L’11 gennaio 2023 è il primo anniversario della morte di Chiara De Lucia, una ragazza di Rimini morta a ventott’anni-quasi ventinove a Guildford, nel Surrey, Inghilterra, a seguito di un improvviso attacco di cuore.
Perché ne parliamo su questo giornale? Intanto perché è una bella storia da raccontare, ma pure perché tra le radici di Chiara alcune affondano nella nostra diocesi: suo nonno paterno, Vittorio, di origini baresi, conobbe la futura moglie Elisabetta Gregori, insegnante elementare, quando nel 1952 venne inviato come carabiniere nella caserma del di lei paese, Casina; qui, nel 1959, furono celebrati anche il matrimonio, benedetto da don Nando Barozzi, e i battesimi dei tre figli, fra cui Giuseppe il papà di Chiara.
Nel 1973 la famiglia si trasferì a Reggio Emilia ma mantenne sempre contatti strettissimi con la montagna reggiana in quanto ogni estate soggiornava nell’abitazione di proprietà a Casina, dove anche la nostra trascorse diversi periodi di vacanza.
E ora torniamo al tempo presente. Chiara dunque, figlia di Giuseppe e di Daniela Padoan, consegue la laurea magistrale in Fisica Nucleare a Bologna nel 2018 e nel settembre 2019 inizia presso l’Università del Surrey un dottorato di ricerca (PhD) avente per oggetto la “FLASH Proton Therapy cancer studies”, innovativa ricerca sulla cura dei tumori. Purtroppo, la morte ha colto la giovane quando lo studio, pur volgendo verso il termine, non era ancora del tutto terminato.
Dati gli ottimi risultati raggiunti, nell’aprile dell’anno scorso il Dipartimento di Fisica dell’Università del Surrey decide comunque di insignire Chiara De Lucia del titolo postumo di “Philosophy Doctor = PhD”. La sua famiglia sceglie poi di donare all’Università una cifra sufficiente ad acquistare importanti attrezzature per il laboratorio di Fisica e di lanciare, in accordo con il medesimo Ateneo, una raccolta fondi con l’obiettivo di finanziare una borsa di studio alla memoria di Chiara De Lucia tramite la quale altri meritevoli studenti possano portare avanti il lavoro iniziato dalla ragazza.
La raccolta fondi è iniziata nel settembre scorso e proseguirà almeno fino al 31 maggio 2023; al 21 dicembre erano state raccolte circa 24.000 sterline, pari a oltre 27.000 euro. La ricerca di Chiara - informa la famiglia - potrebbe essere portata avanti o con un Master in Fisica medica della durata di un anno o con un PhD della durata di tre anni: tutto dipenderà dall’entità della cifra che alla fine sarà stata raggranellata.
Ma che ragazza era, Chiara? Durante gli anni universitari è stata anche una convinta attivista di Amnesty International, un’amante della montagna – il suo motto di escursionista era “Pesa più la noia dello zaino” – ma anche cavallerizza, sciatrice e nuotatrice. Un’abilità speciale era quella per il disegno, le vignette in modo particolare (foto); qualità questa riconosciuta anche dai suoi professori inglesi, giacché la giovane riusciva a dare alle sue presentazioni scientifiche un tocco di estro così da renderle più simpatiche anche a un pubblico di non esperti. All’Università del Surrey Chiara De Lucia si è fatta talmente apprezzare che nell’“Albero della memoria” (foto) che vi è stato realizzato è stata per lei la prima dedica, consistente in una foglia dorata con il suo nome e una delle frasi predilette: “It is just the beginning of a new journey”, è solo l’inizio di un nuovo viaggio.
Gli amici hanno pensato una serie commovente di iniziative, compresa una camminata che attraversa gli Appennini, ma non c’è dubbio che il segno più significativo sia dare continuità alla ricerca sulla “Flash Proton Therapy” in cui la scienziata prematuramente venuta a mancare credeva molto e che, nonostante le difficoltà della pandemia da Covid, stava conducendo in porto. Questa terapia ha la doppia ambizione di trovare una cura efficace contro il cancro e nello stesso tempo risultare meno invasiva per il paziente, unendo i progressi della terapia protonica con i benefici di radiazioni rilasciate ad altissima velocità (Flash).
Chi volesse accedere alla pagina web dedicata alla raccolta in memoria di Chiara De Lucia può farlo tramite il link https://www.surrey.ac.uk/alumni/giving/chiara-de-lucia-memorial-fund
È una storia internazionale, come senza frontiere è la lotta di cui stiamo parlando.
Edoardo Tincani – La Libertà
Salve a tutti i lettori di REDACON. Sono il papà di Chiara De Lucia e sono cresciuto a Casina. Anche mia figlia ha trascorso da bambina diverse estati in compagnia dei nonni e della cuginetta Lisa. Ringrazio il sig. Arlotti che mi ha dato l’opportunità di raccontare su REDACON la bella storia di Chiara: una storia fatta di impegno per lo studio e per la ricerca ma non solo, anche di tanta, tanta voglia di vivere.
E’ una storia che a mio parere merita un lieto fine: riuscire a raccogliere una cifra sufficiente a finanziare, tramite borsa di studio, un dottorato per portare avanti gli studi sulla Flash Proton Therapy.
Grazie di cuore a chi ci aiuterà
Giuseppe De Lucia
Giuseppe De Lucia