Gli Ambiti territoriali di caccia (Atc) sono associazioni demandate a realizzare forme di tutela e gestione del patrimonio faunistico e della caccia programmata nel contesto delle normative di settore; la più grande dell'Appennino è ll’Atc Re4 Montagna che interessa i Comuni di Castelnovo ne’ Monti, Ventasso, Vetto e Villa Minozzo, conta 1350 soci di cui solo circa 400 residenti.
Il territorio montano (Parco nazionale dell'Appennino compreso) si estende per circa cinquantaottomila ettari e si articola in due grandi bacini idrografici: il bacino del Fiume Secchia e il bacino del Torrente Enza.
Abbiamo intervistato il presidente dell’ Atc Re4 Roberto Pagani giunto ormai al “rush finale” del suo secondo mandato.
Presidente come sta il mondo venatorio in montagna?
Bene dal punto di vista della passione e della crescita culturale del cacciatore medio, subiamo un po’ la poca presenza di giovani anche se in altri ambiti la cosa è decisamente peggiore, quello che noto rispetto ai lustri precedenti è una maggior consapevolezza e senso di responsabilità nei confronti dell’ambiente e della fauna
Sentiamo spesso parlare del problema cinghiale in Italia da noi qual è la situazione?
Un po’ come prima, diciamo che siamo tra i territori più fortunati, (so di accendere le ire di qualche agricoltore dicendo questo) ma vi posso assicurare che rispetto ad altre zone del paese noi abbiamo una situazione molto più tollerabile.
E questo grazie a cosa?
Sicuramente prima di tutto grazie all’impegno costante e presente delle squadre di braccata che oltre ai prelievi puntuali effettuano uno sforzo notevole in termini di prevenzione.
La vera notizia è che il numero degli animali e quindi dei prelievi è calato negli ultimi anni, e questo è sicuramente un dato di non poco conto. Questo è confermato anche dai risultati dei censimenti primaverili
E il lupo?
Il lupo è un “collega di campo”, da una parte mi aiuta a contrastare l’età avanzata dei cacciatori effettuando prelievi in maniera naturale e per questo lo considero amico, dall’altra però generà qualche problema in termini di movimento degli animali, a mio avviso è infatti la prima causa dell’irradiamento incontrollato degli ungulati su tutto il territorio, anche quello non vocato.
Parla di età avanzata, come vede il futuro delle squadre in montagna?
Io penso che sia giunto il momento di prendere una decisione forte, per questo chiederò l’aiuto e sostegno di tutti gli attori coinvolti. Fino ad ora mi sono trovato a discutere con alcune squadre per la contesa di qualche ettaro di terra, nel futuro, di questo passo avremo più terreno che cacciatori, e quello sarà un problema serio soprattutto per il mondo agricolo.
Di che decisione forte parla?
Appena i tempi saranno maturi, e non passerà molto forse già in questo mandato, occorrerà abbandonare le zone fisse e permettere la rotazione delle squadre all’interno dei distretti, questo oltre a permettere a tutte le squadre di accedere a tutto il distretto sarà un grande deterrente alla tentazione della pasturazione ed alla conservazione anomala degli animali. Parlo di tentazione perché non ho prove che questo avvenga o sia avvenuto.
Perché la scelta dovrebbe essere forte? Chi potrebbe opporsi?
Penso nessuno, se non le stesse squadre che dopo anni di pratica venatoria fatta in un certo modo potrebbero trovare difficoltà nel recepire il cambiamento. d’altra parte non ha senso riperimetrare ogni due anni il territorio generando continui mal di pancia.
La capacità delle squadre di accettare il cambiamento sarà il fattore che determinerà il tempo della riforma.
E la pratica dell’auto difesa?
L’autodifesa è stata una misura necessaria causata in gran parte da quello che dicevo prima, a noi non piace, ma questo è quello che ci è stato imposto e noi ne prendiamo atto.
Certo, pensare che in piena notte qualcuno possa sparare senza avvisare nè prima nè dopo dell’uscita è una cosa un po’ inquietante…. ma mi fermo qui.
Com’è il rapporto con le istituzioni e il mondo agricolo?
In Emilia Romagna siamo fortunati! E in montagna forse ancora di più, ho un contatto costante e collaborativo con i rappresentanti delle associazioni agricole in consiglio direttivo e un ottimo servizio dalla Regione, non possiamo lamentarci.
Tempo fa, il presidente provinciale di Federcaccia (sig.Bonacini se ricordo bene)disse una frase che mi colpì molto : SENZA ROTAZIONE, OGNI SQUADRA DI BRACCATA FA DELLE PROPRIE ZONE UNA PORCILAIA PRIVATA. Con la conseguenza che ciascuno fa a gara con gli altri a chi butta più tonnellate di mais ?. Ma così si crea una elevata densità del suide, che poi va a far danni anche nei campi. Se quei danni poi non vengono pagati o quei danni gravano sulla intera collettività (anche disarmata) ben venga l’autodifesa. Che non può valere per la casa ma non per i campi del contadino. Sparare di notte ? Se non erro lo si fa e di certo lo si faceva (ero coadiutore della Provincia) 365 GG/anno anche per la Volpe. Di ciò invece nessuno si lamenta ?Lī non vale la regola che DI NOTTE TUTTI I GATTI SONO BIGI (Lupi compresi) ?Bravo Pagani, quella della rotazione delle squadre, è una scelta coraggiosa, di PAR CONDICIO e di buon senso .
Umberto
Nel leggere questa intervista mi sono venuti alla mente i tempi, risalenti a vari decenni fa, in cui la caccia avveniva liberamente sull’intero territorio provinciale, salvo le zone adibite a ripopolamento faunistico e le cosiddette “riserve private”, che si contavano in ogni caso “sulle dita di una mano”, come si usa comunemente dire (ambedue delimitate da apposite tabelle, ovviamente con differente dicitura).
In seguito, se la memoria non mi tradisce, prese via via piede il concetto di legare in qualche modo il cacciatore ad un determinato territorio, così che, a fianco delle aree dove potersi ancora esercitare la caccia in forma “libera”, sorsero pure ambiti accessibili con tesserino, egualmente dotati di tabelle perimetrali, e al cui interno l’attività venatoria era invece regolamentata in maniera più stringente.
Poi, da quanto ne so, sono intervenuti gli Atc, a gestire patrimonio faunistico e attività venatoria, rendendo più stretto il legame tra cacciatore e territorio, e il leggere ora di “rotazione” delle squadre, che non manca verosimilmente di ragioni ma affievolisce il “legame”, mi dà l’idea di un ritorno al passato, pur se all’epoca qui mancavano gli ungulati, e da noi erano per così dire sconosciute le “squadre di braccata”.
Da ultimo, avrei conosciuto volentieri il parere del Presidente Atc Re4 riguardo alla convivenza lupo-uomo, ed attività zootecniche, problema che periodicamente riemerge e sui cui ascoltiamo non di rado “parole di circostanza”, o abbastanza generiche, e casomai “di parte”, mentre il Consiglio Direttivo Atc include rappresentanze delle varie categorie e può dunque veder confrontarsi le rispettive posizioni in merito.
P.B. 15.01.2023
P.B.
Buonasera, sono un imprenditore agricolo, con partita Iva, ma non esercito l’attività in modo prevalentemente e per farlo uso anche imprese di conto terzi. Recentemente ho messo in produzione di erba medica un appezzamento di terreno in Appennino sperando di recuperarlo a produzione agricola. I cinghiali in poche notti lo hanno decorticato per buona parte. Ho chiesto all’ambito territoriale ATC 4 un ristoro o quantomeno del filo perimetrale elettrico per tutelare la nuova coltivazione, ma mi hanno risposto, negli uffici siti al Casino che non potevano fare nulla perché non sono coltivatore diretto. Ho fatto presente che in altri casi se un’automobilista provoca dei danni ad altre vetture deve indennizzarle anche se i possessori non sono taxista. È inutile che persone di buona volontà spendano soldi e tempo per veder distruggere il loro impegno. Per non parlare dei caprioli, danni e cervi. Gli Atc debbono saper controllare gl8 animali selvatici.
Bisogna inoltre che vengano indennizzati i danni indipendentemente dalla natura giuridica del possessore oppure trasformare gli Ambiti Territoriali di Caccia in “Amici Torta in Cantina”. In alternativa possono accantonare i fucili, imbracciare una vanga/zappa e venire a darmi una mano. Naturalmente nel periodo di chiusura della caccia. Cordialità C.d.P. (Conte da Palude)
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