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In fase di studio i progetti di recupero delle acque reflue e l’uso di ex cave per lo stoccaggio di acqua

Zamboni (Europa Verde): “Con la riduzione del deficit idrico inutile la diga di Vetto”

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Ridurre il deficit idrico del torrente Enza nel breve-medio periodo. È questa la sollecitazione che proviene dalla capogruppo di Europa Verde Silvia Zamboni.

“Di questa diga si è parlato molto in questi mesi e da più parti politiche – dichiara Zamboni- è arrivata la sollecitazione a fare presto. Da qui la mia preoccupazione che il dibattito su questa infrastruttura, che richiederebbe non meno di dieci anni di cantieri per essere ultimata, vada a discapito dell’obiettivo di ridurre nel breve e medio periodo il deficit idrico nella Val d’Enza. Ho chiesto aggiornamenti alla Giunta sullo stato di avanzamento delle misure previste dallo studio di AiPo finalizzate ad eliminare gli sprechi, razionalizzare l’uso dell’acqua, riequilibrare la disponibilità idrica attraverso la creazione di piccoli invasi nelle ex cave dismesse, ripristinare l’utilizzo a fini irrigui di infrastrutture esistenti.”

Sulle azioni di risparmio e razionalizzazione in particolare, la consigliera chiede “a che punto è la realizzazione e in quale modo la Regione si sia fatta o si farà parte attiva, se fra le ipotesi progettuali sia stato preso in considerazione il progetto di utilizzo, anche ai fini irrigui, della cassa di espansione di Montecchio Emilia e, in caso affermativo, a che punto sia la realizzazione di tale progetto”.

In via più generale, poi, il quesito sulla fase di attuazione del “contratto di fiume” avviato nel gennaio del 2021 e proprio su tale atto Zamboni chiede “se sia previsto il coinvolgimento dei soggetti privati interessati, tra cui figurano le associazioni ambientaliste”. Su tutto, infine, l’auspicio che ai lavori di progettazione e realizzazione di tutti gli interventi previsti, si affianchi il lavoro di un comitato scientifico “in grado di supportare il lavoro istituzionale e di monitorare la situazione dell’intera valle dell’Enza sia in rapporto alla vulnerabilità del territorio e alla complessità dei progetti che vi si intende realizzare, sia tenendo conto del complessivo sistema idrografico del bacino del Po e delle ripercussioni a carico del delta e della costa adriatica”.

In fase di risposta, l’Assessore a Transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, Ambiente, Difesa del suolo e della costa, Protezione civile Irene Priolo ha chiarito che la Regione ha ben presenti le criticità della Val d’Enza e ciò “è testimoniato anche dalla richiesta dell’Autorità di bacino al ministero delle Infrastrutture per il finanziamento di un bacino montano e per le altre misure preliminari e fondamentali da attuare sul corso d’acqua per un totale di 3,5 milioni di cui 300 mila a carico del bilancio regionale”.

Sul contratto di fiume, Priolo ha poi chiarito come al momento si sia alla definizione del documento d’intenti con il recepimento di tutti i contributi pervenuti “ma è ferma intenzione della Regione avviare un percorso partecipativo allargato al maggior numero di soggetti interessati con chiare competenze tecnico-scientifiche”.

Venendo poi a tutte le altre azioni previste, l’Assessore all’ambiente ha confermato il loro avviamento globale. “Azioni concrete e operative -ha specificato Priolo- sono state compiute in particolare sull’efficientamento dei canali irrigui e degli adduttori, così come sono state applicate specifiche politiche tariffarie volte a promuovere l’efficientamento dei sistemi di irrigazione. Sono invece in fase di studio avanzato i progetti di recupero delle acque reflue e l’uso di ex cave per lo stoccaggio di acqua, mentre la cassa di espansione di Montecchio è stata progettata solo per la laminazione delle acque di piena”.

Silvia Zamboni si è detta soddisfatta delle risposte ottenute, soprattutto per il percorso partecipativo previsto per il futuro del corso d’acqua. “Particolarmente importante -sottolinea ancora la capogruppo- è il risultato dell’efficientamento delle reti irrigue che ha determinato un +31% di risorsa primaria risparmiata. Credo che tutte queste azioni, una volta a regime, renderanno inutile il progetto della costruzione della diga di Vetto che, tra l’altro, avrebbe tempi di costruzione particolarmente lunghi e quindi non fornirebbe alcuna risposta nel breve e nel medio periodo”.

8 COMMENTS

  1. In Emilia, più che in Romagna, dopo tanti anni non si è ancora compreso l’importanza dell’acqua, non si è compreso che la risorsa idrica disponibile è in calo a causa degli effetti dei cambiamenti climatici, piove troppo o non piove per mesi, basta vedere che da inizio novembre ad inizio febbraio da noi era pioggia tutti i giorni e per tre mesi l’Enza è stata sempre piena, ogni 15 giorni ho fatto le foto; i dati confermano che ad inizio febbraio erano transitati sotto il ponte di Vetto oltre 250 milioni di metri cubi di acqua. Questo dimostra che la pioggia e la neve cadono, ma le acque vanno trattenuta, per disporne quando non piove, è un concetto elementare, ma sembra che la Zamboni e la Priolo non l’hanno ancora compreso e temo che fino a quando in Regione avremo questa maggioranza, di ripartire con i lavori della Diga di Vetto non se ne parlerà mai.
    Eliminare gli sprechi, razionalizzare l’uso dell’acqua è quello che tutti stanno già facendo, creare piccoli invasi e utilizzare le cave dismesse è dimostrato che sono soldi spesi inutilmente, basta andare a San Cesareo di Modena per verificalo.
    Parlare di casse di espansione per trattenere le acque significa non comprendere la differenza tecnica tra una Diga e una Vasca di espansione, è vendere fumo, gli argini delle vasche non sono idonei per trattenere le acque a lungo, crollerebbero, questo sta a dimostrare con che interlocutori abbiamo a che fare.
    Si sappia che la Diga di Vetto va realizzata non per gli Agricoltori, per gli Allevatori, per gli Industriali o per i rubinetti, va realizzata per tutti, perchè tutti avranno bisogno di acqua, va fatta anche per gli agricoltori che rischiano di perdere i prati stabili, che comporterebbero un forte aumento di CO2 emessa in atmosfera, va fatta per evitare le esondazioni a valle, per produrre energia pulita, per dare una boccata d’ossigeno al Po quando è in secca e ridurre la risalita del cuneo salino, e a noi montanari darebbe lavoro, sviluppo, turismo e nuova viabilità, unico problema che gli Amministratori di questa valle. a parte Ventasso, nessuno chiede la ripresa dei lavori, si vede che per loro va bene così, ne risponderanno ai loro elettori.
    Non parliamo di contratto di fiume, primo l’Enza non è un fiume, secondo nessun contratto di fiume darà l’acqua all’Enza nei mesi estivi quando è in secca, per cui smettiamola di illudere la gente con certi paroloni che non modificheranno la portata dell’Enza.
    Se l’assessore Priolo vuole fare “Azioni concrete” deve solo chiedere l’adeguamento del Progetto Marcello e la ripresa dei lavori della Diga di Vetto; in soli due anni, e non in dieci, avremo una decina di milioni di metri cubi da utilizzare grazie alla Prediga o Avandiga, opera necessaria, da farsi subito per consentire alle Imprese di lavorare in sicurezza alla costruzione della Diga.
    La Priolo ha specificato che sono state fatte “Azioni concrete e operative” sull’efficientamento dei canali irrigui e degli adduttori, che tradotto significa la cementificazione dei canali, opera che si sta facendo, di certo è un’azione concreta a beneficio per le Imprese edili, ma un controsenso in quanto priva le falde di avere quel minimo di ricarica attraverso le acque dei canali.
    Il commento di Max Giberti è correttissimo, si facciano i risparmi ma si parta con le infrastrutture, ma si parta subito.
    Con più ci penso e più mi chiedo in che mani siamo?, auguri alle giovani generazioni, ne vedranno delle belle.

    Lino Franzini Presidente della Municipalità

    • Firma - Lino Franzini Presidente della Municipalità
  2. Stavo proprio aspettando i primi paletti ed eccoli arrivare. Trattenere dell’acqua in una diga a Vetto comporta “ripercussioni a carico del delta e della costa adriatica”, direi che siamo a un buon livello. Hanno chiesto alla Croazia cosa ne pensa? Non ce la faremo mai!

  3. Purtroppo il risparmio idrico e i piccoli invasi non sono per nulla risolutivi del problema evidente ed enorme che vediamo anche in questi giorni.
    Le dighe sui torrenti appenninici sono fondamentali anche per ridurre i prelievi dal Po ed evitare di pompare acqua in salita. Le incertezze, le obiezioni e i ritardi creano ulteriori danni all’ambiente, all’agricoltura e alla disponibilità di acqua per usi idropotabili.

  4. Stavo proprio aspettando i primi paletti ed eccoli arrivare. Trattenere dell’acqua in una diga a Vetto comporta “ripercussioni a carico del delta e della costa adriatica”, direi che siamo a un buon livello. Hanno chiesto alla Croazia cosa ne pensa? Non ce la faremo mai!

    Luca

    • Firma - Luca
  5. Da parte mia mi sto convincendo che oggi si fanno solo le cose dove qualcuno ha un tornaconto in termini economici o di voti, come proporre i laghetti lungo l’Enza, di acqua non ne daranno, come ne darebbe poca la diga di vetto, ma potrebbero dare milioni di euro a qualcuno e voti ad altri. Con i cambiamenti climatici che abbiamo non trattenere un po’ delle acque che scendono dall’Appennino quando piove mi sembra una cosa fuori di testa, come pompare le acque del Po, che non ne ha, dal basso verso l’alto per irrigare quello che si mangia, totalmente assurdo, un comportamento a cui non so dare una spiegazione, forse pensando alla creazione dei laghetti una spiegazione la trovo, ma questa è una mia opinione

    Sergio

    • Firma - Sergio
  6. “si affianchi il lavoro di un comitato scientifico ” … “è ferma intenzione della Regione avviare un percorso partecipativo allargato al maggior numero di soggetti interessati con chiare competenze tecnico-scientifiche.”
    Chi valuterà queste competenze e chi nominerà questo comitato ? Con che criteri ?
    Se proprio non sanno decidere (loro compito) sarebbe meglio consultare gli agricoltori della Val D’Enza, gli operatori della bonifica oltre che gli ingegneri idraulici e i geologi delle Università della Regione.
    Sicuramente Irene Priolo e di Silvia Zamboni non passeranno alla storia per lungimiranza come Giorgio Zanniboni considerato “il padre” della diga di Ridracoli.

    Ing. Paolo Gambarelli

    • Firma - Ing. Paolo Gambarelli