La parola “entusiasmo” di etimologia greca, è formata due parti distinte, fuse in una sola: la prima significa ‘dentro’ e la seconda fa riferimento all'istante a Dio. Essere entusiasti e vivere con entusiasmo significa possedere dentro di sé un Dio, vociferante, onnisciente, imperioso. Agire con entusiasmo comporta sfilare nella vita accompagnati da un’intensa luce a farci da guida, una lucerna a rischiarare la via. Sì, perché, ad ogni vaso capiente è dato di contenere qualcosa e per quanto possiate riferirvi ad un qualsiasi Dio, scelto fra la molteplicità dell'offerta, sia esso di spirito, di pianta o persino di bacca inorganica, sarà comunque in voi e in modo ingombrante. Allora, ne consegue, che se ad un figlio si richiedono prestazioni fuorvianti, esuli dal proprio destino e dalle richieste del necessario quanto onnipresente Daimon, il demone degli antichi greci, a metà strada fra noi e il divino, una sorta di intermediario fra le cose fatte di creta e quelle celesti, la divinità stipata nel nostro essere, nella cavità del nostro divenire, una guida divina intrappolata nel cavo della nostra essenza di terracotta, ecco allora che il figlio in questione sarà perso e contaminata la sua strada a procedere. Perciò è inevitabile per questa nostra creatura, mista di aria e di terra, di fuoco e di acqua di scolo, il perdere per via la necessaria dose di passione entusiasta. Per lui o per lei tutta la strada conseguentemente si tingerà di guasto, di grigio e di sudicio. Forzando noi la mira del giovane inesperto, dal suo arco scoccheranno soltanto frecce deviate e imprecise, conseguendo soltanto una mercificazione di qualsiasi indirizzo per attenersi alla direzione del profitto e del consumo. In tal modo si altera pericolosamente la via della gioia e delle realizzazione del sé: i giovanotti e le donzelle, sentendo a pieno diritto l’attrazione alla vita, obbedendo al richiamo del loro demone divino e potente oltremodo, faticheranno a sentirsi con i piedi ben comodi dentro le loro scarpe e a mantenere la marcia. Ci sono stati eventi in cui si è tacitata questa loro ribellione esplosiva e non si è dato il giusto spazio al loro grido di affronto al sistema, come per quella studentessa in un bagno, quest'inverno, che ha esultato al suo entusiasmo in un modo indubbiamente tragico. E si fa silenzio sulla vicenda, confusi e spauriti. Vigliaccheria, bella e buona. Si spengono presto i riflettori su queste vicende apprese in cronaca, e non se ne parla più. Lei, una ragazza di 19 anni che, il 1 febbraio 2023, si è tolta la vita in una toilette dell’Università Iulm, a Milano. Ha usato una sciarpa per chiudersi la gola, ha lasciato un biglietto per comunicare al mondo il suo fallimento ed ha scelto un luogo preciso, l'Università. Altri, nel novero di una cronistoria dimenticata e scansata, le fanno una macabra compagnia. Negli ultimi tre anni si sono registrati oltre dieci casi di suicidi fra gli studenti universitari. Lo studente iscritto all’Università di Padova che, dopo aver convocato i genitori e gli amici per la laurea, a seguito delle menzogne propinate a tutti per anni sul suo successo accademico, si suicida schiantandosi, proprio quel giorno, con l'auto contro ad un albero. Una caso analogo per lo studente di origini abruzzesi, iscritto all'Università di Bologna, che si getta nel fiume Reno in macchina sempre nel giorno supposto della sua laurea. E lo studente che, in modalità simili per menzogne e castelli di carta crollati miseramente, si è gettato da un ponte perdendo la vita. E lo studente a Pavia che, temendo di perdere la borsa di studio necessaria alla frequentazione della facoltà di medicina, si è ucciso nello studentato in cui alloggiava, lasciando una lettera indirizzata al rettore dell’Università. E lo studente fuori sede, in trasferta negli Stati Uniti, a New York, il quale, dopo aver fallito un esame per ottenere una certificazione internazionale, provando a copiare ma fallendo nel tentativo, si è ammazzato a causa del veder sfumato il conseguimento del tanto agognato passe-partout per accedere alle più prestigiose Facoltà internazionali e il necessario lasciapassare all'iscrizione ai successivi steps di successo accademico. Attenzione quindi a non trascurare una vocazione innata, quella voce che sussurra in modo insistente, e ad ignorarne la piccola luce che apre la strada, poiché tutto sembrerà in salita e sdrucciolevole, mentre ogni passo oscillerà fra il buio e il cadere. Si forzano i ragazzi a seppellire il proprio demone e il suo richiamo sotto quel manto scomodo e pesante di obblighi verso una società in cui vale soltanto eccellere e avvalersi del denaro per farlo, in cui le posizioni di prestigio giungono soltanto a cavallo di promesse illusorie in cui lo stato di benessere si fa con un saldo in banca cospicuo e che le inclinazioni personali sono messe a tacere a forza di spintoni e rivalse. I ragazzi, che per loro stessa natura amano brindare alle forza vitale che si aggira potente fra le loro stanze, ne saranno piegati, aggiogati ad un vincolo compenetrante, e in alcuni casi, sempre di più, sfoceranno in soluzioni ultime e tragiche. In un primo momento si reggerà al gioco con una serie di bugie che man mano il traguardo sembra farsi vivido all'orizzonte, per il passare degli anni, crollerà miseramente e il castello fittizio di reiterate menzogne finirà al tappeto e a volte con lui si schianterà anche la vita. Obbligati ad eccellere nel campo di un sapere che non insegna la vita ma il modo di sbandierare al mondo il proprio successo terreno, a suon di quattrini e di posizioni di prestigio, da lassù, in vetta alla piramide sociale, molti ragazzi tentennano e si sentono sfiduciati, non reggendo al gioco imposto di una corsa accelerata verso una meta fittizia, che traballa di non senso ai loro occhi, che non badando alla miopia degli adulti ma sono ottimamente focalizzati sul senso del vivere e del gioire. Il 33 % degli studenti universitari soffre di ansia, il 27 % di depressione, il 28 % ha avuto disturbi alimentari e il 14% episodi di autolesionismo, dati alla mano.
La menzogna è il primo passo verso un'inclinazione pericolosa che può scatenare soluzioni ultime e tragiche, come la cronaca ci insegna e presto tuttavia la società dimentica. La frottola nasce da un’eccessiva pressione sociale e ancora di più da una spinta eccessiva da parte della famiglia di origine ad un modello sempre più performativo e di prestigio competitivo. Ma sempre più negli studenti universitari risulta evidente questo enorme disagio, forse perché ancora da un tempo antico risuona il significato di un entusiasmo che richiama a più alti e poderosi ideali, verso cui correre con fatica ma pienezza di intenti.