“Quattordici mesi consolanti”: così Giacomo Morandi, vescovo della diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, definisce questo periodo di episcopato, nel corso di un incontro tenutosi l'altra sera in curia, con i rappresentati della stampa locale. Il vescovo sottolinea quanto sia importante e fondamentale il contatto con il popolo e stare in mezzo alla gente: “la cosa che possiamo fare – sostiene - è donare il nostro tempo”.
Alla base di tutto: “ottimismo e speranza”. Non si è sottratto alle numerose domande dei giornalisti a 360° gradi.
Giovani. Secondo Morandi il territorio reggiano è molto variegato quindi necessita di una nuova evangelizzazione; va rilanciato il cammino sinodale: ci sono tante cose in cantiere, creare nuovi percorsi e linguaggi che possano intercettare diverse problematiche. Soprattutto giovanili. Sul tema dell’evangelizzazione, monsignor Morandi che nel 2023 e 2024 l’obiettivo sarà “rianimare i cuori dei fedeli nella nostra comunità” .
Ecologia. “La Chiesa di Reggio sull’ecologia ha sviluppato una sensibilità fine. Penso, in particolare, al Centro Laudato Si’ inaugurato alla Pietra di Bismantova dal Parco nazionale dell’Appennino. È stato reso possibile grazie al dono della Diocesi e vorrei salirvi quanto prima”.
Povertà. “Ricordo le parole del titolo dell’ultimo report dei 50 centri d’ascolto attivi nella Diocesi: ‘nessuno si salva da solo’ dobbiamo quindi sapere leggere e fotografare la situazione. La Chiesa fa la sua parte, come dimostra l’accoglienza di tanti ucraini: non ci si può sottrarre. Ma oltre all’assistenza occorre prodigarsi nel fare avviamento al lavoro come fanno gli uffici della Caritas, per mettere le persone nella condizione di uscire dalla povertà dati che, purtroppo, c’è una cronicità della povertà”.
Comunicazione. Rispondendo al direttore editoriale di Redacon, Gabriele Arlotti, il vescovo Morandi ha affermato: “In una epoca caratterizzata dall’online, che hanno il pregio della grande immediatezza, dobbiamo ritornare a leggere. Se non si legge e approfondisce si perde la capacità di avere una corretta informazione, entrando in profondità. Oggi, forse, non manca l’informazione, ma manca la capacità di stupirsi e, in questo caso, il rischio della superficialità. Da qui la sfida di fare innamorare le nuove generazioni dei libri, ad esempio e del piacere della lettura”.
Montagna. Ancora in risposta a Gabriele Arlotti: “lo spopolamento, purtroppo, è un dato di fatto. La montagna è in terzo della popolazione della provincia, ma sì c’è scollamento con la città. Eppure noto che gli incontri in montagna hanno forte partecipazione. Ricordo che nel mio incontro a Felina il medico della zona fece bollettino di guerra: anziani, decessi… Poi sono salito all’Oratorio don Bosco di Castelnovo e, fortunatamente, ho visto molti giovani. Ecco, in questo contesto la Chiesa deve avere una presenza qualificata evitando, però, di mandare i preti giovani in territori isolati. Quindi meglio le comunità di presbiteri. Abbiamo, certo, la preoccupazione di fare sentire la nostra presenza sul territorio”. “La formazione Teologico Biblica che si fa in Appennino è il nostro segno del volere esserci anche se al momento – ha detto rispondendo alla domanda su iniziative mirate in Appennino come fu anni fa il Convegno ecclesiale della Montagna - non ci sono cantieri aperti a tema montagna”.
Istituzioni. Non è mancato un accenno ai buoni rapporti con le Istituzioni locali ricordando che “non è più il tempo di ‘don Camillo e Peppone’ in cui il vescovo Ferrari venne accolto a sassate a Guastalla e poi rimpianto al momento di lasciare la diocesi: la Chiesa agirà sempre nel rispetto delle competenze, “ma diremo sempre la nostra”.
Coppie non sposate. Monsignor Morandi, con coraggio, ha preso posizione sugli incontri pastorali, promossi insieme alla parrocchia di Gavassa: “Mi auguro che questo incontro sia un inizio di un camino di confronto e condivisione. La Chiesa deve fare sentire per riflessione e fede che è madre e offre a ciascuno un sostegno indipendente dalle condizioni di vita. Era un frutto da cogliere.
Sport. Un vescovo modenese sarà guida spirituale della Reggiana come lo fu il suo predecessore Camisasca? Risponde sorridendo: “Un invito che potrebbe essere preso come una sfida al ‘meglio mandare un altro’. Che accadrebbe se poi la Reggiana perdesse guidata spiritualmente da un modenese… Scherzi a parte non declino l’invito”.
Donne nella chiesa reggiana: nel consiglio episcopale (l’organò di governo che aiuta il vescovo) e che provvede alle diverse necessità (in carica 5 anni) ho voluto che ci fossero due donne che ho conosciuto e che possono essere un valore aggiunto per competenza e sensibilità: la dottoressa Maria Cristina Castelli, nominata vice cancelliere, e la professoressa Lucia Iannet, in seno alla pastorale della Salute”.
Crisi di fedeli nelle messe. “Come rivitalizzare il culto? Il problema non è riempire le sale ma rianimare i cuori. La pandemia ha accelerato un processo che era già in atto di minore frequentazione delle messe. Ora c’è piuttosto la necessità di rinnovare la fede delle comunità: la botte dà il vino che ha. Dobbiamo fare percepire la bellezza del vivere la fede. Abbiamo bisogno che le comunità cristiane siano in grado di evangelizzare la comunione e la fratellanza”.