Home Cronaca Politiche giovanili, Claudia Martinelli: “Moltiplicate le risorse, ora allarghiamo i presidi educativi”
Tra le azioni mirate per la fascia 14-30 anni, la nascita e crescita del Tavolo Sviluppo Appennino

Politiche giovanili, Claudia Martinelli: “Moltiplicate le risorse, ora allarghiamo i presidi educativi”

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Claudia Martinelli, coordinatrice del Tavolo Sviluppo Appennino

Si parla spesso di giovani in montagna, della necessità di investire su di loro per garantire un futuro al territorio, dell’importanza, specie dopo il periodo pandemico, di dedicare risorse e attenzione a questa fascia di popolazione. Interviene Claudia Martinelli, consigliera con delega alla politiche giovanili di Castelnovo ne’ Monti, coordinatrice del Tavolo Sviluppo Appennino e nel Consiglio dell’Unione Appennino Reggiano per le politiche giovanili.


Che ruolo hanno
i giovani per lo sviluppo della comunità montana?


“Non sono la prima o l’unica a pensare che si tratta dell’investimento prioritario da realizzare.” - afferma Claudia Martinelli - “I giovani sono il futuro e il presente, sono le persone che stanno ereditando la cura e lo sviluppo del nostro territorio. Ogni tematica, ogni problematica che viviamo richiama soluzioni che passano dalle nuove generazioni in termini di impegno, di innovazione, di trasformazione. Avere delle politiche giovanili forti e soprattutto larghe, che toccano non solo i servizi socio-sanitari-educativi ma sanno allargarsi alla partecipazione e allo sviluppo territorio è un asset strategico che dobbiamo tutelare.


A che punto siamo attualmente rispetto alle azioni ?
“Personalmente ho vissuto 4 anni di lavoro sul tema delle politiche giovanili e devo dire che sono entrata in un mondo che non conoscevo e di grande complessità. È stato un periodo molto intenso, segnato come sappiamo da tante emergenze che hanno messo a dura prova tutte le politiche pubbliche.
Sono orgogliosa del lavoro che siamo riusciti a sviluppare con lo staff dedicato perché, oltre a realizzare tantissime azioni concrete per i ragazzi e le ragazze dai 14 ai 30 anni, abbiamo moltiplicato le risorse a disposizione e messo le basi per allargare i presidi educativi su tutto il territorio appenninico. È stato ed è tuttora un lavoro difficile, frutto dell’impegno di tante persone: dai Sindaci che hanno dato fiducia, ai colleghi del Tavolo Sviluppo Appennino con i quali abbiamo ragionato e dato centralità alle politiche giovanili, ai tecnici dei Comuni, dell’Unione, del SerDP e di Asc Appennino Reggiano che hanno trasformato gli indirizzi in azioni, agli operatori (in particolare la Cooperativa Papa Giovanni XXIII) impegnati sul territorio nelle delicate relazioni coi giovani. Tra le tante cose realizzate in questi anni ci tengo a ricordare i due bandi triennali regionali portati a casa con importanti risorse economiche mai viste in passato su questi temi, la realizzazione del Bismantova Cos&play, l’avvio di una start up giovanile (Achiva Studio), tantissimi laboratori creativi, la tenuta e la rigenerazione del collettivo giovanile Jerry Can, l’integrazione del lavoro educativo nelle aree di prevenzione e di svariati servizi, la nascita e la crescita del Tavolo Sviluppo Appennino”.


Su quest’ultimo, Claudia Martinelli approfondisce: “Si tratta di un esperimento molto interessante che molti ci invidiano: un tavolo consultivo dell’Unione che si occupa di politiche giovanili e di fare proposte di sviluppo per il territorio. È formato quasi completamente da amministrazioni dei 7 Comuni under 30 ed è un modo di fare politiche giovanili a livello amministrativo inedito e che la Regione spesso ci riconosce come buona pratica. Con questo strumento abbiamo costruito delle proposte per la Strategia Nazionale Aree Interne e stimolato i singoli Comuni a istituire le deleghe alle politiche sui giovani. È anche una esperienza interessante di lavoro di sistema, ancora imperfetta certo, ma che sta già dando dei frutti e probabilmente ne darà in futuro per rendere sempre più forte la logica di Unione”.


Cosa è cambiato durante e dopo la pandemia?
“Il Covid ha cambiato tantissime cose. Proprio a causa dei cambiamenti avvenuti tra il 2020 e il 2021 abbiamo avviato importanti trasformazioni e investimenti per i giovani sulla base dei riscontri che venivano da tutti i servizi. Siamo di fronte infatti ad un aumento esponenziale di una serie di problematiche sociali e sanitarie che riguardano ad esempio il ritiro sociale, la devianza, le dipendenze da sostanze e dalle nuove tecnologie, la dispersione scolastica. Si tratta di una situazione che condividiamo con tanti territori e che ci richiama ad una grande responsabilità di portare ancora più attenzione alle nuove generazioni. Sappiamo che il Covid ha accelerato dei processi che erano già in corso e che questi processi possono essere gestiti e in certi casi invertiti. Per farlo dobbiamo essere consapevoli che servono anni di azioni dedicate e una visione politica coraggiosa, non servono a niente azioni spot e focalizzate solo sulle emergenze. Ho anche osservato che i giovani sono ancora desiderosi di partecipare, di dire la loro, di essere coinvolti in azioni per migliorare il posto in cui vivono, di tutelare l’ambiente, hanno idee creative che fatichiamo a vedere nella loro grande capacità innovativa e di impatto. Abbiamo il dovere e la necessità di ascoltarli di più, di prenderli molto sul serio, di tenerci strette le loro proposte”.


Che cosa vuol dire costruire una governance sulle politiche giovanili?
“Qualsiasi politica ambiziosa – conclude Claudia Martinelli - ha bisogno di lavorare prima di tutto su una struttura di governo. La dimensione di Unione sul nostro territorio è ancora molto recente e sulle politiche giovanili tutta da costruire. C’è una tradizione ventennale su Castelnovo ne’ Monti che, come polo servizi della montagna, ha gestito anche questo pezzo realizzando interventi nelle scuole e sui territori. C’è bisogno però di fare un passo in più e di costruire delle politiche giovanili più ambiziose, capaci di fare atterrare una visione e una operatività di Unione su tutti i territori, cosa ben diversa da realizzare ognuno il proprio progetto. Per questo stiamo investendo molto nel Tavolo Sviluppo Appennino e in un percorso che aiuti i territori a coinvolgere le comunità nel prendersi cura dei giovani. Proprio in questi mesi stanno partendo le prime esperienze dei Tavoli di Comunità formati da scuola, associazioni e parrocchie di ogni Comune per ideare e realizzare proposte in favore di ragazzi e ragazze. Il Comune di Casina è stato il primo ad approdare a questa fase ma contiamo che anche altri possano seguire lo stesso percorso che stiamo sperimentando insieme ai Poli Territoriali, ai Servizi Sociali Educativi Associati e all’ASC Appennino Reggiano”.

1 COMMENT

  1. Da questa intervista, se non ne ho frainteso il senso, e volendo riassumere, mi par di comprendere che dopo una “tradizione ventennale su Castelnovo né Monti …”, si voglia costruire una “governance” per superare i singoli progetti territoriali e realizzare azioni comuni nell’intero ambito montano (tramite “politiche giovanili forti e soprattutto larghe”).

    Sempre secondo queste righe, la sfera dei problemi individuati comprenderebbe il ritiro sociale, la devianza, le dipendenze da sostanze e dalle nuove tecnologie, la dispersione scolastica, fenomeni che sarebbero soggetti ad un aumento esponenziale, un insieme che porta ad essere alquanto preoccupati, ed induce nel contempo ad una considerazione.

    Può avere sicuramente senso agire su base comprensoriale, ma occorrerebbe sapere come, e servirebbe quindi capire quali frutti abbia dato l’esperienza ventennale di Castelnovo Monti, perché se i risultati del metodo sono stati buoni potrà essere esteso ad altri ambiti, mentre in caso contrario andrà ripensata, e semmai cambiata, la strategia.

    Gioverebbe fors’anche sapere se il predetto “aumento esponenziale” abbia riguardato pure lo stesso Castelnovo Monti, nonostante la sua esperienza ventennale, posto che in tal caso sarebbe verosimilmente da farsi una qualche ulteriore riflessione, specie se la situazione del Capoluogo montano fosse analoga a quella dell’intero comprensorio.

    Tornando all’agire su base comprensoriale, può riservare indubbiamente più di un vantaggio, dal momento che si uniscono forze e collaborazioni, ma andrebbe evitato che la “centralizzazione” sguarnisca poi il territorio delle figure di relativo riferimento, e questo vale, io credo, un po’ in generale, ossia per queste ma anche per altre problematiche.

    P.B. 06.03.2023

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