“La decisione di fare la Diga di Vetto, la sua entità, i suoi tempi e i suoi utilizzi non possono più essere lasciati nelle mani di Aipo, dei Consorzi di Bonifica o della Regione Emilia Romagna, ma immediatamente affidata ad un Commissario nominato dal Governo, come fatto con il ponte di Genova o con i rigassificatori legati alle forniture energetiche. Non è più accettabile che opere come la Diga di Vetto che risolverebbero i problemi idrici ad uso plurimo di Reggio Emilia e Parma e che darebbe un contributo alle forniture di energia pulita a questo paese, non siano realizzate e si continui a mettere a rischio il settore agroalimentare più importante d’Europa che include eccellenze come il Parmigiano reggiano, il pomodoro e tanto altro”.
Queste sono le conclusioni di vari incontri del presidente della Municipalità di Ramiseto Lino Franzini, presidente del Comitato promotore della Diga di Vetto con molti agricoltori, presidenti di latterie del Parmigiano reggiano e presidenti di Consorzi Irrigui privati dei paesi della Valle dell’Enza.
“Le vicissitudini che in questi giorni hanno coinvolto alcuni esponenti di Aipo – spiega Franzini - tra cui il suo direttore, nominato lo scorso 18 marzo 2022 dal Comitato di indirizzo Aipo costituito da assessori delle quattro Regioni di questo Bacino, per l’Emilia Romagna ne faceva parte l’assessore all’ambiente, Irene Priolo; vicissitudini portate alla luce da vari mass media in questi giorni e che potrebbero avere ripercussioni sull’operato di Aipo, che da alcuni anni si occupa della “Diga di Vetto” o di altri invasi lungo l’asta dell’Enza”.
Il riferimento va al terremoto giudiziario che sta investendo l'Agenzia Interregionale del fiume Po: il direttore Meuccio Berselli è indagato nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di Finanza su presunte mazzette in cambio di appalti; e coinvolge anche il rappresentante legale di un’impresa edile della Bassa Parmense e due impiegate che avrebbero partecipato ad uno scambio di tangenti monitorato dai finanzieri.
Lino Franzini sostiene che “a fronte delle conclamate e comprovate siccità che stanno colpendo le terre del Parmigiano reggiano e a fronte dei fabbisogni di energia pulita e di lavoro sui paesi montani, non sono più accettabili ritardi sull’esecuzione di quest’opera, sospesa il 16 agosto del 1988 e mai ripresa; è sempre più chiaro che per la ripresa dei lavori della Diga di Vetto necessita la nomina di un commissario”
“La Diga di Vetto come da progetto Marcello – aggiunge - nel 1987 fu definita dal Ministero dell’Agricoltura “Urgente ed Indifferibile” per le terre del Parmigiano reggiano e a quest’opera fu data 'Valenza Nazionale' per i grandi benefici che dava a Province, Regione e all’Italia, ma da alcuni anni stiamo assistendo a proposte inaccettabili sotto tutti gli aspetti, proposte che oltre ad allungare i tempi comporterebbero lo spreco di tanti milioni di euro quando si dispone di un progetto esecutivo approvato dai vari Ministeri, dall’Ufficio Dighe Nazionali e da ogni altro Ente; progetto che va solo adeguato alle nuove normative sulle Dighe del 2014”.
"In questi anni - spiega ancora Franzini - il Comitato promotore della Diga di Vetto ha sempre ritenute assurde e inaccettabile le proposte fatte da AIPO, a partire da una diga avente capacità idrica di 27 milioni di metri cubi, una proposta tecnicamente non sostenibile da qualsiasi analisi “costi benefici”, un invaso di queste capacità sarebbe in grado di sopperire, a malapena, ai fabbisogni idropotabili e industriali limitando solo il prelievo di acqua da falda, ma non certo per sopperire ai fabbisogni irrigui ed energetici, tanto meno quello di laminare l’onda di piena per eliminare i rischi da esondazione a valle; ma ai paesi montani, oltre a non dare alcun beneficio darebbe un danno ambientale incalcolabile, nel pieno del periodo estivo non avremmo un lago navigabile e balneabile ma una palude con vista di versanti fangosi e rocciosi e alberi morti, questo sarebbe pura follia, meglio non fare nulla, almeno non si butterebbero a mare centinaia di Milioni di Euro per un’opera che darebbe pochi benefici a Valle e solo danni a monte".
E conclude: “Nessuna delle proposte di cui siamo a conoscenza tiene conto che si dispone di un progetto esecutivo che ha già ottenuto tutti i benestari dai Ministeri coinvolti, compreso il giudizio di compatibilità ambientale e quello dell’Ufficio Dighe Nazionale; a fronte delle necessità idriche plurime, idropotabili, irrigue, energetiche e di laminazione delle piene, proporre un invaso da 27 milioni di metri cubi, i cui costi sono molto simili a quelli di un invaso da 100 milioni di metri cubi, ci sembra una soluzione ideale per sprecare milioni di euro; a fronte di tante necessità idriche ed energetiche proporre un invaso da 27 milioni di metri cubi che in pochi decenni perderebbe drasticamente parte della sua capacità idrica per la naturale inertizzazione, ci pare un inno allo spreco di milioni di euro, molto meglio non fare nulla, almeno non si butterebbero a mare centinaia di Milioni di Euro per un’opera inutile”.
Sono d’accordo con lei.
Max Giberti
A Reggio sembra impossibile far comprendere le cose logiche a politici e ad amministratori; penso alle cose elementari, quelle di cui non ci dovrebbe essere bisogno neppure di parlarne. Da anni le carenze idriche a causa dei cambiamenti climatici e per i maggiori fabbisogni stanno causando danni e mettono in difficoltà l’agricoltura di Reggio Emilia e Parma, la vera ricchezza di queste due Province, proprio ieri la TV mostrava il fiume Po a livelli estivi; le piogge cadono in modo violento per giorni e poi per mesi non cadono più, occorre semplicemente trattenere l’acqua quando cade, sempre ieri la TV diceva che in Italia, a differenza di altri Stati, tratteniamo solo l’11% delle acque piovane che cadono, le altre vanno a mare, questo mi fa capire che non siamo in un paese normale, serve acqua per i rubinetti, per l’agricoltura e per le industrie, servono dighe più grandi possibili, purtroppo a Vetto non è fattibile una grande diga, tipo quella di Monte Cotugno, da me vista in occasione di un viaggio, e oggi sappiamo che le dighe sono super sicure. Ma la cosa che mi sorprende è il silenzio dei Sindaci e dei politici, ma dove sono i Sindaci di Valle che hanno bisogno di acqua e i Sindaci di montagna a cui la diga di Vetto porterebbe grandi benefici?. Ma il sindaco di Vetto ci pensa che Vetto diventerebbe il paese più importante della montagna, sembra di no; io rimango molto, ma molto perplesso da questo silenzio, senza parlare del silenzio di Castelnovo. Non mi resta che pensare che si tratti di un silenzio dettato dal partito?, ma ubbidienti fino a questo punto!!!???; credo che gli elettori dovranno farsi un esame di coscienza e fare: mea culpa mea culpa mea culpa.
Sergio
Inutile dire che sono pienamente d’accordo con Lino Franzini. Il convegno promosso l’anno scorso dall’Ordine degli ingegneri di Reggio ,ha visto la partecipazione di molti esperti che hanno illustrato tutti i vantaggi che deriverebbero dalla costruzione della diga per i fabbisogni irrigui ed energetici , per il turismo ed altro , ebbene alla fine del convegno ci siamo sentiti dire che avrebbero chiesto altri studi di fattibilità per dei vasini. Tra gli altri inconvenienti i vasini si riempirebbero di detriti in un paio di decenni, diventando inservibili. Ma forse hanno male interpretato il detto ” chi più spende….”
Abbiamo l’oro blu che dai monti va a mare, milioni di metri cubi di acque limpide, milioni di euro buttati via, Sergio parla del silenzio dei Sindaci di valle e di monte, ma dove sono i Sindaci?, ci sono i Sindaci?, dovrebbero avere un solo padrone, i loro cittadini, purtroppo il loro silenzio di fronte a questo spreco di acque necessarie e di milioni di euro dimostra che non è così, il loro padrone o i loro padroni sono altri, ma i sindaci hanno dei Consiglieri, è possibile che siano tutti muti e silenti, che tristezza, avere una località che consente di fare una diga e un progetto già approvato e non fare nulla, ripeto: che tristezza.
Davide
Davide
Franzini, abbandoni l’idea di riportare la vita su questi paesi montani, faccia da Nadia Vassallo con il Comitato Le Cicogne, chiuda bottega. Tutti sanno che la diga porterebbe lavoro e turismo in montagna, che riporterebbe l’uomo su questa valle abbandonata, ma è proprio qui il punto, penso che ci sia chi non vuole questo, queste terre devono diventare una riserva naturale, senza l’uomo. Se intende continuare la sua lotta dovrà contare sull’aiuto del Padre Eterno, se esiste, e sui cambiamenti climatici, ma non conti su Sindaci o politici locali.
Gianna
Ottimo come sempre l’intervento di Lino Franzini e soprattutto le sue idee, da ultima quella del Commissario. Forse dopo tanti anni di frustrazioni per guadagnare l’opinione pubblica alla causa si potrebbe provare a cambiare stile, andando sul positivo, magari affidandosi a dei professionisti della comunicazione. Ad esempio citare più spesso i benefici avuti dal Forlivese durante la siccità della scorsa estate. Pubblicare foto dei pulmann di tedeschi in visita alla diga di Ridracoli (li ho visti di persona). Il plastico della Diga di Vetto è un po’ datato: dei rendering con turisti e relative attività economiche sarebbero più efficaci. Lavorare un po’ di fantasia vendendo fumo come ha fatto il Comune di Reggio con la Sede dei Vigili Urbani di via IV Novembre o con la Silk Faw. In questo caso il fine giustifica i mezzi. Chi potrebbe sponsorizzare la campagna di comunicazione? Il Consorzio del Parmigiano Reggiano? Altri? Non so.
Ing. Paolo Gambarelli.
Basterebbe attivare quanto nostro Signore ci ha messo a disposizione od almeno l’intelligenza ed il raziocinio. Per poter rientrare nei costi benefici sicuramente la DIGA deve essere ad uso plurimo e per poter essere ad uso plurimo non può contenere solo 27 milioni di metri cubi in quanto questi oltre ad essere usati per il deflusso vitale per il fiume poco altro potrebbe dare, basta fare alcune somme degli usi a cui dovrebbe servire idrici/potabili agricoli industriali e per produzione di energia pulita; ma per molti questo è difficile e soprattutto non si deve pensare all’oggi ma fra alcune decine di anni quando l’acqua sarà ancora più scarsa e poi vogliamo fare andare tutto elettrico e ci sono resistenze su tutto ed alcuni mettono in discussione anche gli impianti idroelettrici. Usiamo la testa e soprattutto quello che ci dovrebbe essere dentro, ed ai politici locali regionali è nazionali pensino ai figli e nipoti ed al loro futuro.
Gianni
Devo riconoscere che tutti i commenti sono meritevoli di elogio, fatti da persone che dimostrano serietà e buon senso, persone che ringrazio. Ci tenevo ad illustrarVi le Dighe che trovate nella Copertina dell’Articolo. La prima foto che mostra una diga piena in inerti naturali a gradoni, del tutto simile a quella che potrebbe sorgere a Vetto, è la Diga di Occhito, in Provincia di Foggia in confine con il Molise, ha una capacità idrica di 340 milioni di Metri cubi di acqua, non molto lontana dalla Diga di Monte Cotugno, citata su un commento, che ha una capacità idrica di 650 milioni di metri cubi di acqua, quella di Vetto ne avrebbe solo 102 di milioni di metri cubi, ma qualcuno vuole fare passare come se la Diga di Vetto fosse la più grande diga del mondo, mentre è un piccolo invaso, essendo ad uso plurimo. La diga in costruzione, ultimata nel 2021 è la diga di Casanuova in Umbria vicino ad Assisi sul torrente Topino (più piccolo dell’Enza), fu iniziata insieme a quella di Vetto, ripresa dopo la siccità del 2017 e ultimata nel 202, ha una capacità idrica di 224 milioni di metri cubi. La terza foto, fatta da me, è la diga di Montedoglio, tra Cesena e San Sepolcro sul confine tra Emilia, Umbria e Toscana, ma ricade in Provincia di Arezzo, è perfettamente identica in tutto alla Diga di Vetto del Progetto Marcello, compreso casa dei Guardiadighe, una diga a quattro gradoni ed è alta 81 metri, ma sulla sommità è molto più lunga di quella di Vetto, è la diga in Toscana ad avere la maggiore capacità idrica 145 milioni di metri cubi, serve ad irrigare l’agricoltura dell’alta Val Tiberina (prevalentemente Tabacco) ma in Toscana di Dighe c’è ne sono molte.
Franzini Lino Presidente della Municipalità di Ramiseto