Nel 2009 la regista neozelandese Jane Campion ripercorse gli ultimi anni di vita del poeta John Keats (1795-1821) nel film Bright Star. Il titolo si rifà ad uno dei più famosi sonetti del poeta romantico, che inizia appunto con queste due parole. Cos’è questa “stella luminosa”?
Bright Star (1819)
Bright star, would I were stedfast as thou art—
Not in lone splendour hung aloft the night
And watching, with eternal lids apart,
Like nature's patient, sleepless Eremite,
The moving waters at their priestlike task
Of pure ablution round earth's human shores,
Or gazing on the new soft-fallen mask
Of snow upon the mountains and the moors—
No—yet still stedfast, still unchangeable,
Pillow'd upon my fair love's ripening breast,
To feel for ever its soft fall and swell,
Awake for ever in a sweet unrest,
Still, still to hear her tender-taken breath,
And so live ever—or else swoon to death.
Stella Luminosa (1819)
Stella luminosa, vorrei tanto essere risoluto come te-
Non in solitario splendore appeso lassù nella notte
A guardare, con eterne palpebre spalancate,
Come un paziente, sempre sveglio Eremita della natura,
Le acque che si muovono nel loro compito sacerdotale
Di puro lavacro intorno alle rive umane della terra,
O a fissare la fresca delicata maschera
Di neve sulle montagne e sulla brughiera-
No-tuttavia sempre risoluto, sempre immutabile,
Appoggiato sul cuscino del seno quasi pieno del mio dolce amore,
A sentire per sempre il suo sollevarsi e ricadere,
Sveglio per sempre in una dolce inquietudine,
Fermo, fermo a sentire il suo tenero respiro,
E così vivere per sempre-o altrimenti venir meno nella morte.
Nel film della Campion Fanny Brawne, la ragazza di cui Keats era innamorato, e alla quale i versi sono probabilmente dedicati, chiede al poeta perché sta usando una negativa, perché non vuole essere proprio come la stella. E’ una domanda importante: perché non essere in tutto come l’astro che simboleggia l’intera natura e ci guarda eterno da lontano? La risposta è che qui Keats sente la natura come qualcosa di distaccato che guarda gli umani dall’alto, gli umani che sono sulle rive della terra bagnate dalle acque. Noi esseri viventi non possiamo avere il lusso dell’eternità, siamo finiti, mortali, così mentre la stella sembra fissare in eterno, come un solitario eremita, i cambiamenti che avvengono nel nostro mondo, il muoversi delle acque, la neve che cade, con un atteggiamento di distacco quasi sacro, noi siamo legati al fluire del respiro, che pare rispecchiare l’andare ed il venire delle acque come se fosse il respiro della terra.
Keats venne attaccato dalla critica conservatrice del suo tempo che lo vedeva come un giovane presuntuoso, senza istruzione (aveva studiato medicina e farmacia ma non aveva seguito nessuno degli studi tipici degli intellettuali) e che pretendeva di scrivere una poesia nuova, ma in effetti Keats è il degno successore di Wordsworth in una poesia che evita le grandiosità mitiche e si centra invece sull’essere umano e le sue sofferenze. E per questo motivo è spesso paragonato allo Shakespeare dei sonetti.
Keats conosceva bene la sofferenza. Il 15 Aprile del 1804 fu il giorno in cui la sua vita cambiò. Il padre tornava a casa a cavallo, ma cadde e si ferì seriamente. Morì il giorno dopo. Fu l’inizio di una catena di avvenimenti tragici: la morte del padre causò il crollo finanziario della famiglia, che fino ad allora si era mantenuta egregiamente, consentendo ai fratelli Keats di studiare alla Enfield Academy, dove John si fece subito notare per il suo spirito attivo. Dovettero lasciare la loro casa e la madre si risposò con esiti disastrosi per poi morire di tubercolosi quattro anni dopo la morte del padre. John era diventato il maschio maggiore della famiglia e questo lo fece sentire sempre molto protettivo nei confronti dei fratelli e della sorella. Già da adolescente, Keats provò un profondo amore per la letteratura, per gli studi classici (tradusse da solo quasi tutta l’Eneide) e per le lingue, vedendo in questi studi la bellezza rivoluzionaria dell’individuo contro il mondo, naturale e non. Per un giovane dei mezzi di Keats, tuttavia, questi studi non potevano costruire un futuro.
La nonna materna aveva ereditato una notevole somma dal marito e, ora che si trovava a dover sopperire ai bisogni di quattro orfani, decise di affidare la somma ad un amministratore fiduciario. Pessima decisione. Richard Abbey si mostrò avaro e meschino nei confronti dei giovani Keats, tanto che la sorella dovette, anni dopo, ricorrere al tribunale per avere il denaro che le spettava. Nel film della Campion si vedono gli amici di Keats che fanno una colletta per poter consentire al giovane di recarsi a Roma: se Richard Abbey avesse fatto il suo dovere non ce ne sarebbe stato bisogno. Fu, inoltre, probabilmente a causa di Abbey che John Keats decise di studiare anatomia e fisiologia: al tempo il mestiere di ‘surgeon’, oggi tradotto con ‘chirurgo’ e al tempo simile al medico di medicina generale, non richiedeva studi universitari e assicurava una carriera più che rispettabile.
Ma l’amore per la poesia, tenuto sveglio grazie all’amicizia con Cowden Clarke, figlio del preside della Enfield Academy. alle loro discussioni di libri e letteratura, alla lettura della Faerie Queene di Edmund Spenser ed al suo mondo di bellezza incantata, portò Keats su un’altra strada. Mentre il poeta cercava con difficoltà, ma anche con speranza e determinazione, di diventare un poeta famoso, il fratello Tom cominciava a dare segni di tubercolosi, soccombendo ad essa nel Dicembre 1818. A seguito della morte di Tom, Keats andò ad abitare con l’amico Charles Brown e fu qui che conobbe Fanny. Purtroppo Keats distrusse quasi tutte le lettere della ragazza, e così non ci è dato sapere molto sui sentimenti della giovane per Keats, è però evidente che i sentimenti del poeta erano intensi anche se, vista la morale dell’epoca e l’incerta situazione finanziaria del giovane, è improbabile che fossero di natura sessuale.
L’immagine del poeta che riposa col seno della donna come cuscino è, però, decisamente appassionata. Il desiderio più grande è di essere risoluti, fermi, in modo ‘umano’, godendo e prendendo forza dal respiro dell’amata, dalla presenza di un seno che sta ancora maturando, quindi nella piena gioventù, e che passa al poeta la sensazione di un’esperienza completa, sia essa in vita o in morte. La stella, la natura, il cosmo ci guardano dall’alto, misteriosi, irraggiungibili, incomprensibili, eterni ma non umani: la bellezza vera e l’unica verità che ci è data conoscere sono nell’essenza della nostra vita, nel vivere quotidiano, nelle gioie mortali, nella sensualità dell’amore che si nutre del respiro dell’altra.
Nel Febbraio del 1820 un forte attacco emorragico fece capire che la sua vita non sarebbe stata lunga. Il viaggio in Italia alla ricerca di un clima più favorevole non diede frutti e Keats morì in una casa a lato degli scalini della Piazza di Spagna il 23 Febbraio 1821. Chiese di avere solo queste parole incise sulla pietra tombale: “Here lies one whose name was writ in water”, “Qui giace uno il cui nome era scritto sull’acqua”, parole che ci dicono quanto inconsistente sia la vita umana e, tuttavia, le parole dei suoi versi sono ancora con noi, ci ispirano, ci fanno riflettere, ci danno gioia e dolore. Come l’acqua delle onde che si ritirano ma poi ritornano in un eterno respirare.