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Un quartiere in trappola

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Mentre i piani urbanistici delle maggiori città europee indirizzano la loro politica all’incremento del verde pubblico e privato, la nostra piccola realtà di paese converge i propri sforzi nell’incrementare la diffusione del cemento. In particolare, il quartiere intorno alla piscina “Onda della Pietra” vive ormai da anni sotto lo scacco di un cantiere sempre aperto. Gli abitanti della zona infatti hanno assistito, loro malgrado, alla costruzione farraginosa e prolungata della strada che dalla Croce si collega al paese, con numerosi ritardi, viabilità difficolto sa e molto inquinamento derivato dalla costruzione di un livello rialzato che ha determinato il degrado di molte zone verdi e la rimozione di alberi nonché alla diffusione di gas di scarico da parte dei macchinari coinvolti. Poi si è passati, una volta aperta la strada, senza pur tuttavia pensare ad un accesso privilegiato per i residenti e costringendoli invece ad un’assurda quanto inquinante viabilità fino alla rotonda più in basso, alla costruzione della scuola primaria. I disagi per i residenti sono stati acuiti anche dall’espianto ulteriore di tutti gli alberi presenti nel cortile della precedente struttura scolastica. Da ultimo, si assiste al cantiere per la costruzione del nuovo asilo comunale. Nelle fotografie riportate si può notare l’entità degli scavi e si può immaginare la quantità di polvere che tutto ciò possa comportare con il conseguente disagio. La terra asportata infatti viene caricata su camion e scaricata poi nell’area adiacente alla piscina all’aperto. Tutto il traffico di carico e scarico continua dal mattino mattino molto presto fino a sera, compreso il sabato e la domenica. Oltre ai disagi che tutto questo comporta ai residenti, si sommano le preoccupazioni per la profondità degli scavi in una zona notoriamente franosa. Nella parte retrostante la zona di scarico materiale (vedi fotografia allegata), dove vengono accumulate in questi giorni quantità enormi di terra e detriti, infatti è già presente una frana in atto nella parte retrostante la struttura semi-abbandonata di quello che doveva essere un albergo destinato alle squadre in ritiro e ora parzialmente occupata dalle cucine della CIR. La preoccupazione per i residenti è quindi anche quella relativa alla stabilità effettiva dell’intervento edilizio e delle abitazioni già presenti.

A tutto questo si somma l’idea poco propizia che a breve verrà iniziata, ancora una volta nel quartiere, la costruzione di un’altra opera che pare sulla carta altrettanto ingombrante: il palazzetto dello sport, adibito forse a qualche migliaio di spettatori.

Nella progettazione urbanistica complessiva manca del tutto una visione di rispetto e di tutela del territorio e del verde pubblico. Non sono stati conservati gli alberi già presenti mentre non sono stati previsti spazi verdi adeguati per chi vive nel quartiere. Ricordiamo infatti che sono molte le famiglie con bambini in età scolare che da una situazione residenziale promessa sulla carta vengono in realtà catapultati in una realtà in cui l’unico giocatore a vincere sembra essere il cemento. L’opinione diffusa dei residenti nel quartiere quindi rivela oltre che disagio e preoccupazione, il mancato rispetto delle promesse fatte per le quali erano previsti spazi di ricreazione e svago per bambini, ragazzi e famiglie di verde pubblico. Sulle ringhiere, sulle automobili posteggiate nei cortili e nell’aria, complice anche il perdurare della siccità, si sedimenta e circola un’abbondante quantità di polvere che sicuramente non rappresenta un beneficio per la salute; a questo si aggiunge il perdurare, persino nei giorni festivi, di un fastidioso inquinamento acustico dovuto alla circolazione dei camion. Ci si chiede, in conclusione, se tali opere “faraoniche” fossero davvero indispensabili e come mai non si pensi a tutelare il bellissimo patrimonio naturalistico esistente, salvaguardando il benessere e la salute dei cittadini.

(Maria Chiara Baldini)

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