Donne che subiscono violenza in silenzio: quante sono? Perché non chiedono aiuto?
Il caso di violenza che si è verificata a Toano poche settimane fa, ennesimo caso di una donna maltrattata tra le mura domestiche, ne è esempio: anche per la giovane mamma di Toano è stato così. Sembra infatti che subisse percosse da tempo.
Una violenza figlia di una cultura che non appartiene solo agli stranieri ma a “tutti” e che, purtroppo, resiste nel tempo. Alla base vi è un problema culturale ed è necessario educare al ‘rispetto’ e non al ‘possesso’.
Quante donne stanno subendo violenza di ogni genere? E nessuno dei familiari, i vicini, si accorge di nulla? Omertà? Paura di denunciare anche da parte di chi sa e vede?
E’ anche vero che ci sono famiglie che all’apparenza sembrano quelle del mulino bianco ma ci sono anche situazioni in cui i segni di violenza si vedono, o si conoscono.
Per un tema tanto tragico ed ‘attuale’ non ci sono risposte univoche. Non si fanno accuse. Non si traggono conclusioni.
La verità è che le donne non si sentono sostenute sia dal punto di vista psicologico e, soprattutto, da quello economico.
La Giornata della violenza contro le donne è passata da tanto. Si celebra il 25 novembre, ma occorre parlarne il più possibile perché è un ‘fenomeno’ lontano dall’essere arginato. Sono troppi i casi che si verificano, quasi ogni giorno, e spesso finiscono in femminicidi.
Spesso scriviamo come questa violenza sia diventata un’emergenza ma forse è più giusto definirla un fenomeno strutturale, così come sostiene Save the Children, la Ong (Organizzazione non governativa) che porta avanti attività e progetti rivolti sia ai bambini e alle bambine dei cosiddetti paesi in via di sviluppo che a quelli che vivono sul territorio italiano.
Sul loro sito infatti si legge che “un’emergenza si caratterizza per una durata definita nel tempo, ha un inizio e una fine, rappresenta una perturbazione dello stato naturale delle cose. La violenza contro le donne, compresa la sua declinazione domestica, invece, è un fenomeno sistemico, che affonda le proprie radici nella costruzione sociale e culturale della disparità di potere tra i generi presente a tutte le latitudini, trasversale ad aree geografiche, condizioni socioeconomiche, religione”.
E questa rappresenta la corretta fotografia di quanto accade.
Pochi giorni fa la Regione Emilia Romagna ha pubblicato alcuni dati. E’ la seconda regione in Italia per questo reato ed è allarmante il numero delle donne che, dopo una prima denuncia, ritrattano.
La presidente dell'associazione Nondasola, Federica Riccò, ha ricordato i dati del centro antiviolenza reggiano per il 2022: "sono 350 le donne che hanno richiesto un primo accesso alla struttura, di cui il 57% italiane, alle quali si sono aggiunte 67 donne già inserite nel percorso antiviolenza".
Anche la procuratrice generale della Repubblica Lucia Musti ha sostenuto che “è fondamentale il ruolo educativo nei confronti degli uomini per contrastare la violenza sulle donne; ma anche le donne devono acquisire una maggiore consapevolezza del proprio sé per avere più forza nel duplice ruolo che in questi frangenti le vedono contemporaneamente persone offese e testimoni. Quindi è fondamentale non ritrattare ciò che si è denunciato con fatica e dolore".
Non è facile denunciare, ma non subite. Rivolgete alle associazioni, troverete volontarie pronte ad ascoltarvi e ad accogliervi.
Questi i numeri a cui potersi rivolgere: il numero antiviolenza 1522; in Appennino l’associazione 'Per Te – Donne insieme contro la violenza' rappresenta un punto di riferimento per le donne che chiedono aiuto
La Casa delle donne a Reggio Emilia, gestita dall' Associazione "Nondasola" in convenzione col Comune offre: informazioni telefoniche sull'attività della Casa e sulle risorse del territorio; colloqui di accoglienza in cui le donne possono trovare ascolto, sostegno, informazioni relative ai loro specifici bisogni; colloqui di consulenza professionale: legale, di orientamento e tutela del lavoro; collegamento con le risorse e i servizi presenti sul territorio; ospitalità temporanea per le donne e i loro figli minori che necessitino di un allontanamento immediato dal proprio domicilio.
Potete chiamare al numero 0522 585643 – 44; o inviare una email:
[email protected].