“All'origine della desertificazione bancaria c’è la scelta di privilegiare il modello della banca-impresa a capitale privato, portato alla massimizzazione dell’utile – dichiara il vettese Leonello Boschiroli, segretario generale della First Cisl Emilia Centrale – e questo penalizza i piccoli comuni, soprattutto quelli della montagna. Ricordiamo la chiusura recente, della banca a Ligonchio”.
In provincia di Reggio Emilia si è, infatti, passati dai 417 sportelli bancari del 2008 ai 259 nel 2022: -37,89 cioè 158 in meno. Questi i dati presentati dal sindacato bancari First Cisl Emilia-Romagna al convegno, “Banche in fuga” che si è tenuto nei giorni scorsi a Bologna.
In montagna questa ‘fuga’ delle banche crea notevoli disagi perché, sottolinea Boschiroli “occorrer poi fare molti km per spostarsi e i più colpiti sono gli anziani. E non dimentichiamo poi la difficoltà legate alla digitalizzazione; e sono anche territori dove i collegamenti ad internet non eccellono”.
Sembra un po’ un controsenso investire risorse finanziarie, anche europee, per il rilancio delle aree interne, mentre dall’altra parte iniziano a venir meno dei servizi che in un territorio come quello dell’Appennino, sono di primaria importanza quanto le scuole e quanto la sanità; in un territorio dove appunto, l’età media è avanzata e la connettività è scarsa.
Ma poi c’è un altro fattore importante, come sottolinea lo stesso Boschiroli: “La fuga delle banche compromette l’economia perché è difficile che un’impresa venga ad investire in Appennino se non c’è una banca”.
Sulla stessa linea anche il segretario generale aggiunto First Cisl Emilia Romagna, Stefano Manzi. “Questo è uno degli elementi che emerge anche dal nostro studio – ci spiega Manzi - di come le banche stiano sostituendo lo sportello fisico con la digitalizzazione. Il problema è che in Italia la popolazione, soprattutto quella anziana, ha un livello di digitalizzazione che è molto diverso da quello degli altri paesi europei, per cui noi abbiamo una popolazione, soprattutto nelle aree periferiche montane, che ha bisogno della presenza ‘fisica’ dello sportello bancario”.
Manzi poi sottolinea quanto sia un controsenso questa situazione perchè “se è vero che il credito è un’attività privata e che quindi l’obiettivo è ‘fare utili’, è altrettanto vero che la Costituzione riconosce alla gestione e all’ erogazione del credito un ruolo sociale. E quindi il l’utile non dovrebbe essere l’unico driver”.
“In tutti i comuni della provincia reggiana – spiega - è presente almeno uno sportello bancario. Questo dato è presente solo nelle province di Reggio e di Ravenna; chiaramente la situazione in Italia è molto, ma molto più grave perché abbiamo una media del 60% e tanto per fare un esempio, la provincia di Isernia ha solo il 13% dei comuni coperti da almeno uno sportello bancario. In questo appunto, Ravenna e Reggio si distinguono perché la Banca è presente ancora in tutti i comuni. Ma c’è comunque da preoccuparsi perché “ci sono alcuni comuni della provincia di Reggio che rischiano di rimanere senza banca”.
In tutto questo, conclude Manzi “il ruolo del sindacato continuerà nell’attività di monitoraggio e di analisi, continueremo a confrontarci con le aziende e con le istituzioni. Sottolineo ancora che, come è emerso anche nel convegno, è molto più facile avere un confronto con le aziende piccole locali, con le banche del territorio. Chiaramente noi chiediamo il mantenimento del presidio sui territori come fattore di coesione sociale e argomento che ci sta molto a cuore è il mantenimento dell’occupazione, soprattutto nei paesi di montagna”.
Forse parlarne adesso è tardi.
I famosi buoi scappati con la stalla aperta !
La volontà delle banche era ed è chiara, ridurre gli sportelli e ridurre di conseguenza il personale.
Di certo senza una banca chi dovrebbe ( ammesso che qualche industriale ci sia ed abbia voglia di investire in montagna ed io parlo di alta montagna, le zone del crinale per intenderci ) investire trova maggiori difficoltà, ma le maggiori difficoltà sono per coloro che ancora ci abitano e magari portano avanti piccole o meno piccole attività in modo quasi eroico.
Lascio a chi vuole fare una riflessione il mio pensiero.
Le banche stanno dimostrando di essere miopi, non si accorgono che nei territori d’ appennino c’ è un po’ di fermento.
Nascono e sono già nate tante cooperative che si battono per ridare linfa vitale ai ns piccoli borghi incontaminati e dove si vive ancora molto bene, lontani da traffico, inquinamento e caldo sempre più opprimente per 6 mesi all’ anno.
Io sono certo che contrariamente alle scelte delle banche, i ns paesi avranno modo di poter incrementare la popolazione residente ed abitante come già sta accadendo, combattendo il fenomeno di cui i ns gestori politici dovrebbero occuparsi come prima priorità assoluta, ovvero la denatalità.
Il ministro Lollobrigida che in questi giorni è citato da tutti, parla di sostituzione etnica.
Proprio non ha capito nulla di quello che sta accadendo.
In Italia nel 2022 sono nato meno di 400K bambini e sono morte oltre 700K persone questi sono i dati preoccupanti ed allarmanti di una popolazione già anziana che prestissimo e di questo passo diventera’ sempre più vecchia.
Cosa si dovrebbe fare è notorio, dare stipendi ai giovani che consentano loro di mettere al mondo dei figli e poterli mantenere, fare politiche di aiuto alle famiglie, asili a prezzi accessibili ecc ecc ecc.
Senza andare troppo lontano i ns cugini d’ oltralpe ci possono insegnare, ed infatti la Francia ha un saldo positivo a favore delle nascite rispetto ai decessi.
Avrei tanto altro da scrivere ma già mi sono dilungato anche troppo.
Ciao a tutti.
Vittorio Bigoi
Presidente della società San Rocco cooperativa di Comunità di Ligonchio ( RE ).