“Dobbiamo mettere i medici di medicina generale nelle condizioni di poter fare il loro lavoro, cosa oggi impossibile perché subissati da centinaia di richieste quotidiane e con troppi adempimenti burocratici da gestire.” Euro Grassi, segretario provinciale della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale e presidente di Confcooperative Sanità Emilia-Romagna, non ha dubbi: i medici farebbero volentieri il loro lavoro se messi in condizioni di farlo. Dopo il nostro sondaggio abbiamo parlato con lui per fotografare meglio l'assistenza territoriale.
Qual è la mole di lavoro di un medico di base?
Dati alla mano ogni medico di medicina generale effettua in media 42.889 prestazioni all’anno, (8.780 visite ambulatoriali, 2.007 visite domiciliari, 21.322 contatti telefonici, 3.888 rinnovi ricette, 4.892 letture esami-accertamenti oltre a 2.000 certificazioni di vario tipo, etc. ), segue almeno 26 pazienti in assistenza domiciliare programmata con almeno 467 accessi domiciliari all’anno. Gestisce, praticamente da solo, due reparti e mezzo di lungo degenti domiciliari con a disposizione meno di un infermiere a testa anziché almeno due come in Catalogna e in Inghilterra. Riceve inoltre in media ogni giorno, anche di sabato e domenica, 120 telefonate al giorno, 39 WhatsApp-sms e 22 email con richieste di informazioni. Un medico reggiano, mancando molti medici per coprire le zone carenti a causa della mancata programmazione regionale dei pensionamenti previsti da decenni, oltre alla normale routine quotidiana ha anche attualmente in carico 396 assistiti over 60 e 732 affetti da una a cinque patologie croniche. A tutta questa attività, così misconosciuta agli assessori alla sanità ed ai politici, dobbiamo sommare un carico burocratico delegato ed improprio sempre maggiore. Senza dimenticare che un medico ha anche una vita al di fuori della professione.
Quali dovrebbero essere le azioni per potenziare la medicina territoriale?
In questa fase storica, più che di nuove strutture, si ha necessità di personale infermieristico e amministrativo, di essere supportati da una centrale per la continuità assistenziale, di essere informatizzati in rete con gli Specialisti dipendenti e convenzionati e con i laboratori e di poter usufruire di telemedicina, teleprenotazione, televisita e teleconsulto. La cosa più drammatica che c’è adesso è la fuga dei giovani medici: si inseriscono, dopo due giorni hanno già 1500 assistiti e dopo 3 mesi scappano, preferiscono andare a fare gli specialisti.
E in montagna?
La montagna sconta il difetto che ha la popolazione in diminuzione, un medico non potrà mai arrivare a prendere lo stipendio di un medico della pianura ma vedrà costantemente diminuire il suo stipendio. Questo porta al fatto che ci sono già pochi medici e i pochi che ci sono non vogliono andare a lavorare in montagna. Come dovrebbe funzionare la montagna? La prima cosa da fare è che l'onorario dei medici della montagna deve essere almeno 1/3 di più rispetto a quelli della pianura, secondo luogo devono esserci dei servizi infermieristici molto più potenti perché c'è molto da girare, la popolazione deve essere dotata di strumenti di telemedicina a risposta automatica che vadano verso stazioni centrali che a loro volta allertano i medici di base in caso di bisogno (come succede a Napoli con i pazienti diabetici). In montagna vanno potenziati gli strumenti che possono portarsi dietro i medici che devono essere device piccoli e maneggevoli, trasportabili anche nella borsa; ci deve essere una stazione refertante immediata con un costante colloquio specialista-medico di famiglia. Anche i comuni o le parrocchie possono contribuire mettendo a disposizione dei medici di famiglia, gratuitamente, dei posti e degli ambulatori periferici perché non si hanno i soldi per poterli mantenere (affitti, utenze, personale è tutto a carico del medico). Ci devono essere anche dei volontari che vadano a portare le medicine a casa, la nostra popolazione è molto disposta al volontariato. Tutti i medici devono essere direttamente connessi attraverso la tecnologia wireless se non arriva la fibra. Quindi, concludendo, c'è bisogno di un tavolo regionale non per discutere semplicemente il contratto dei medici medicina generale ma per discutere come cambiare territorio intercettando le vere necessità della popolazione e ascoltando tutti i tecnici ospedalieri e territoriali. C'è bisogno di costruire una sanità nuova, non si può andare su Marte con un calesse.
Colgo il secondo degli assist ricevuti in questi giorni sul tema sanità territoriale, e da ex attaccante segno facilmente un rigore a porta vuota . Semplicemente,perchè lo sento doveroso, intendo rendere onore sommo ad una persona cui il settore deve immensamente , per umanità,competenza,generosità,esempio di dedizione quotidiana. ‘ Ho visto sua mamma,l’ho trovata bene! , un medico si ferma per comunicarmi frasi di questo tenore , ciò accade nella zona di crinale del comune di Villa Minozzo . Protagonista lo splendido medico che il caso ha voluto recapitarci , il dott. Alan Alai, vera e propria gemma del nostro sistema sanitario. Semplicemente GRAZIE , che DIo La conservi per molti anni ancora a tutela della vivibilità dei nostri luoghi. Con immensa gratitudine. CDG
Cesare