Alla sbarra per diffamazione.
Il consigliere comunale di area centrodestra Alessandro Raniero Davoli è stato processato per il reato di diffamazione a mezzo stampa a causa di un articolo pubblicato su ReggioReport il 17 settembre 2016.
Nel pezzo, Davoli aveva definito i fratelli Giuseppe e Antonio Falbo come "parenti diretti" del boss della 'ndrangheta cutrese Nicolino Grande Aracri, insinuando che gli incarichi politici e gli appalti ricevuti dal Comune di Casina fossero il risultato di ingerenze mafiose nella vita politica della città.
Il processo si è aperto con la difesa di Davoli, che ha sostenuto come il caso sia nato da un esposto presentato dal suo assistito al prefetto nel 2016, in cui si segnalava la parentela con il boss e si metteva in dubbio l'opportunità della presenza dei Falbo nella vita politica e negli appalti pubblici.
La difesa dei Falbo, invece, ha sottolineato che le accuse lanciate da Davoli sono infondate e che la parentela con il boss è lontana e i rapporti con il crimine inesistenti. L'avvocato dei Falbo, Carmine Migale, ha dichiarato che i suoi clienti hanno subito gravi danni per via dell'articolo, sottolineando come essere accusati ingiustamente a mezzo stampa non possa rimanere impunito.
Nel corso delle udienze, sono stati sentiti diversi testimoni, ma nella precedente udienza tre testimoni della difesa, tra cui il sindaco di Castelnovo Monti, un maresciallo dei carabinieri e un cittadino di Casina, non si sono presentati.
Il processo è ancora in corso e, nel frattempo, è stata avviata una commissione d'inchiesta a Casina per indagare sul rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nella città.
Per dovere di cronaca, segnalo che il consigliere Davoli è già stato condannato una volta per calunnia, in merito al manifesto affisso nell’aprile 2009, prima delle elezioni amministrative a Castelnovo Monti.
Fonte: https://www.gazzettadireggio.it/reggio/cronaca/2010/10/28/news/davoli-lega-condannato-per-calunnia-1.445853
Andrea
Gentile Andrea, grazie per avermelo fatto notare, ma l’articolo delka Gazzetts di Reggio fa riferimento ad un decreto penale di condanna per diffamazione a mezzo stampa. Il titolo è errato e dopo aver presentato appello sono stato assolto per non aver commesso il fatto. Nell’occasione ho vinto due cause collegate, una penale e una civile, promosse dalla seconda consorte dell’allora sindaco Gianluca Marconi, la signora Chiara Arcadia Azzolini. Mi spiace per lei è oer chiunque in malafede voglia spalare . Sono tuttora incensurato e molto scomodo per tutti i corrotti e disonesti che affollano la politica anche locale …
Si informi meglio. Nel frattempo la ringrazio per avermi segnalato quell’articolo diffamatorio. Purtroppo essendo passati più di cinque anni non posso contro denunciare l’articolista e il redattore della Gazzetta di Reggio. Chiederò che l’articolo, errato, sia rimosso. Per quanto riguarda il processo promosso dai cugini e nipoti del boss Nicolino Grande Aracri contro di me.
Alessandro Raniero Davoli
Consigliere, capogruppo CASTELNOVO LIBERA (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e UDC)
Consigliere Unione Montana, gruppo Lega-Fratelli d’Italia
Gentile consigliere Davoli
sono contento di averle dato l’opportunità di fornirci ulteriori dettagli riguardo la notizia pubblicata dalla Gazzetta. Notizia che io non considero falsa (la condanna in primo grado c’è stata), ma piuttosto incompleta (non è stato pubblicato un altro articolo che riportasse l’assoluzione in appello). Sarò felice di leggere, nei prossimi giorni, un articolo che fornisca i dettagli sull’assoluzione.
La inviterei, inoltre, a non parlare di “malafede”. Purtropppo io non ho accesso al suo certificato del casellario giudiziale, e mi posso affidare solamente alle notizie disponibili in rete. Se queste sono incomplete, non è certamente responsabilità del sottoscritto.
La saluto, e colgo l’occasione per farle i complimenti per l’articolo sulla fucilazione di Aristide Catti, che ho trovato molto toccante.
Andrea
A prescindere dal merito, mi chiedo se sia normale che i testi citati dall’accusa o dalla difesa, non si presentino
Umberto