Claudio Bucci, responsabile Fnp Cisl della montagna ed ex amministratore, è intervenuto sul tema legato ai crediti di sostenibilità, recentemente criticati da un intervento di Enrico Bussi.
“Avendo partecipato all’incontro che si è tenuto a Reggio Emilia il 14 gennaio scorso – spiega - un evento molto partecipato, mi hanno colpito due messaggi a mio avviso ambedue significativi. E’ stato illustrato, da parte del Parco nazionale, un sistema locale di remunerazione dei benefici ecosistemici generati dalle foreste dell’appennino tosco –emiliano, che si calcola contengano circa 500 milioni di piante”.
“Se consideriamo che ognuna di queste piante – afferma - se correttamente gestite assieme al suolo circostante, svolge un ruolo di sequestro di anidride carbonica dall’atmosfera, stoccandola nel legno e nel suolo, possiamo immaginare il beneficio per l’intera comunità, ben oltre l’appennino, dando un contributo rilevante nel contrastare il cambiamento climatico”.
E aggiunge: “Avendo partecipato, a suo tempo, alle molte assemblee fatte in vista del passaggio da parco regionale al Parco Nazionale, ho visto in questa iniziativa un avvio di concretizzazione di due dei punti fondanti del Parco Nazionale sanciti nel decreto istitutivo del parco stesso che vorrei qui riportare sinteticamente: l’uno “Valorizzare gli aspetti multifunzionali della risorsa bosco”; l’altro “ Riavviare forme di manutenzione costante del territorio, con l’utilizzo di tutte le risorse disponibili nel campo della difesa del suolo, del governo idraulico, della forestazione”.
Bucci afferma che se “si sostiene come essenziale, per il crinale in particolare, creare posti di lavoro per salvaguardarne il tessuto socio-economico, la manutenzione del territorio e la messa in valore dei beni che esso contiene apre sicuramente, anche da questo punto di vista, una prospettiva da non sottovalutare. L’altro messaggio del Convegno è anch’esso, a mio avviso, di rilevante importanza”.
E conclude: “Avendo sempre pensato da abitante del crinale appenninico, che i problemi e le esigenze della montagna ( come penso valga anche per la “bassa” fino al Po), non possano essere affrontati e risolti senza una interazione complessiva del territorio provinciale, e tantomeno con la contrapposizione fra territori, ho riscontrato questa consapevolezza anche nelle autorità intervenute. Spero sia stato un primo passo significativo appunto di una sinergia tra la città ed il suo appennino nell’interesse più ampio dell’intera comunità provinciale".
L’idea di riconoscere un contributo a chi genera crediti di carbonio la ritengo una idea innovativa e valida; i paesi montani per sopravvivere e per contrastare i dissesti idrogeologici hanno bisogno di contributi e possibilmente pagare meno tasse. Ma; c’è sempre un ma, che non ho ancora capito se questa idea innovativa è vantaggiosa o meno per i paesi montani o se da benefici solo alle Aziende a Valle. Da quanto dichiarato da Reggioni per le Aziende montane non ci sarà nessun aggravio; se cosi fosse la montagna ne trae solo benefici e ben venga. Ma se per “Generare crediti” si dovessero imporre vincoli al taglio del bosco sarebbe come dare il colpo di grazia alle Imprese Montane che fanno del taglio legna la loro unica risorsa. Il mio timore, spero di sbagliarmi, è che con una mano si da qualcosa a chi opera in montagna mentre con l’altra gli si toglie tutto, sarebbe come imporre a tante ditte che danno lavoro a tanti montanari, lasciate queste terre. Vorrei che Bucci o altri chiarissero ai lettori di Redacon questo aspetto, in tutti i suoi dettagli. Come viene proposta sembra tutte rose e fiori, spero sia proprio così- Ma a una certa età e visto come stanno andando le cose in montagna, a partire dal Punto nascite di Castelnovo o dai progetti di fare o di migliorare la viabilità o altre opere, a volte si è portati a pensare male, sperando di sbagliare; ma la mia posizione di Presidente della Municipalità di Ramiseto, territorio pieno di boschi, mi impone di capire i pro e i contro di questi “Crediti di Carbonio”. Si sappia già da ora che qualora per generare crediti di carbonio si impongono vincoli al taglio del bosco, da parte della Municipalità di Ramiseto, che rappresento, ci sarà un NO assoluto, fino a mobilitare la popolazione. Spero di sbagliarmi, sarebbe l’ennesima delusione, specie se certe proposte vengono fatte da persone di cui si ha fiducia.
Lino Franzini
Presidente della Municipalità di Ramiseto
http://FranziniLino
Sono senz’altro d’accordo con l’idea che serve “una interazione complessiva del territorio provinciale”, senza “contrapposizione fra territori”, ma riguardo ai boschi credo stiano già dando reddito, come succede da tanto tempo a questa parte secondo consuetudini e “saperi” locali trasferiti nel corso degli anni dall’una ad altra generazione, e che il dr. Enrico Bussi ha opportunamente ricordato nel recente articolo “L’anidride carbonica non ha colpa. In montagna preoccupa il lupo”.
Un Convegno può certamente fornire idee per migliorare le tecniche di utilizzo dei boschi, e può altresì valorizzare ulteriormente il lavoro dei “boscaioli” – cui peraltro ha già provveduto la crisi energetica in atto – ma partendo comunque dall’esistente, il che non mi sembrava proprio essere nelle corde, almeno questa è la mia impressione, di chi pensava a rarefare il taglio dei boschi (vedesi l’articolo di Redacon del 29.8.2019 dal titolo “Bruciare meno legna e stoccare, indennizzati, CO2).
P.B. 17.01.2023
P.B.
Egr sig Bucci. Il suo intervento sulla vendita dei crediti di carbonio,attività a suo avviso criticata da Bussi,è dal mio punto di vista,la dimostrazione di quanto su questo tema,non ci siano tutte le informazioni necessarie per completare delle valutazioni oggettive. Colui che,in questa fase fa da collettore tra produttore e acquirenti di crediti ,pare in ritardo sull’importante passaggio di informazione al pubblico. Al di là delle belle parole spese da chi promuove il progetto,l’iniziativa,che ha in se anche aspetti positivi, sembra un’operazione mediatica atta a lanciare un messaggio illusorio in cui si vuole fare credere che si può essere remunerati in termini di crediti di carbonio anche tagliando alberi. Tenendo conto le aree forestali interessate si sviluppano in gran parte in proprietà privata,da ciò che si evince,ma spero di sbagliare,il futuro dei nostri boschi , sarà totalmente a scelte prettamente economiche da chi l’amministra.
Dolci Cristiano
Ho semplicemente espresso le mie considerazioni sulla base di quanto esposto nel Convegno di Reggio.
La mia convinzione, sempre espressa, è che la manutenzione del nostro territorio, dalle praterie alte, alle faggete, ai castagneti,alle strade interpoderali, alla sentieristica, ai corsi d’acqua sia , oltre una importante fonte di lavoro, fattore decisivo per salvaguardare l’ambiente, per la crescita del turismo, per l’economia locale e non solo.
La corretta coltivazione del bosco, è nella cultura delle popolazioni locali, e , a mio avviso, non deve nè complicare, nè impedire l’uso plurimo del legnatico come già avviene.
Claudio Bucci
Non entro nel merito. Non ne ho le competenze .
Vorrei però esprimere il mio apprezzamento per l’intervento del Sig Bucci. Al solito lucido , competente e appassionato
La discussione inoltre mi pare mostrare che ,con l”equilibrio sempre necessario per fare scelte vantaggiose per la comunità , indichi comunque nuove e interessanti prospettive
Carlo boni
Già in data 30/12/2020 su Redacon si poteva leggere:”Area MAB Unesco boschi,foreste….”con cui si preconizzava per il nostro Appennino:”qui donne e uomini hanno un futuro comune davanti a se’…tra le tematiche c’è proprio il BOSCO”.Ora l’idea viene riproposta evidentemente,come era ovvio che fosse,nulla si è fatto.Ignaro di come il progetto possa concretizzarsi,chiedo:quante delle oltre33000 bocche della nostra montagna si stanno sfamando o si sfameranno con il bosco?Quando qualcosa di serio verrà’ proposto per impedire il crescente spopolamento delle nostre terre? e da ultimo,quando cesserà’ l’inquinamento da anidride carbonica prodotta da troppe fumose parole?
Giorgio
Niente da eccepire, ovviamente, sul fatto che la manutenzione del territorio – dalle praterie alte sino a faggete, castagneti, strade interpoderali, corsi d’acqua – oltre ad essere una importante fonte di lavoro, si configuri anche quale “fattore decisivo per salvaguardare l’ambiente”, come scrive opportunamente l’Autore di queste righe, ma la mia riflessione è altra, e peraltro abbastanza delimitata e circoscritta (traducibile nel contempo in una domanda altrettanto demarcata).
In un articolo di Redacon del 29 agosto 2019, dal titolo “Bruciare meno legna e stoccare, indennizzati, CO2: la proposta innovativa del Parco dell’Appennino”, si parlava di “passare dalla vendita di legna da ardere alla vendita dei crediti di carbonio”, nonché della “possibilità di indennizzare la rinuncia ai tagli periodici”, e mi chiedo se le nuove e interessanti prospettive di cui ci dice il dr. Boni – che sembra sposare totalmente la tesi Bucci – includano pure tale rinuncia.
Se così fosse, mi dissocerei da tale linea di pensiero, perché il tradizionale taglio periodico del bosco, oltre ad aver fin qui prodotto lavoro e reddito per chi lo esercita, ha fornito materiale per usi vari, a cominciare dal legname da ardere, di cui ultimamente risulta essere aumentata la richiesta, a compensare le difficoltà intervenute nell’impiego di altri combustibili da riscaldamento (la legna rientra poi nella categoria delle energie rinnovabili, aspetto non irrilevante).
Pure io sto esponendo il mio pensiero – fin dal 2019 e naturalmente opinabilissimo – pur riconoscendo che la gestione dei boschi cedui può essere semmai migliorata, senza tuttavia interromperne il taglio periodico, anche perché mi sembra forzato l’accostamento fatto alla foresta amazzonica, dove, da che ne so, il disboscamento lascia posto a pascoli e coltivi, mentre da noi al taglio segue sempre la ricrescita (anzi aumentano gli incolti destinati a loro volta a divenir bosco).
P.B. 22.01.2023
P.B.