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Il progetto di Fondazione Umberto Veronesi

È partita la campagna di recruiting per le nuove Pink Ambassador

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Pink ambassador

È partita il 31 gennaio la campagna di recruiting per le nuove Pink Ambassador, il progetto di Fondazione Umberto Veronesi nato nel 2014 per sostenere concretamente la ricerca sui tumori femminili. La montagna ha la sua Pink Ambassador per le province di Modena e Reggio: è la giovane carpinetana Francesca Cabassi che dopo aver sconfitto la malattia, ha deciso di scendere direttamente ‘in campo’ per diffondere la cultura della prevenzione per i tumori femminili e raccogliere fondi per la ricerca.

Francesca, a breve parte dunque il nuovo recruiting, spieghiamo di cosa si tratta

Il progetto coinvolge donne che hanno affrontato un tumore femminile e vogliono riprendere in mano la propria vita con energia e determinazione, accettando una nuova sfida: allenarsi con tenacia per alcuni mesi con l’obiettivo di arrivare a correre 21Km, la distanza di una mezza maratona. Partecipando a questa mezza maratona possiamo essere di aiuto alle tante donne scoraggiate e spaventate. Vogliamo dimostrare come grazie ai progressi della ricerca, dopo una diagnosi di tumore, si possa tornare ad una vita attiva. E mi sento di sostenere a gran voce la possibilità per altre donne, perché per me è stata un’esperienza bellissima. Possono partecipare le donne con una pregressa esperienza di tumore tipicamente femminile, ossia seno, utero o ovaio; pregressa può voler dire anche un’esperienza di 11 anni fa, non è che debba essere necessariamente recente. E’ fondamentale aver concluso le terapie da almeno sei mesi, il tempo che il tuo fisico si rimetta un attimo in sesto.

Pink ambassador allenamento

Come vi preparate per la maratona?

Noi abbiamo iniziato ad allenarci a maggio. Ci si prepara a correre in sei mesi circa una mezza maratona. Sono allenamenti di atletica, non siamo atlete professioniste e il fisico è comunque provato dalle cure. Il programma prevede due allenamenti in presenza e uno in autonomia a settimana; ma nei momenti più intensi ci siamo preparate quattro e, a volte, anche cinque volte a settimana, ed è comunque impegnativo ma mi sono resa conto che questo allenamento aiuta a contrastare gli effetti collaterali della terapia farmacologica.Io mi sono sentita fisicamente molto meglio. Teniamo presente le terapie ti salvano la vita ma hanno degli effetti collaterali, e il fatto di fare attività sportiva ti fa migliorare proprio in termini di qualità. E fa bene soprattutto allo ‘stato d’animo’.

Siete tutte donne che hanno fatto, diciamo, lo stesso percorso

Sì. Il progetto infatti non dà benefici solo dal punto di vista fisico. Siamo un gruppo di persone che hanno la stessa storia e questo è una ricchezza incredibile, ti dà un supporto emotivo e psicologico che è una ricchezza impagabile. Poi noi siamo un gruppo che condivide anche un’altra esperienza: in diverse ci siamo ammalate nel periodo del Covid, abbiamo quindi fatto un percorso completamente sole ed isolate. Abbiamo vissuto abbastanza la solitudine. E questa cosa è stata recuperata molto più che egregiamente durante il progetto, c’è stata una vera condivisione di esperienza con altre persone che hanno fatto lo stesso percorso ed è stato molto di sostegno.

Il fine del progetto è raccogliere fondi per la ricerca…

Pink ambassador

La ricerca ha fatto passi da gigante. Noi siamo l’esempio che le cure possono guarirti; siamo l’esempio che nonostante una diagnosi di un certo tipo, si può avere una buona qualità della vita. Ed è importante avere un sostegno psicologico perché tu non ti senta isolata. Nessuna deve pensare che la sua vita sia finita. Noi abbiamo fatto tantissime gare proprio per portare questo messaggio. “Se ti capita… ce la puoi fare”. Raccogliamo fondi per sostenere ricercatori e ricercatrici che hanno applicato al bando annuale pubblico di Fondazione Umberto Veronesi: ci sono ancora tumori femminili che resistono alle terapie o difficili da trattare.  Le Pink Ambassador sono le prime ad adoperarsi per raccogliere fondi, prima di tutto aprendo una pagina di raccolta fondi sul sito dedicato “Insieme” e poi andando ad ideare tanti eventi spontanei sempre allo scopo di raccogliere fondi per la ricerca scientifica.

Sei l’unica ambasciatrice a Reggio Emilia?

In Appennino ci sono io e poi c’è un’altra ragazza di Rubiera che si sta allenando con me. Le altre sono della città di Modena e provincia.

Secondo te, quanto è importante partecipare al progetto?

E’ un percorso di crescita che ti aiuta anche a lasciati alle spalle un’esperienza non positiva. Una testimonianza per tutte le altre donne che si può vivere bene nonostante una diagnosi di questo tipo; che si mantiene la forza fisica e che con un po’ di determinazione si possono fare anche delle cose mai fatte prima.

Pink ambassador

Francesca è importante anche la prevenzione

Si. Spesso per impegni e anche per pigrizia si saltano i controlli. Non fatelo: fate periodicamente l’autopalpazione, non posticipate le visite di prevenzione.  La diagnosi precoce è fondamentale, prima viene diagnosticato un problema e maggiori possono essere le percentuali di guarigione.

Tu sei l’esempio che dopo una diagnosi, dopo la sofferenza, la paura si puo’ guardare avanti con positività.

traguardo di Francesca Cabassi a Ravenna

 

Io ho preparato una corsa di 21 km, ci sono arrivata in fondo e senza essere atleta e ho tagliato il traguardo. Il mio successo non è tanto quello ‘atletico’ quanto quello di avermi dato una possibilità e di essere riuscita a dimostrare che niente è cambiato, anzi sono più ‘forte’ di prima.

 

Questo il link per candidarsi https://sostieni.fondazioneveronesi.it/pinkambassador/