L'ex brigatista casinese Lauro Azzolini è stato indagato dalla Procura di Torino per l'omicidio del carabiniere Giovanni D'Alfonso, avvenuto nel 1975 durante una sparatoria alla cascina Spiotta, nell'alessandrino, in cui morì anche Mara Cagol, moglie di Renato Curcio. Azzolini, che oggi ha 79 anni e risiede a Milano, sarebbe l'uomo che riuscì a scappare per i campi di Cascina Spiotta di Melazzo quel giorno di giugno del 1975. L'indagine è stata riaperta dopo l'esposto presentato da Bruno D'Alfonso, il figlio del militare ucciso, che ha sottolineato le molte incongruenze e le piste lasciate cadere nel corso degli anni.
Secondo quanto riferito dai magistrati, i Ris stanno ora cercando una risposta scientifica nel Dna lasciato sulla macchina da scrivere - rinvenuta nel gennaio del '76 in un covo milanese - che l'Invisibile utilizzò per stendere una relazione sulla vicenda di Cascina Spiotta. Tuttavia, il legale di Azzolini, Davide Steccanella, ha ribadito che per questa vicenda il suo assistito è già stato prosciolto dalle accuse e che tocca al giudice decidere se autorizzare o meno l'inchiesta. Una decisione che verrà presa dopo l'udienza camerale del 9 maggio.
La sparatoria di Cascina Spiotta è stata una delle tante mattinate di sangue degli anni di piombo. I carabinieri trovarono quasi per caso la prigione in cui i terroristi tenevano rinchiuso - a scopo di estorsione - il re dello spumante, Vittorio Vallarino Gancia. I militari videro due auto vicino a un casale che pareva abbandonato e bussarono. Uscì "l'Invisibile", giovane, dal volto scavato, che strappò con i denti la linguetta della bomba a mano. I carabinieri vennero investiti dallo scoppio e poi iniziò il conflitto a fuoco. Alla fine morirono in due: Mara Cagol e il maresciallo Giovanni D'Alfonso. Il tenente Umberto Rocca perse un avambraccio e un occhio, il maresciallo Rosario Cattafi restò ferito da alcune schegge. Gancia tornò in libertà.