Riceviamo e pubblichiamo
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Lupi, cinghiali, pecore e cani
Ci sono argomenti o tematiche che mi inducono a mettere insieme i pareri degli esperti, peraltro non sempre univoci, con le cosiddette “voci del bar”, non di rado tra loro diverse, se non discordanti od opposte, ma che mettono nondimeno a confronto le rispettive esperienze e valutazioni, e permettono altresì di dialogare e discutere in diretta con l’uno o altro interlocutore, aspetto a mio modesto vedere per niente secondario (e la questione lupi è giusto uno degli argomenti).
Parto dalla tesi o supposizione che ho riascoltato di recente, secondo cui la ricomparsa del lupo in queste zone sarebbe ascrivibile all'avvenuta reintroduzione del cinghiale a scopo venatorio, ipotesi che fa il paio con quella di esemplari di lupo a loro volta liberati a suo tempo sul nostro territorio per fini ecologico - ambientali, e sull'attendibilità di entrambe dette teorie non sono certo mancate diatribe, che io vedo comunque come superate.
Superate perché, al di là di come ha preso avvio il fenomeno, per ambedue gli aspetti, e prescindendo dall’idea che ciascuno di noi si è fatto in proposito, andrebbe più semplicemente preso atto dello stato corrente, e semmai decidere quale condotta assumere al riguardo, nel senso di lasciar fare alla natura, come ritiene qualcuno, o invece intervenire, o quantomeno predisporsi a farlo, onde riportare in equilibrio una situazione che a detta di altri si è andata mano a mano sbilanciando.
I branchi di cinghiali si vanno ingrossando e il lupo cerca prede più accessibili
Più d’uno riferisce che i branchi di cinghiali si vanno ingrossando di numero per coalizzarsi e rendersi così meno vulnerabili rispetto all’azione del lupo, il quale si sarebbe di riflesso orientato verso prede più accessibili, vedi gli animali domestici, cani inclusi, il che, col moltiplicarsi del predatore, spiegherebbe l’apparente rialzo delle segnalazioni in tal senso e riporterebbe, di conseguenza e di fatto, nell’alveo dell’attività venatoria il compito di arginare e limitare la popolazione dei cinghiali.
Nel contempo, si sente parimenti ripetere che il numero dei cacciatori va progressivamente calando, e andrebbe così via via a ridursi lo strumento col quale frenare e gestire una eccessiva proliferazione del suide selvatico, e dunque tornerebbe oltremodo importante l’opera di contenimento esercitabile dal lupo, ma accompagnata pur tuttavia dall’auspicabile concomitanza di poterlo tenere a debita distanza dagli abitati e dal bestiame (segnatamente quello pascolante, ma non solo).
Se le supposizioni e i ragionamenti stanno in piedi, e se, come credo, vogliamo un po’ tutti vedere ancora greggi ed armenti al pascolo, occorrerebbe allora rafforzare i mezzi e le strategie di dissuasione nei confronti del lupo - in aggiunta all’impiego dei cani da guardiania, che ha dato sostanziosi e concreti risultati - e proprio in merito ho letto ad es. di una prova eseguita in altro ambito regionale, e attuata con sagome o sembianze di cane elettrificate, immagino a bassa intensità (ne ignoro gli esiti).
Continuo poi a pensare che potrebbero forse fungere da deterrente pure i colpi a salve, vedi le scacciacani, ancorché da autorizzare e sperimentare, ma potrebbero saggiarsi altri dispositivi o accorgimenti suggeribili da chi è ferrato in questa materia, di sicuro non semplice e facile, onde cercar rimedio a un eventuale acuirsi del problema, perché altrimenti, in assenza di alternative, l’unica strada o soluzione percorribile potrebbe alla fine rivelarsi quella del ripensare il grado di tutela che la legge riserva oggi al lupo.
P.B.
Non siamo i padroni del mondo, noi siamo ospiti, la natura non deve piegarsi ai nostri voleri, lo ha già fatto oltremisura purtroppo e i risultati sono sotto gli occhi di tutti; gli esseri viventi hanno tutti pari dignità e pari valore nell’ecosistema terrestre; la natura sapeva regolarsi anche molti anni prima che intervenissero, a suo discapito, gli uomini.
MB
Se l’uomo non avesse piegato la natura ai suoi voleri, lei non sarebbe neanche qui a scrivere queste tre righe sul computer (per dirne una). La verità ovviamente sta nel mezzo. L’uomo controlla e plasma l’ambiente, da sempre. Non sempre, e questo è innegabile, lo fa a modo. Il tema è così vasto che volerlo lapidariamente risolvere in tre righe ideologizzate fa sollevare non un sopracciglio, ma due. Il messaggio del sig. P.B. mi pare semplicemente un appello a occuparsi di un tema che gli “esperti”, se ci sono, dovrebbero rimboccarsi le mani a risolvere.
Vico Terzi
Sig. P.B. dal titolo mi sarei aspettato qualche suggerimento; forse intendeva farlo e si è dimenticato di metterlo nero su bianco? O forse, meritoriamente, pensava necessario lasciare traccia scritta dei ” discorsi da bar?
Francesco maggiali
Mi verrebbe innanzitutto da dire a Maggiali che il commento di MB rappresenta una linea di pensiero forse non isolata, e che pare essere fortemente contraria alle interferenze dell’uomo su fenomeni come questo, diversamente da chi invece le vedrebbe con favore, e spetta pertanto ai decisori politici, e alle autorità preposte, di stabilire il da farsi in merito.
Circa la mancanza di suggerimenti rilevata da Maggiali, egli potrebbe forse chiedersi se l’aver citato da parte mia le sagome di cane elettrificate non sia stata una semplice casualità, ma piuttosto l’aspettativa di veder adottata una qualche iniziativa del genere anche dalle nostre parti, eventualmente estesa pure a sagome di pecore, e altro bestiame domestico.
Parlo volutamente di aspettativa perché non sta certo a me dar suggerimenti che, molto più competenti, possono arrivare dagli esperti della materia – peraltro da me già definita non semplice – e quando ho parlato di colpi a salve, procedendo per tentativi, li si potrebbe sperimentare anche nei menzionati simulacri, in sostituzione dell’impulso elettrico.
P.B. 17.02.2023
P.B.
Ricollegandomi al commento di MB, anch’io continuo a provare una certa qual insofferenza e delusione ogniqualvolta mi capita di vedere costruzioni, di realizzo abbastanza recente, in luoghi che a mio vedere potevano o dovevano essere risparmiati da mattoni e cemento, e mi viene così da pensare che la mano dell’uomo abbia ivi agito erroneamente e impropriamente, quantomeno a mio sommesso avviso, specie quando gli stessi fabbricati potevano probabilmente sorgere vicino ad altri, in contesti abitati.
Credo infatti che andrebbe risparmiato e salvaguardato quanto più possibile l’ambiente naturale di cui ancora disponiamo, mantenendolo quanto più possibile intatto – anche per contenere il consumo del suolo, dato per molti giunto a saturazione – e facendo altresì in modo di tenere quanto più distinto l’ambito urbanizzato rispetto alla campagna, rimasta tale sotto forma di coltivi o zone destinate a pascolo, oppure come aree ed estensioni boschive (evitando cioè che l’antropizzazione la “invada” ulteriormente) .
Lo stesso concetto lo vedrei applicabile pure alla “questione lupo”, nel senso di fare in modo che il predatore occupi soprattutto gli spazi cosiddetti naturali, reperendo ivi il proprio sostentamento alimentare, e non si abitui invece a cercarlo presso abitati ed attività zootecniche, e quando cito i colpi a salve come deterrente – effetto peraltro tutto da dimostrare – penso che nella memoria ancestrale del lupo potrebbero forse riattivare il timore dell’uomo (così da tenerlo “alla larga” da quanto ruota intorno a quest’ultimo).
P.B. 18.02.2023
P.B.