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A CASINA L'INTERVENTO DEL VESCOVO

“Dio ha corso il rischio di una libertà distorta”

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Un’ottantina di persone ha partecipato martedì sera, in chiesa a Casina, alla presentazione del libro di Michela Dall’Aglio dall’impegnativo titolo “Dio, la libertà e il male”. Oltre all’autrice erano presenti l’Arcivescovo di Reggio Giacomo Morandi e Edoardo Tincani, direttore del settimanale diocesano “La Libertà”, che li ha intervistati.

Il libro è un tentativo di rispondere all’obiezione più forte contro l’esistenza di un Dio onnipotente e buono: la presenza del male nel mondo. I morti per Covid, le vittime innocenti della guerra in Ucraina (e in tante altre guerre dimenticate!), i terremotati e i profughi della Turchia e della Siria… parrebbero atti d’accusa contro la Fede in Dio.

Il Vescovo Giacomo ha introdotto la riflessione citando sant’Agostino, che cercando “prove” dell’esistenza di Dio, si imbatte nella difficoltà di dare un senso al male, difficoltà confermata anche dall’autrice del libro nell’introduzione, quando cita l’Inquisitore dei Fratelli Karamazov: “Se vogliamo che l’uomo sia felice, dobbiamo eliminare la libertà”. Tincani ha poi chiesto al Vescovo se esiste un’umanità davvero libera, condizionata com’è dalle circostanze in cui ognuno nasce e cresce. Il Vescovo ha risposto citando l’influsso delle nuove tecnologie, che “promettono” inedite, straordinarie e immediate possibilità di conoscenza, ma che in realtà “ci possiedono”, influenzando i nostri gusti e inducendo bisogni consumistici.

La seconda domanda del direttore Tincani era relativa al rapporto con Dio: come possiamo essere del tutto liberi, se ogni giorno chiediamo nel Padre nostro “sia fatta la TUA volontà”? Il Vescovo ha risposto commentando l’epopea dell’Esodo, attraverso la quale Dio ha condotto il popolo d’Israele ad una “libertà vigilata”, togliendolo da una penosa condizione di schiavitù in Egitto, affinché potesse poi vivere nell’Alleanza con Lui, pregarlo e onorarlo nella Terra Promessa. I Comandamenti dati a Mosè sul Sinai sono certamente un impegno non facile, ma la migliore garanzia per mantenere la libertà donata da Dio. Nei primi secoli della storia della Chiesa, fu davvero grande e positivo l’impatto del Vangelo nel cuore di molti pagani, perché colsero la differenza fra l’essere predeterminati da un Fato ineludibile e l’essere guidati e tutelati nella loro libertà da un Padre pieno d’amore. Nella mentalità occidentale, segnata da un diffuso ateismo, è proprio questa idea di Dio che oggi molti rifiutano: un Dio Padre di cui molti non si ritengono figli.

La Dall’Aglio ha confermato la risposta del Vescovo, dicendo che solo Dio è del tutto libero da ogni condizionamento, ma che al tempo stesso ha dimostrato il suo amore verso l’umanità decidendo di ESSERCI per noi e con noi, compromettendosi e lasciandosi condizionare da noi, anziché esistere senza di noi nella sua eterna beatitudine.

Con la Creazione, accettando l’esistenza di creature diverse da Sé, Dio ci ha trasmesso il suo “DNA” che è l’amore (e la libertà che ne è la condizione indispensabile: nessuno può essere costretto ad amare!); con ciò, Dio ha corso il rischio di un uso distorto della libertà e quindi l’esistenza del male. Il Vescovo a tal proposito ha citato il grande filosofo russo Solov’ev che contestava la pretesa di “imporre il Bene”: non è legittima la “Dittatura del Bene”! Piuttosto che imporci il Bene, Dio ha sopportato anche contro di Se’ la possibilità della ribellione alla sua Legge di amore, fino all’estrema conseguenza della passione e morte di suo Figlio Gesù, che attesta di se stesso: “Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore.  Per questo il Padre mi ama; perché io depongo la mia vita per poi riprenderla. Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest'ordine ho ricevuto dal Padre mio” (Giov. 10,11.17-18). Come attesta anche San Paolo, parlando di Gesù quale mediatore fra Dio e l’uomo: “Colui che non ha conosciuto peccato, Egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui”. (2Cor. 5,21). Il fine ultimo di questo Dono di sé è per Gesù la comunione con Dio e fra di noi, come ci dice il Concilio: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (…). Con questa Rivelazione infatti, Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli e ammetterli alla comunione con sé (Dei Verbum 2). Un fine di comunione e di amore che “chiude il cerchio” di quel Progetto di amore iniziato con la Creazione, passato attraverso il rischio della libertà e riscattato dal Dono di Cristo sulla Croce che riconcilia Dio e l’uomo. Argomenti non facili, ma tremendamente concreti, perché inerenti il nostro modo di interpretare la vita e di affrontarne le sfide più difficili. Per questo, alla fine, si leggeva nel volto dei presenti, un senso di soddisfazione per aver affrontato insieme Parole difficili come Libertà, Amore, Male, Senso della vita, Speranza. Un inizio davvero promettente della “Primavera di Parole in Parrocchia” che continuerà con altri cinque appuntamenti nelle chiese dell’Unità pastorale di Casina, in aprile e in maggio.