Home Cronaca La riorganizzazione del sistema scolastico, una riforma che penalizza le scuole dell’Appennino
Le Regioni valuteranno il parametro degli iscritti, dell’organico e, nel caso della montagna, della specificità del territorio.

La riorganizzazione del sistema scolastico, una riforma che penalizza le scuole dell’Appennino

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Gli istituti scolastici della montagna rischiano di diventare i più penalizzati se non, addirittura, di chiudere.
È questa la diretta conseguenza della riforma proposta dal Governo che prevede “di armonizzare la distribuzione delle Istituzioni scolastiche a livello regionale con l’andamento della denatalità, considerando un arco temporale di dieci anni e superando il modello attuale”, come si legge nel comunicato ufficiale sui social del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Il presidente della Regione Stefano Bonaccini si è opposto fermamente a questa riforma che rideterminerebbe il contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi con una conseguente ridistribuzione. Il decreto del Ministro dell’Istruzione e del Merito di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze deve essere adottato entro il 31 luglio, sulla base di un coefficiente non inferiore a 900 e non superiore a 1000.
Come ha sottolineato Thomas Predieri di Sinistra Italiana, le Regioni dovranno riconsiderare l’organizzazione del sistema scolastico valutando il parametro degli iscritti, dell’organico e, nel caso della montagna, della specificità del territorio.
Citando lo stesso Predieri: "questo calcolo verrebbe fatto tenendo conto dei parametri, su base regionale, relativi al numero degli alunni iscritti nelle istituzioni scolastiche statali e dell'organico di diritto dell'anno scolastico di riferimento integrato dal parametro della densità degli abitanti per chilometro quadrato, considerando la necessità di salvaguardare le specificità derivanti dalle istituzioni presenti nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche caratterizzate da peculiarità linguistiche.
Per garantire una riduzione graduale del numero delle istituzioni scolastiche per i primi tre anni scolastici si applica un correttivo non superiore all'1 per cento, anche prevedendo forme di compensazione interregionale.
Il Ministro difende le proprie scelte politiche valutando i risparmi di tale trasformazione che rimarrebbero a beneficio del mondo della scuola".
I numeri sono, dunque, profondamente aumentati, considerando poi che già nel 2022 era previsto un numero minimo di studenti per garantire ad un Istituto un proprio Dirigente e un Direttore dei Servizi Generali Amministrativi.

Sul territorio dell’Unione montana dei comuni dell’Appennino reggiano sono presenti cinque Istituti Comprensivi, l’Ic G.Gregori di Carpineti-Casina, Ic Bismantova di Castelnovo ne’ Monti, Ic U.Foscolo di Toano, Ic di Villa Minozzo e l’Ic L.Ariosto di
Busana.
I cinque Istituti Comprensivi sono poi retti da 3 dirigenti, ossia la prof.ssa Gentili per Busana e Castelnovo, la prof.ssa Bizzarri per Villa Minozzo e Toano e la prof.ssa Signorelli per Carpineti-Casina.

Tabella 1 - Dati rielaborati tramite le pagine ufficiali degli IC su "Scuola in Chiaro" (www.cercalatuascuola.istruzione.it)

Stando a quanto descritto sopra, resteranno soltanto due dirigenti: a partire dal prossimo anno le scuole dell’Appennino si accorperanno ancora di più.
Un’ipotesi realistica vede come diretta conseguenza del futuro montano una probabile unificazione sotto Castelnovo o, addirittura, che l’Unione Montana diventi un unico comune.
Resta la speranza che la scuola vinca sull’industrializzazione culturale che tutto sovrasta, anche le montagne.

4 COMMENTS

  1. Iniziamo col taglio dei dirigenti (l’unico tramite tra le famiglie e lo stato nell’ambito scolastico), poi accorpiamo le scuole, poi aumentiamo il numero dei ragazzini per classe e per insegnati. Prima o poi riusciremo far tornare questi benedetti conti (almeno, forse riusciranno negli uffici addetti); perchè i denari è chiaro si debbano investire in altro modo, altro modo che non comprende i servizi alle comunità (e quel che c’è e funziona può essere ridimensionato o eliminato a necessità, senza scrupolo).
    Può una società che continua imperterrita a “infierire” sui giovani, sulle classi più deboli e prive di voce chiamarsi evoluta?

    Speriamo qualche raggio li illumini prima che compiano altri danni.

    Una mamma. Avvilita come spesso accade.