice - Questo scudetto lo aspettavamo da anni e la giornata di ieri sera, col pareggio a Udine e il titolo matematicamente vinto, è stata da brividi”.
Ieri a casa loro – dove il frigo è tappezzato di calamite del Napoli ed è stata esposta parte della collezione del marito delle maglie della squadra - c’è stato un piccolo raduno di famiglia e amici per assistere alla gara di Udine che, col pareggio di 1 a 1, ha consacrato matematicamente il Napoli campione d’Italia.
Come è andata?
Ieri lui ha guardato la partita con grandissimo coinvolgimento emotivo, al punto di restare senza parole, per la prima volta. Scenderà entro il 4 per festeggiare, con famigliari, amici, con le bandiere in strada e allo stadio Maradona. ‘Mi dispiace non essere lì adesso", ha detto pensando ai tanti amici giù.
Alcuni aneddoti?
Beh, il suo cellulare ieri ‘scoppiava’: ‘Ce la abbiamo fatta’, “ci abbiamo creduto”, “campioni”. Chi era in piazza ha mandato le foto con maglie, bandiere, chi i video. In queste settimane abbiamo visto impazzare sui social striscioni come quello davanti a un cimitero ‘Guardate cosa vi siete persi’. Davanti al carcere di Poggioreale la freccia per l’Allianz Stadium con… ‘entrate qui’.
Come mai a Napoli si sente così calore attorno al calcio?
Sicuramente è dovuto al nostro modo di essere; viviamo gli avvenimenti della città con 'il cuore'. Per il calcio è così da sempre, nel bene e nel male. Sia quando si vince, che quando si perde che si sostiene di più la squadra; Napoli non è solo quello che viene raccontato. E’ una città viva, colorata: il suo popolo vive di sentimenti.
Intanto, ieri, al triplice fischio finale tra le vie della città imperversava la festa, proseguita sino a mattina: sembra capodanno. I fuochi artificiali, in teoria, erano proibiti. La festa no.
La scritta antijuve nel loro carcere e’ la prova del loro provincialismo incurabile e della loro assenza di sportivita’. Per fortuna ne vincono 1 ogni 33 anni.