Le spesso brevi poesie di Emily Dickinson (1830-1886) non rappresentano la maggioranza della produzione poetica della seconda metà dell’ottocento negli USA, ma certo sono ora, per noi, il magnifico specchio di un’anima.
Proprio come la poesia che leggete di seguito e che ci parla di un sentimento così importante, la speranza:
“Hope” is the thing with feathers - That perches in the soul - And sings the tune without the words And never stops - at all -
And sweetest - in the Gale - is heard - And sore must be the storm - That could abash the little Bird That kept so many warm -
I’ve heard it in the chillest land - And on the strangest Sea - Yet - never - in Extremity, It asked a crumb - of me. | La speranza è quella cosa con le piume - Che sta appollaiata nell’anima - E canta un motivo senza parole - E non si ferma - mai -
E più dolce - nella Burrasca - si sente E terribile dev’essere la tempesta - Che possa turbare l’Uccellino Che ha tenuto così tanti al caldo -
L’ho sentita nella landa più fredda - E sul Mare più sconosciuto - Tuttavia - mai - neppure in Estrema Avversità Ha chiesto - a me - una briciola. |
Emily Dickinson visse gran parte della sua vita come una reclusa, nella sua casa di buona famiglia ad Amherst, Massachusetts. I lutti familiari, l’estrema sensibilità personale e la guerra civile portarono Emily a diventare la poetessa dell’interiorità, del dolore, della buco nero nell’anima che non si sa da dove venga, ma anche della forza di resistere, della speranza.
Nella poesia la speranza ha le piume: non ci viene detto subito che la speranza è un uccello, anche se poi sarà evidente nei versi successivi, e così ci concentriamo sulla parola ‘feathers’, piume, e pensiamo a qualcosa di leggero, fragile, delicato, in balìa dei venti come appunto è la speranza, quella che ci fa pensare che non soffriremo più, fisicamente e spiritualmente. Quella speranza che a volte ci sembra così impossibile da dubitare della sua esistenza. Invece la Dickinson ci dice che la speranza ‘perches’, sta appollaiata, appunto come un uccello, nella nostra anima. L’immagine di un uccellino immobile, saldo su un ramo nella nostra anima ci fa capire quanto fragile ma anche perseverante sia la speranza che vive nella più intima parte di noi stessi. E la speranza canta, come un uccello, una canzone senza parole, che tutti possono capire, e non si ferma mai perché anche il canto del più piccolo uccellino è forte e continuo.
Come dice la poetessa in un’altra poesia, “We grow accustomed to the Dark”, ci abituiamo all’oscurità perché la speranza che è in noi ci fa diventare forti, resistenti ad ogni forma di oscurità, anche dopo che la luce se n’è andata. Emily aveva visto diversi membri della sua famiglia andarsene, portati dalla morte, aveva subito con dolore periodi di distacco da Susan Gilbert, una matematica della sua stessa età che sarà la sua musa, e che avrà con lei una relazione, nelle stesse parole di Emily, come quella di Dante e Beatrice. Ma forse la poetessa avrebbe voluto una relazione più stretta, che non ci sarà perchè Susan sposerà suo fratello Austin e andrà a vivere vicino alla casa di Emily. Le due donne si scriveranno però per tutta la vita, lettere in maggioranza inviate tramite la posta nonostante abitassero a pochi metri di distanza, lettere che dimostrano un profondo attaccamento e che ci rivelano quanto Emily, nonostante la reclusione, fosse abile nel leggere ed analizzare la vita interiore tra disperazione e speranza.
Quand’è che la speranza è più dolce? Quando soffia la tempesta, quando i venti della vita si fanno più potenti e noi siamo alla loro mercé e quindi più bisognosi di speranza. Tuttavia la tempesta dev’essere proprio forte (la poetessa usa l’allitterazione, la ripetizione di un suono consonantico all’inizio di più parole, di ‘sore’ e ‘storm’ per rafforzare questa immagine) per abbattere l’uccellino della speranza che ha protetto, ha tenuto al caldo così tante persone, tutte le persone che nella storia dell’umanità non hanno potuto fare altro che rivolgersi alla speranza per non cadere nel gelo della disperazione. Con la speranza, come dice la Dickinson nella già citata poesia sull'oscurità: ‘something in the sight/ adjusts itself to Midnight - / And life steps almost straight’. Qualcosa nella nostra vista si adatta all’oscurità della mezzanotte, e la vita riparte, diritta.
“I had a terror since September, I could tell to none; and so I sing, as the boy does by the burying ground, because I am afraid.” (Ho vissuto un terrore da Settembre, non ho potuto parlarne a nessuno, e così canto, come canta il ragazzo sulla tomba, perché ho paura.): così scriveva la Dickinson al corrispondente e mentore Thomas Higginson nell’Aprile del 1864. Cos’era successo nel Settembre dell’anno prima? Qualcuno ipotizza un crollo mentale, qualcuno persino una violenza sessuale. Tuttavia Emily vincerà il suo terrore e continuerà a scrivere con forza. La poetessa ha sentito la speranza nelle terre più fredde, come quando tutto intorno a noi sembra congelato, immobile nel dolore, e nei mari più diversi, come quando la vita ci pone di fronte a prove inaspettate. Tuttavia, neanche nei casi più estremi, la speranza ha chiesto qualcosa per sé, non ha mai chiesto neanche una briciola, perché la speranza è come il vero amore, che tutto dà senza pretendere nulla in cambio.
Sono ovviamente pronta, sempre che ne sia in grado, a rispondere alle Vostre domande.
È bellissima questa immagine interiore della speranza , io penso che la sensibilità può trasformarsi in dolore .La speranza arriva nei momenti difficili e sconfigge il dolore e ci proietta nel futuro.