Nessun rallentamento per l'ufficio forestale dell'Unione Montana, che ha rilasciato alcune precisazioni in merito a un articolo apparso sul nostro quotidiano e sui giornali locali.
"L’ufficio forestazione dell’Unione Montana è composto da tre profili professionali, un Geometra un Ingegnere e un dott. Forestale, sempre presenti che fanno il loro lavoro con dedizione e impegno. In qualità di Assessore voglio pertanto ringraziare il personale dell’ufficio forestazione oltre ai ringraziamenti al dott. Roberto Barbantini che ha in questi anni svolto un intenso lavoro con alta capacità professionale competenza e passione." - precisa Aronne Ruffini, assessore forestazione e difesa del suolo.
Il concorso per il ruolo di responsabile dell'ufficio forestale, istituito in previsione delle dimissioni del dottor Barbantini, è andato deserto nonostante fossero arrivate sei candidature. Tuttavia, un nuovo tecnico forestale prende servizio la prossima settimana, poiché è stato istituito un secondo concorso che ha dato esito positivo.
"L’Unione Montana aveva provveduto a istituire un concorso per il ruolo di responsabile ufficio forestazione, il giorno 16 marzo 2023, in previsione delle dimissioni del dott. Barbantini che ha garantito la propria presenza fino al 31 Marzo 2023, ma il concorso è andato deserto, in quanto non si sono presentati candidati nonostante fossero arrivate sei candidature. - continua Ruffini - Successivamente è stato istituito un secondo concorso, il cui esito positivo consentirà a un nuovo tecnico Forestale di prendere servizio la prossima settimana."
L'ufficio forestale ha precisato che alla data odierna sono in attesa di autorizzazione solo sei pratiche, che saranno esaminate la prossima settimana, altre sei sono in attesa del parere del Parco Nazionale, mentre due sono in attesa della scadenza dei 30 giorni per diventare eseguibili. Nella stagione silvana 2022/23, l'ufficio forestale ha evaso 245 pratiche.
Un ulteriore problema deriva dalle richieste che interessano boschi di ceduo invecchiato, piante con età superiore ad anni 30 per Querce e Carpino e anni 40 per il faggio.
"In questo caso il regolamento forestale della Regione Emilia Romagna entrato in vigore del 15 settembre 2018, obbliga l’impresa prima delle utilizzazioni a essere autorizzata in base ad uno specifico progetto a firma di tecnico abilitato alle pratiche forestali per salvaguardare la crescita dell'economia del bosco, garantendo l'equilibrio tra produttività e conservazione della biodiversità. Si può pertanto affermare che non ci sono stati rallentamenti dovuti ad inadempienze dell’ufficio ma sono semplicemente rispettati i tempi autorizzativi dettati dalle norme, contenute nel nuovo Regolamento forestale delle Regione Emilia-Romagna entrato in vigore del 15 settembre 2018 in sostituzione delle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale. In generale la situazione in questi ultimi anni causa l’incremento dei costi delle fonti energetiche ha visto un aumento della domanda per legna da ardere con conseguente aumento del prezzo, come conseguenza sono aumentate notevolmente le richieste di taglio da parte delle imprese forestali, che vedono incrementare anche i loro utili. Il bosco è una risorsa importante per il nostro Appennino la cui gestione obbliga un approccio che comporti un uso rispettoso della foresta che fornisce oltre legna da ardere altri servizi eco sistemici, ad esempio quelli che vanno da una migliore qualità delle acque alla riduzione dei cosiddetti gas serra oltre ad aspetti, siano essi turistici, sportivi, culturali, salutistici. In futuro è opportuno procedere al monitoraggio delle risorse forestali al fine di avere una base conoscitiva per la pianificazione e per la gestione sostenibile, oltre che strumento di informazione, divulgazione, educazione e didattica per la diffusione di una cultura forestale e ambientale di comune interesse. E altresì necessario che tutti gli interventi sui boschi siano effettuati da Imprese ed operatori iscritti all'Albo regionale delle Imprese forestali, allo scopo di certificare la professionalità delle stesse che operano nel settore e accrescere la sicurezza del lavoro, inoltre dovranno impegnarsi a seguire corsi formativi con frequenza annuale." conclude l'assessore.
Come imprenditore del settore vorrei evidenziare alcune perplessità sulle dichiarazioni dell assessore. Innanzitutto i ritardi sulle autorizzazione non sono dovuti solo al fatto di cambiamenti dirigenziali, ma soprattutto a iter procedurali viziati dalla necessità, da parte dell’Unione, di acquisire una prevalutazione di incidenza da parte del Parco, in tutte le aree di intervento che ricadono nei siti di rete Natura 2000; ciò, nulla ha a che vedere con la procedura che riguarda i boschi invecchiati, che segue canali più rapidi. Invito l’Unione Montana e il Parco a risolvere questo problema in vista della nuova stagione silvana visto che questa è stata compromessa a causa di questi ritardi. Faccio inoltre presente all’Assessore che, tutte le imprese forestali che operano a partire dal 2018, devono essere per legge iscritte all’albo regionale mediante un certificato di competenze, ottenuto attraverso corsi di formazione, che dimostra capacità e conoscenze maturate.
Cristiano Dolci
Fa innanzitutto piacere l’apprendere che “alla data odierna sono in attesa di autorizzazione solo sei pratiche, che saranno esaminate la prossima settimana”, ma ciò non toglie che ci si possa fare una qualche domanda, a cominciare dal chiedersi se vi siano stati comunque ritardi e rallentamenti – e in quale misura – come sembrerebbe verosimile stando al primo commento, di figura del settore, in cui si dice che questa stagione silvana “è stata compromessa a causa di questi ritardi” (c’è infatti da immaginare che non sia recuperabile il “tempo perduto”, giacché la prima scadenza, quanto a chiusura del taglio, scatta il 30 aprile).
Viene altresì da chiedersi da quanto tempo a questa parte l’Unione Montana fosse a conoscenza delle dimissioni del dottore forestale, per poi domandarsi, di riflesso, se non era casomai possibile anticipare il concorso rispetto alla data del 16 marzo 2023, in previsione delle dimissioni del dott. Barbantini che ha garantito la propria presenza fino al 31 Marzo 2023 – secondo quanto qui si legge – in modo che ci fosse più tempo a disposizione per “passare le consegne” al successore, così da dare ininterrotta continuità al disbrigo delle pratiche, specie nel caso fossero richiesti sopralluoghi preventivi nelle zone di taglio.
Si può senz’altro convenire sull’importanza del bosco per la pluralità delle ragioni menzionate dall’Assessore, ma quando sento parlare di “procedere al monitoraggio delle risorse forestali al fine di avere una base conoscitiva per la pianificazione e per la gestione sostenibile”, mi auguro che il concetto finale, ossia la gestione sostenibile, non sia la premessa per introdurre particolari “restrizioni” ad una attività tipica dei nostri luoghi, che va sicuramente esercitata in maniera attenta, conforme e disciplinata, ma a questo già provvede il Regolamento Forestale Regionale del 2018, almeno a mio modesto vedere (da non esperto).
P.B. 15.04.2023
P.B.
Dopo che ieri anche la stampa se n’è occupata, ritorno sull’argomento, non da esperto della materia ma da abitante di questi luoghi che vede il mantenimento delle attività esistenti quale prima e più naturale risposta al problema occupazionale della montagna, e il “far legna” è sicuramente tra queste, praticato da tempo immemorabile, tanto da identificarsi coi territori montani, insieme al pascolamento, castanicoltura, coltivazione avvicendata dei campi, per stare nell’ambito dell’ agro-silvo-pastorale.
Mi sono così andato a leggere nel modo più attento possibile, con l’aiuto della relativa Guida, il Regolamento Forestale Regionale, n.3 del 1° agosto 2018, ripetutamente citato dall’Assessore, e che, se non ne ho frainteso le parole, comporterebbe ad esempio una particolare ed ulteriore procedura per i “boschi di ceduo invecchiato, piante con età superiore ad anni 30 per Querce e Carpino e anni 40 per il Faggio”, ma vi ho trovato qualcosa che non mi torna, stando almeno a quanto ho potuto capirne.
Ne ho infatti dedotto che, in base all’art. 31 e seguenti del Regolamento , il taglio del bosco ceduo monospecifico è generalmente soggetto alla sola comunicazione, con turno minimo di 20 anni per Querce, Carpini e Frassini e 30 anni per il Faggio, pur se il taglio deve comunque rispettare precise condizioni, mentre come cedui invecchiati (per i quali prevale l’autorizzazione sulla comunicazione, pur con eccezioni) si intendono quelli in cui le specie quercine hanno superato i 40 anni, o i 50 nel caso di altre specie
La sola comunicazione, rispetto alla autorizzazione, dovrebbe verosimilmente accelerare i tempi “burocratici”, ferma restando la possibilità di verificare poi sul posto la corretta esecuzione dei tagli, a meno che l’Unione dei Comuni, quale ente delegato ai sensi della LR . n.30/1981, abbia ritenuto di prescrivere limitazioni ulteriori, in forza dell’art. 31, comma 6, del Regolamento, esercitando una facoltà che la LR n. 30/1981, art. 13, comma 7, assegna agli Enti di gestione delle aree protette e dei siti della Rete natura 2000.
Mi scuserà l’Assessore se questa mia ricostruzione contiene imprecisioni ed errori, ma per l’importanza che attribuisco alla attività dei “tagliaboschi”, vuoi per i relativi posti di lavoro vuoi per l’approvvigionamento della legna da ardere, specie in un momento in cui ci è richiesto di differenziare le fonti energetiche, ho cercato di capire come funziona la parte che prelude alle operazioni di taglio, consultando appunto la normativa del settore (ma non escludo di averla mal compresa, o che qualcosa mi sia involontariamente sfuggito)
P.B. 17.04.2023.
P.B.