Il sole picchia sul castello delle Carpinete, lo chiamavano così una volta, ben incorniciato nelle sue forme da scuri cumulonembi che preannunciano uno dei tipici temporali di aprile. Don Guiscardo, vent’anni come assistente regionale dell’Unitalsi e che presto passerà la mano, mi aspetta già sulla porta della canonica. Con una mano sulla fronte guarda verso il cielo per capire se verrà a piovere: “C’è tanto bisogno di acqua, tutti si lamentano, ma più che pregare non si può”.
Monsignor Guiscardo Mercati ha da poco segnato il traguardo dei 70 anni, essendo nato a Castelnovo ne’ Monti il 4 agosto del 1952. Originario di San Prospero di Carpineti, è battezzato proprio a due passi da casa, nella vecchia chiesa dedicata al santo di Assisi. Monsignor Baroni, dopo gli anni del seminario, lo ordina presbitero il 21 agosto 1976 sempre a Carpineti. Ha appena compiuto 24 anni, ma il suo rapporto con la grotta di Massabielle era già cominciato da tempo, come vedremo: “Il vescovo Gilberto mi mandò subito, appena ordinato, a Rio Saliceto come vicario parrocchiale, a cui aggiunse, l’anno dopo, l’incarico di economo nella vicina parrocchia di Ca’ de Frati. Ho iniziato nel 1978 a insegnare religione nelle scuole di Castelnovo ne’ Monti e così il vescovo mi mandò come parroco a Cerreto Alpi, o forse le cose avvennero insieme, ma la scelta di servire una comunità fra le più povere della nostra Diocesi fu per me sicuramente una motivazione in più per la missione che ero chiamato a svolgere. Ci sono rimasto 17 anni prima di essere nominato a Carpineti”.
Non posso fare a meno di chiedergli qualcosa su un suo illustre parrocchiano di allora: “Giovanni Lindo non si vedeva in parrocchia da tempo, leader dei Cccp era quasi sempre in giro per concerti e, quando arrivava in paese, lo ricordo con tosate strane e vestito alla moda Punk. Un giorno venne da me chiedendomi di avere un colloquio, ci mettemmo a sedere e lui iniziò a parlare di filosofia della religione, insomma dei ‘massimi sistemi’. Io lo ascoltai a lungo, ma poi gli dissi: «Garda Giovanni, se vuoi recuperare la fede attraverso la filosofia o studiando san Tommaso, secondo me, fai fatica ad arrivarci. Comincia in modo più semplice, con la confessione, col venire a messa la domenica e a recitare le preghiere che ti hanno insegnato da bambino e poi vedi». E così è stato, con Giovanni ci sentiamo ogni tanto, da quel dialogo è nato un bel rapporto”.
Il don è seduto alla grande scrivania dell’ufficio parrocchiale, la Bibbia aperta davanti; guardo un attimo quel viso sereno, pensando alle migliaia di ore passate da lui sui treni durante i pellegrinaggi e gli chiedo come è stato l’incontro con l’UnitalsiI: “Il primo viaggio a Lourdes lo feci da seminarista, ci accompagnò il rettore di allora, monsignor Gazzotti, per fare il servizio ai malati. Fu un’esperienza forte e concreta per me che avevo 18 anni. Ne arrivò subito un altro, con una grande partecipazione di tutta la Chiesa locale, quello diocesano delle vocazioni, accompagnati dal vescovo Baroni e da don Carlo Castagnetti, l’allora responsabile della pastorale vocazionale. Fu in questa occasione che l’assistente regionale dell’Unitalsi mi chiese di fare il cerimoniere nelle liturgie principali, un compito che svolgevo anche in seminario, e non mi attentai a dire di no. Lo feci bene, tant’è che mi chiesero di fare lo stesso servizio nei pellegrinaggi del mese di agosto. Risposi che avrei dovuto chiedere il permesso ai miei superiori: me lo diedero”.
“Avere uno speciale rapporto con la Madonna di Lourdes - continua monsignor Mercati - era un mio desiderio da tempo, e i segni il Signore te li dà sempre, ma quando arrivano bisogna saperli vedere.
Io, ancora seminarista, aiutavo ogni tanto il parroco di Rivalta, andavo a prendere a casa i bambini che frequentavano l’asilo parrocchiale con un vecchio pulmino alimentato a metano. Mi chiamò un giorno per sostituirlo, era agli esercizi spirituali a Marola, ma durante il trasporto mi accorsi di un rumore strano, non ero un meccanico, ma guardando il cruscotto per cercare di capire dove era il guaio, gli occhi mi caddero su un’immagine della Madonna di Lourdes attaccata con una calamita. Un lampo mi disse di fermarmi subito e far scendere la suora e tutti i bambini. Lo gridai forte e, scesi tutti, il mezzo prese fuoco cominciando a bruciare. Ecco perché il sì dei miei superiori mi fece così felice: potevo andare ai piedi dei Pirenei almeno una volta all’anno”.
Altroché una volta all’anno... nel 1990 don Guiscardo diventa vice assistente regionale e nel 2000 il vescovo Gibertini, al telefono dalla Conferenza Episcopale regionale, gli chiede di diventare assistente regionale: la risposta è che se lo chiede il Vescovo è sì!
Gli domando se non gli è mai venuto in mente di contare il numero dei viaggi; mi risponde che certamente all’inizio lo faceva, ma una volta arrivato a cento ha smesso. Don Guiscardo Mercati in vent’anni di pellegrinaggi come assistente regionale dell’Unitalsi, non solo a Lourdes, ma a Fatima e Santiago de Compostela, a Loreto e a San Giovanni Rotondo, per finire in Terra Santa, ha accompagnato migliaia di persone e di malati per riaccendere quella fiamma a volte soffocata dalla cenere che la ricopre, ma che, in certi luoghi, più che in altri, trova nuovo carburante.
Certamente ci sono episodi particolari da raccontare... Don Guiscardo racconta: “Appena ordinato prete, dopo solo una settimana, sono partito per Lourdes e puoi immaginare il mio entusiasmo. Scendendo nella Basilica San Pio X per la messa internazionale, sono passato accanto ad un ragazzo che, steso su una barella a causa di un grave incidente in moto, mi ferma e mi chiede a bruciapelo perché è toccato a lui e non a me. Sono rimasto senza parole, non sapevo cosa dire, ma ricordo bene che guardandolo mi venne da piangere.
Dopo la messa sono andato a cercarlo e ho continuato ad andarlo a trovare durante tutto il pellegrinaggio. Ne è nata un’amicizia, in cui insieme abbiamo cercato quella risposta che in un primo momento non ero riuscito a dare.
Adesso faccio anch’io fatica a camminare, quel ‘perché’ oggi sta davanti a me e solo nella fede ho quella risposta che trovammo insieme anche allora”.
“A Lourdes - aggiunge il sacerdote - accadono continuamente cose straordinarie: mi hanno chiesto di celebrare battesimi e matrimoni, ricordo le vocazioni, laiche e religiose, che sono nate e le tante persone che, fissando lo sguardo sulla Madonna o nel servizio ai malati, hanno ritrovato certezze affievolite”.
Dopo vent’anni è arrivato il momento di passare il testimone come assistente regionale a don Giuseppe Lusuardi.
Chiedo a don Guiscardo se ha qualche parola per lui: “Vorrei incoraggiarlo dicendogli che è stata un’esperienza che mi ha solo arricchito, senza togliere niente al mio essere prete e parroco. Con le parole di papa Giovanni XXIII vorrei lasciargli anche un piccolo consiglio: «Fare, dar da fare e lasciar fare»”.
Ci salutiamo, esco che piove e con la certezza di aver incontrato una persona che ha fatto, ha dato da fare e ha lasciato fare.
Giuseppe Maria Codazzi
(Da La Libertà nr.17 del 3 maggio 2023)
Complimenti a Don Guiscardo per un altro Grande Traguardo raggiunto;da questo Sacerdote ed Insegnante instancabile ed esemplare nella Sua azione pastorale di vicnanza reale a tutti e in particolare a quanti sono sofferenti nel corpo ma anche per per le varie difficoltà della vita,di cui e sempre stato un punto di riferimento e di aiuto reale !
Valterino Malagoli.
Valterino Malagoli